“È questa l’Europa?”
Il campo di Harmanli
Storie di deportazioni sotto la Convenzione di Dublino
“Dove vuoi andare dopo?”
“Germania“
“Olanda“
“Belgio“
Queste sono le principali risposte ad una semplice domanda che di solito viene fatta alle persone in movimento. Una domanda che presuppone la possibilità di arrivare in quei posti, sani e salvi, e delle risposte che mostrano la volontà di andarsene da quelle zone al confine.
Tuttavia ciò che avviene nell’Unione Europea, sempre più militarizzata e governata da partiti di destra, è un’impossibilità di raggiungere quei paesi che potrebbero garantire sicurezza e benessere a persone che scappano da guerre, crisi e persecuzioni. Un’impossibilità dovuta all’inasprimento delle politiche di frontiera, alle pessime condizioni di vita nei campi di accoglienza e alle politiche di respingimento e rimpatrio.
In quest’ultime, rientra la Convenzione di Dublino (Dublino III), trattato internazionale che regola il diritto di asilo e che è sottoscritto da tutti i paesi dell’Unione Europea insieme a Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein, ad esclusione del Regno Unito.
Il trattato determina quale Stato membro è competente nell’esaminazione della domanda di asilo e nel riconoscimento della protezione internazionale e si assicura che l’individuo presenti un’unica domanda di asilo. Generalmente, lo Stato membro che prende in carico la domanda è quello del primo ingresso, ovvero dove la persona ha lasciato le proprie impronte digitali.
Per esempio, se una persona attraversa il confine tra Turchia e Bulgaria e le sue impronte vengono prese in Bulgaria e catalogate nel sistema EURODAC, allora sarà in Bulgaria che la sua domanda di asilo dovrà essere esaminata. Quello che spesso accade però, soprattutto in Bulgaria, è che la persona viene forzata a fare domanda di asilo nel paese, dove non necessariamente vuole vivere ed è al sicuro, e che la persona può essere rispedita in Bulgaria nel caso in cui raggiungesse un altro paese e chiedesse asilo lì.
In quest’ultimo periodo, soprattutto dopo l’entrata nell’area Schengen della Bulgaria (31 marzo 2024 2), lə attivistə di No Name Kitchen e di Collettivo Rotte Balcaniche che operano al confine tra Bulgaria e Turchia, hanno riscontrato molteplici testimonianze di persone “dublinate”, ovvero persone che sono riuscite a raggiungere le mete volute, hanno iniziato a costruirsi una vita decente lì e poi sono state riportate indietro in Bulgaria, perché è qui che secondo il trattato di Dublino devono processare le loro domande di asilo.
S., ragazzo siriano di 23 anni che parla perfettamente inglese e tedesco, ci dice: «Sono stato a Monaco per un anno e mezzo, lavoravo per un’organizzazione e avevo fatto domanda per studiare all’Università. La Germania però non mi ha rilasciato i documenti per poter restare e, dopo avermi negato la possibilità di vivere lì, mi ha chiuso in prigione per 3 mesi e poi deportato in Bulgaria. A Monaco avevo tutti i miei amici, qui non so cosa fare, non conosco nemmeno la lingua e sono costretto a vivere in pessime condizioni dentro al campo. È questa l’Europa?».
S. progetta di aspettare i documenti dalla Bulgaria e poi andarsene via, probabilmente nel Regno Unito, perché lì la convenzione di Dublino non vale ed ha la possibilità di ottenere protezione internazionale senza il rischio di essere deportato.
A., ragazzo siriano di 24 anni, ci parla un po’ inglese un po’ olandese: «Ho vissuto ad Amsterdam per 2 anni, ero in un campo ad aspettare che mi rilasciassero i documenti. Lì i campi sono meglio che qua, almeno assomigliano a delle case e sono puliti. Ho imparato la lingua mentre facevo qualche lavoretto per guadagnare un po’. Poi l’Olanda ha respinto la mia richiesta di asilo e mi ha riportato qui in Bulgaria. Ora non so cosa fare».
E ancora M., donna kurda di 32 anni che ha vissuto per un anno a Berlino dal fratello, A., ragazzo minore di 16 anni che ha passato un anno e mezzo in Olanda chiedendo la riunificazione familiare, A., ragazza irachena di 21 anni che ha passato 20 giorni in una prigione tedesca insieme alla sua famiglia, M., ragazzo di 25 anni che lavorando per 8 mesi in Germania era riuscito ad imparare discretamente la lingua.
