Le Olimpiadi di Cortina 2026 finiscono sotto la lente dell’Antimafia

Il Ministero dell’Interno ha messo in campo una “Struttura di prevenzione amministrativa” volta a vigilare e contrastare le infiltrazioni di aziende mafiose negli appalti per i lavori in vista delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina 2026. La struttura dovrà vigilare sugli appalti per l’affidamento di lavori, servizi e forniture, programmare accessi ispettivi nei cantieri e sorvegliare i flussi finanziari tra imprese. In ballo ci sono 111 interventi per un totale di 3,6 miliardi di euro: 58 appalti sportivi e 53 infrastrutturali, tutti da effettuare in meno di due anni, con gare d’appalto che saranno giocoforza semplificate. La decisione arriva a poche settimane da un’importante operazione della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha scoperto come un’azienda affiliata al clan mafioso dei Barcellonesi avesse cercato di mettere le mani su una gara «bandita da Infrastrutture Milano Cortina 2026».

La struttura, le cui linee di azione sono state approvate a inizio luglio dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), sarà chiamata a programmare gli accessi ispettivi all’interno dei cantieri e a controllare ogni movimento finanziario che intercorre tra gli operatori che prendono parte alla realizzazione delle opere per le Olimpiadi 2026. La strategia di prevenzione prevede che tutti gli operatori economici debbano iscriversi nell’Anagrafe gestita dalla Struttura per la prevenzione amministrativa, al cui vertice è stato nominato il prefetto Paolo Canaparo, al fine di fare efficacemente fronte alle «asimmetriche, imprevedibili, flessibili e sofisticate» minacce che potrebbero segnare la fase dei lavori, rispetto a cui le relazioni investigative hanno fatto risuonare un campanello d’allarme. La Struttura lavorerà a braccetto con le Prefetture e i loro Gruppi interforze antimafia (Gia), nonché con la Direzione investigativa antimafia, il Gruppo interforze centrale (Gic) istituito alla Direzione della polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza e tutte le Forze di polizia. Si prevede, inoltre, una collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia e l’ANAC, con l’obiettivo di porre una lente di ingrandimento sul sistema della subcontrattazione e dei subappalti, nonché sulla potenziale influenza delle organizzazioni criminali nella selezione e l’impiego del personale.

Le cronache, d’altronde, raccontano di una mafia pronta ad allungare i suoi tentacoli sui lavori che saranno effettuati in vista delle competizioni olimpiche. Nelle ultime settimane, un’inchiesta della DDA di Milano, che si è avvalsa anche di testimonianze salienti di due collaboratori di giustizia, è sfociata nell’arresto di due imprenditori, il geometra Francesco Scirocco e il ristoratore Giovanni Bontempo, legati al clan mafioso dei “Barcellonesi”, i quali sono accusati di intestazione fittizia aggravata dall’aver agevolato Cosa Nostra. Secondo gli inquirenti, infatti, i due soggetti avrebbero controllato mediante la società Infrastrutture M&B «la fase esecutiva di numerosi appalti pubblici» aggiudicati alla loro impresa per oltre 250 milioni di euro. Gli indagati avrebbero cercato anche di ottenere un appalto inerente alle Olimpiadi invernali, «con opzione per l’affidamento dei lavori di realizzazione della copertura del fiume Spol e del locale interrato “sala pompe bacino”». In quel frangente, Scirocco – già coinvolto, come ricorda il Tribunale, in molteplici indagini svolte dalla DDA di Messina in relazione alla sua contiguità con Cosa Nostra e, nello specifico, con la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto – avrebbe deciso la partecipazione di Infrastrutture M&B srl anche «in associazione a possibili Consorzi» e avrebbe fatto «predisporre, in tutto o in parte, l’offerta tecnica da presentare», concordando «con Bontempo i ribassi da applicare». L’appalto non fu loro assegnato, anche se Scirocco e Bontempo riuscirono a presentare «l’offerta tecnica» in 24 ore.

Dalle intercettazioni presenti nell’indagine è inoltre emerso che un dipendente di Webuild, colosso di progettazione incaricato della realizzazione del Ponte sullo Stretto, un anno fa si interfacciò con i due imprenditori, interessati all’opera, al fine di individuare un edificio «in una zona strategica rispetto ai cantieri» che vedranno la luce. La società WeBuild, non indagata, si è detta estranea ai rapporti con Scirocco e Bontempo, inquadrando quella del proprio dipendente come una «iniziativa autonoma e unilaterale».

Stefano Baudino

8/8/2024 https://www.lindipendente.online/

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