Perché del fallimento nella tutela della salute pubblica

Mettiamo a disposizione delle considerazioni sul servizio sanitario nazionale e la sua deriva da parte del Dr. Vincenzo Caporale già dirigente medico presso il Servizio Sanitario Nazionale, direttore di S.C. nella funzione di direttore responsabile di distretto sanitario, già direttore sanitario di Azienda sanitaria locale, per un incarico complessivo di cinque anni., docente a incarico annuale in Igiene generale presso il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università di Tor Vergata, ha ricoperto la funzione di Presidente della Consulta Popolare Salute e Sanità della Città di Napoli,

L’intervento ci sembra appropriato e un utile contributo anche in relazione alle iniziative antiG7 della salute di Ancona.

Qui il passaggio iniziale

  1. Perché del fallimento nella tutela della salute pubblica

La finalità dell’art.32 della Costituzione della Repubblica Italiana è chiara, la Salute è uno dei diritti fondamentali garantiti: “La Repubblica tutela la Salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Dopo 10/12 anni dall’attivazione del Servizio Sanitario Nazionale, a fronte di uscite economiche (i costi), sempre in aumento, invece di puntare sull’appropriatezza clinica ed organizzativa si imboccò la via mercantilistica anche in sanità.

Si copiò il modello Statunitense delle tariffe ospedaliere, i cosiddetti DRGs, introducendo la concorrenza in quello che diventò il mercato delle prestazioni sanitarie di diagnosi e cura.

La partecipazione di privati convenzionati con il SSN aumentò progressivamente, le strutture sanitarie divennero aziende, con la logica del pareggio in bilancio, la perequazione delle diseguaglianze in salute venne abbandonata tralasciando quanto dettava l’art.2 della L.833/78: “Il servizio sanitario nazionale nell’ambito delle sue competenze persegue: a) il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni sociosanitarie del paese”.

La logica del profitto passava anche nelle organizzazioni che fornivano prestazioni sanitarie per la diagnosi e la cura delle persone.

L’investimento sulla Prevenzione pianificato nell’istituzione del SSN venne a mancare, privilegiando la copertura dei costi storici (… ospedalieri …) e l’aumento della spesa derivata dai convenzionati/accreditati.

L’introduzione dei tetti di spesa, nell’illusione di tenere sotto controllo le uscite, ha favorito la chiusura progressiva dei servizi sanitari grazie all’introduzione di quello sulla spesa del personale dipendente (dalla finanziaria 2006 blocco o rallentamento del turn over dei pensionamenti), senza porre freno all’incremento della spesa convenzionata/accreditata.

Il tetto di spesa sul costo del personale dipendente, costo del 2004 aumentato dell’1,4%, ha progressivamente aumentato lo squilibrio territoriale e quindi le diseguaglianze di salute fra le diverse regioni. Infatti il rapporto unità di personale e popolazione era già disomogeneo nel 2006 e ogni passaggio d’anno ha aumentato la forbice.

Anche l’investimento sull’assistenza primaria nel territorio fu rinviato per “uscite più urgenti”, fino ad arrivare alla carenza di medici di famiglia e alla mancata attivazione dell’infermiere di comunità.

Qui il documento integrale :

Per un Servizio Sanitario Appropriato

8/9/2024 https://www.medicinademocratica.org

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *