Gaza. Il mio studente preferito se n’è andato.

L’innocenza del piccolo Mohammed non è bastata per salvargli la vita.

Mohammed è morto nella sua infanzia, privato della sua innocenza, senza alcuna colpa da parte sua. Non mi chiamerà mai più “il mio maestro”. Eppure la sua risata risuona ancora nelle mie orecchie.

di Said Alsaloul , 12 Agosto, 2024

Una  foto di Mohammed con la mano di suo padre sulla spalla. Foto fornita da Said Alsaloul.

Mentre stavo sdraiato nel letto, ho sentito colpi d’arma da fuoco farsi più vicini. Erano appena a qualche centinaio di metri di distanza. La mia mente ansiosa ed irrequieta ha evocato immagini di corpi smembrati, mostrati ogni giorno online e in TV. Era impossibile dormire. La mia mente vagava.

Quando ero uno studente, uno dei miei professori disse qualcosa che è ancora impresso nella mia mente: “Il bisogno di sicurezza precede qualsiasi altra necessità umana essenziale”, disse, citando la gerarchia dei bisogni di Maslow. Tuttavia, non esiste sicurezza in nessun luogo a Gaza. Mi sono girato su un fianco e ho incrociato le mani dietro la testa, e ho guardato le stelle: “quando finirà?quando la vita tornerà alla normalità?Quando tornerò al mio lavoro di insegnante di Inglese?I miei studenti sono ancora vivi?

Mentre rimuginavo, i miei occhi si sono soffermati sul cielo notturno, il terribile ruggito di due missili consecutivi  e un accecante fulgore arancione mi hanno fatto sobbalzare. La notte è diventata un giorno infernale.

Successivamente, ho sentito degli urli dalla casa accanto. Ho afferrato il mio telefono in tutta fretta, ho acceso la torcia e mi sono precipitato in strada. la coltre nera del bombardamento aveva  oscurato la notte e annebbiato la mia vista; riuscivo a malapena a vedere le mie mani davanti alla mia faccia.

Alla ricerca dei sopravvissuti

Delle voci imploranti mi hanno guidato verso il punto in cui era avvenuto il bombardamento. Mi sono reso conto che si trattava di un’altra casa rasa al suolo. Mentre i miei piedi mi guidavano verso i miei vicini colpiti, le urla si facevano più forti e la nebbia più densa. Una volta raggiunto il luogo, un superstite con la testa sanguinante è emerso da sotto le macerie e mi ha pregato di aiutarlo a trarre in salvo i membri della sua famiglia ancora intrappolati nella casa. “ti prego, ci sono ancora decine di membri della mia famiglia intrappolati sotto le macerie, ti prego! Sono ancora vivi!”.

Purtroppo ero l’unico da quelle parti; gli altri vicini avevano evacuato la zona giorni prima; l’esercito israeliano non aveva avvisato i residenti di spostarsi, ma gli aerei da guerra in volo avevano spaventato la maggior parte di loro, spingendoli ad andarsene. Il sangue mi martellava nelle orecchie mentre affrontavo la realtà che la parte rimanente della casa a tre piani poteva essere bombardata di nuovo. Ciononostante, ero determinato a salvare chiunque potessi. Deglutii a fatica e mi arrampicai sui muri semidistrutti fino al secondo piano.

Un miracolo divino

Un’istantanea scattata durante una gita scolastica dei fratelli di Muhammad, Islam (ucciso tre giorni dopo Mohammed) e Baraa (ucciso nello stesso attacco aereo di Mohammed). Foto fornita da Said Al Saloul

Dentro, l’oscurità sembrava impenetrabile e l’odore della morte quasi soffocante. Il raggio della mia torcia era inutile. Ho gridato, “c’è qualcuno qui?riuscite a sentirmi?” Ma tutto ciò che riuscivo a sentire era il mio respiro.

Dopo un po’, si sono presentate altre persone e si sono unite a me, sollevando pietre. “C’è qualcuno qui”, ha gridato uno, tirando via le macerie a mani nude.

“Sei sicuro?Io non vedo nulla!” ha risposto qualcun altro.

“Ho sentito una voce provenire da qui” ha insistito un uomo indicando un punto.  Insieme, abbiamo iniziato a gettare via le pietre e i blocchi carbonizzati. Con nostro grande stupore, abbiamo visto la mano di un bambino sepolta mezzo metro sotto il cumulo di macerie. Abbiamo raddoppiato i nostri sforzi. Sembrava impossibile che la bambina potesse essere viva, ma grazie a Dio stava ansimando. Ho provato un pizzico di sollievo.