Sono tutte testimonianze di persone che erano riuscite a raggiungere il paese voluto, avevano iniziato a costruirsi una vita degna ma che poi sono state rigettate e rispedite al punto iniziale, dove le opportunità di vita sono inesistenti.
Infatti in Bulgaria la maggior parte delle persone richiedenti asilo lascia il paese, i servizi sociali sono carenti e c’è un forte razzismo, promosso da vari partiti (di cui l’ultra nazionalista Revival) e da gruppi informali molto spesso responsabili di violenze su persone migranti (noti come “Vigilantes”).
I diritti minimi per le persone che vivono dentro i campi di accoglienza non vengono rispettati. Per esempio, il campo di Harmanli vede condizioni igieniche vergognose, tra cui bagni senza porte, altissima diffusione di scabbia e di cimici da letto, edifici con gravi danni strutturali, perdite e muffa. Inoltre, il cibo distribuito non è sufficiente a ricoprire il fabbisogno nutrizionale giornaliero, non viene erogato alcun pocket money, e c’è un coprifuoco che costringe le persone a rientrare alle 18:00.
Al di fuori del campo, i servizi sono inesistenti: non c’è alcun corso di lingua bulgara per persone straniere, spesso le autorità mediche rifiutano di prestare servizio alle persone migranti, la scuola non si occupa delle centinaia di bambini, anche non accompagnati, che vivono nel campo, e non c’è alcun tipo di sportello per il lavoro che possa promuovere l’integrazione delle persone adulte.
In questo contesto, le persone sono costrette a vivere, e a richiedere asilo, perché è questo ciò che la convenzione di Dublino dichiara.
Dall’altro lato, paesi come la Germania, aumentano gli incentivi per deportare o rimpatriare richiedenti asilo. Solo quest’anno le deportazioni sono aumentate del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso 3, e c’è una chiara intenzione di incrementare tali politiche di rimpatrio 4.
Tutto questo va aggiunto al nuovo patto UE sulle migrazioni, che esternalizza i confini e limita l’accesso alla protezione in Europa. Questo, infatti, introduce procedure accelerate di asilo alle frontiere al fine di velocizzare i rimpatri e costringe le persone a rimanere al confine per mesi ed essere valutate superficialmente (spesso su base di provenienza e non di storia individuale).
Inoltre la possibilità per i vari paesi Europei di non accogliere le persone e semplicemente supportare i paesi al confine mandando dei fondi o del personale, incrementa la possibilità di deportazione e costringe ancora di più le persone a vivere in un posto in cui non vogliono vivere e in cui non sono al sicuro, oltre che a limitare un vero meccanismo di solidarietà tra Stati membri al confine 5.
In questo contesto, rispondere a quella semplice domanda diventa sempre più difficile.
Dublino III è l’ennesima violenza istituzionalizzata verso le persone in movimento. Non basta subire violenze ai confini, essere picchiati e attaccati dai cani, essere respinti illegalmente verso la Turchia, dover vivere in quegli schifosi campi, rischiare la vita attraversando i Balcani o il Mediterraneo, subire comportamenti razzisti, essere costretti a lavorare a nero per pochi euro, essere esclusi dai servizi minimi.
Non basta, perché nel caso riescano a raggiungere il paese desiderato, riescano un minimo a stabilizzarsi e a chiedere protezione, c’è sempre la possibilità che quel paese li rigetti e li riporti al punto di partenza, per ricominciare di nuovo tutta la serie delle violenze.
- Sono laureata in Filosofia all’Università di Padova con una tesi sulla logica dei processi di partecipazione politica. Nell’ultimo anno ho collaborato con varie organizzazioni ai confini dell’UE, in Grecia e in Bulgaria, supportando persone in movimento. Al momento lavoro come educatrice in un progetto di accoglienza per persone migranti
- Schengen Area
- Germany: Deportations up by 30%, InfoMigrants (11 giugno 2024)
- Germany’s deportation law – What has changed?, InfoMigrants (marzo 2024)
- Il Nuovo Patto UE sulla Migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare. Un comunicato congiunto di alcune organizzazioni, Melting Pot (dicembre 2023)
Cecilia Cardinali
12/8/2024 https://www.meltingpot.org/
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