Mentre cercavo altri sopravvissuti, pensai al volto impolverato della bambina. Mi era familiare. Sì, vivevamo nello stesso quartiere, ma non ricordavo nessuno come lei nella zona. “È una delle mie studentesse?”, mi chiesi. “Ma insegno ai ragazzi, non alle ragazze”.

Nessuna pulsazione, nessun respiro.

Ora mi stavo impegnando  di più per trovare i suoi fratelli e genitori. All’improvviso, il mio corpo si è bloccato: ho visto il cadavere di un ragazzo, steso a faccia in giù, con macchie di sangue che lo circondavano. Con le gambe tremanti e gli occhi riluttanti, mi sono avvicinato a lui. L’ho girato sulla schiena per poter controllare il suo stato di salute, come ero stato addestrato per il primo soccorso.

“Non può essere vero!No!”

Mi sono allontanato sotto shock . Ho visto gli altri uomini intenti a cercare, ma nient’altro aveva importanza. Il ragazzo morto era il mio studente preferito, Mohammed Almedfa, 8 anni.

Mi considerava più come un padre. I miei occhi si sono riempiti di lacrime. In quel momento mi sono reso conto che la ragazza era la sorella di Mohammed che solitamente lo accompagnava quando gli insegnavo inglese nella moschea vicina. Ho messo il dorso della mia mano sul suo naso per sentire se c’era un leggero respiro. Nessuna  pulsazione, nessun respiro. La sua anima aveva lasciato il suo corpo.

Mohammed è morto nella sua infanzia, privato della sua innocenza, senza alcuna colpa da parte sua. Non mi chiamerà mai più “il mio maestro”. Eppure la sua risata risuona ancora nelle mie orecchie.

Anche i suoi genitori sono morti? E ​​la sorella salvata? Sarà sola ad affrontare le difficoltà della vita?

Ma io dico che Mohammed è vivo nel senso più importante. Attraverso questa storia, diventerà immortale. Questa terra è piena di crudeltà e ingiustizia, e questo deve cambiare.

Postscriptum

Una pagina del quaderno di Mohammed. Foto fornita da Said Alsaloul

Due settimane prima della guerra, avevo chiesto ai miei studenti di scrivere qualcosa a proposito delle creature della natura. questa è una pagina della storia che aveva scritto Mohammed:

l’intelligente bambino Mohammed disse:Salamu Alaykum (che la pace sia con te) come stai, caro zio?

l’anziano uomo rispose: Waealaykum Alsalam  (possa la pace essere su di te) come stai figlio mio?

il bambino intelligente: Bene, grazie a Dio. Posso sedermi accanto a te dove c’è la placida natura, zio mio?ho visto i cespugli di more, mi piacciono così tanto.

l’anziano signore: sei il benvenuto, figlio mio.

Mohammed: Ero in visita da mio nonno e poi sono entrato in questo posto meraviglioso. Sono incantato dal sole splendente, dagli uccelli colorati, dai canti dei passeri, dal cielo alto e dall’aria fresca.”

Said Alsaloul è un abitante di Gaza che vive tra le macerie. In passato era un insegnante di inglese per arabi, ma ora il suo percorso di vita ha deviato involontariamente verso il giornalismo, attraverso il quale denuncia i massacri, i genocidi e la pulizia etnica commessi dall’esercito occupante in Palestina.

“Mi considero uno scrittore di narrativa professionista; tuttavia, non ho mai pensato che sarei diventato un personaggio importante nel campo del giornalismo (raccontando storie non di narrativa)”, afferma. “Sebbene il mio istinto di scrittura sia emerso nel descrivere narrazioni non reali, non ho avuto difficoltà a inquadrare ciò che stava realmente accadendo a Gaza con la stessa rapidità ed efficienza: l’intera faccenda sarebbe di genere horror in un romanzo di narrativa”. Aggiunge: “Sono un amante della vita, un salvatore di vite e un essere umano”.

Aggiornato a maggio 2024

“Su questa terra esiste qualcosa per cui vale la pena vivere”

traduzione di Nicole Santini- invictapalestina.org

21/8/2024 https://www.invictapalestina.org

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