Inflazione e salute

Definita come il “tasso di aumento dei prezzi di beni e servizi tale da erodere il potere d’acquisto”, l’inflazione può avere effetti profondi sulla società – e sulla salute –  attraverso diverse vie.

L’attuale ondata inflazionistica nell’Eurozona, iniziata nel 2021, è stata innescata dalla ripresa economica post-pandemia. La crescente domanda di beni e servizi ha messo sotto pressione le catene di approvvigionamento globali, incapaci di tenere il passo. Diversi fattori hanno amplificato questa situazione: conflitti internazionali, l’aumento dei prezzi dell’energia e le interruzioni legate alla pandemia hanno esercitato una forte pressione sui prezzi, portando a un significativo aumento dell’inflazione (Figura 1). Secondo Eurostat, a maggio 2024 l’inflazione (calcolata con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, CIPH) nell’Eurozona è di nuovo in aumento dopo un periodo di stabilità, attestandosi al 2,6%; in Italia, terzo Paese per inflazione più bassa tra i venti dell’Eurozona, i valori sono in leggera diminuzione, con percentuali intorno allo 0,8% (1, 2).

Ma qual è il rapporto tra inflazione e salute?

Non è un segreto che le condizioni economiche e la salute siano in stretta relazione. È innegabile che le condizioni socio-economiche di un individuo o di un gruppo ristretto di individui (microeconomia) influenzano direttamente lo stato di salute. Meno evidente, ma altrettanto importante, è però il ruolo della macroeconomia, ovvero la condizione e la performance economica di interi Stati o di entità sovranazionali. È in questo contesto che l’inflazione gioca appunto un ruolo chiave.

L’Inflazione e i suoi effetti

L’inflazione non è un problema di per sé, ma lo diventa se non controllata. Essa può infatti erodere il potere d’acquisto delle persone, influenzando negativamente vari aspetti della vita quotidiana e, di conseguenza, la salute. Una revisione sistematica, recentemente pubblicata su The Lancet (3), ha mappato le evidenze scientifiche presenti in letteratura focalizzandosi sulle dinamiche in gioco tra salute e inflazione, in particolare gli effetti di quest’ultima sugli esiti sanitari e sui fattori di rischio associati. Gli autori hanno sviluppato un modello logico illustrando i possibili percorsi attraverso i determinanti a monte (condizioni socio-economiche, culturali e ambientali più ampie che influenzano indirettamente la salute, come ad esempio l’occupazione e il reddito familiare) e a valle (fattori che hanno un impatto diretto e più immediato sulla salute, ad esempio i fattori di rischio e i servizi sanitari) in cui l’inflazione potrebbe andare ad agire (Figura 2).

Dalla mappatura della letteratura che si concentra sull’interazione tra inflazione e salute è stato quindi possibile estrapolare i principali fattori di rischio e outcome sanitari su cui può avere effetto l’inflazione.

L’inflazione e la dieta

Tra gli effetti dell’inflazione sui fattori di rischio legati alla salute, emerge un importante collegamento con l’acquisto e il consumo di alimenti: l’aumento dei prezzi si associa ad un calo della spesa alimentare in termini di quantità (4, 5) e qualità, con variazioni nella preparazione dei cibi e nella loro consumazione (5-8). Tali cambiamenti – che colpiscono soprattutto le famiglie economicamente più svantaggiate – includono una riduzione della quantità di grassi e verdure, la frequente mancanza di dessert (fino all’omissione dell’intero pasto) e la riduzione della tendenza a mangiare fuori casa. Uno studio sulle famiglie indiane di città (8) che hanno affrontato l’aumento dei prezzi tra il 1995-96 e il 1999-2000 mette in evidenza i diversi impatti nei panieri di consumo e modelli di spesa dei vari gruppi di reddito: una strategia di coping – adottata prevalentemente dalle famiglie a reddito basso e medio-basso (88% e 71%, rispettivamente) – è stata quella di ridurre il consumo di alcuni prodotti specifici come l’olio e il ghee (burro chiarificato, tipicamente usato nella cucina indiana).

Studi condotti nell’Africa Subsahariana (9, 10) e in Libano (11) hanno messo in rilevo il rischio di malnutrizione e di problemi di crescita nei bambini causati dall’inflazione.

La riduzione della spesa alimentare a causa del caro prezzi rappresenta un problema attuale e in aumento, anche in Italia. La Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti), maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, sulla base dei dati Istat sull’inflazione ha stimato (12) che nel 2023 gli italiani hanno speso circa 9 miliardi in più per poter acquistare meno cibo rispetto all’anno precedente. Infatti, nel corso dell’anno passato i prezzi dei beni alimentari sono aumentati in media del 5,8% a confronto con il 2022, con un picco superiore al 13% per frutta e vegetali: alimenti alla base della piramide alimentare (13) e, quindi, essenziali per un’alimentazione completa ed equilibrata. Da una ricerca di mercato (14) emerge che in Italia l’inflazione ha portato ad un aumento delle famiglie in difficoltà, e il perdurare dell’incremento dei prezzi sta producendo dei cambiamenti nel comportamento dei consumatori, che cercano di risparmiare (focalizzandosi sullo stretto necessario, oppure cercando promozioni o sconti) e di darsi delle priorità. Il privarsi di alcuni cibi può comportare un ridotto apporto di nutrienti essenziali per il metabolismo umano, con conseguente possibile compromissione della salute.

L’inflazione e la salute mentale

Riguardo gli esiti di salute elencati nella review, la relazione tra inflazione e salute mentale offre molti spunti di riflessione. I due studi riportati suggeriscono un effetto negativo dell’inflazione su questo outcome. Il primo studio, condotto a Taiwan su scala nazionale dal 2000 al 2013 per esaminare le conseguenze della crisi economica globale del 2008, suggerisce che l’inflazione può aumentare il rischio di depressione post partum (15). Il secondo studio ha analizzato il benessere degli immigrati australiani nel periodo 2001-2014, rilevando che l’inflazione nei Paesi di origine può influire negativamente sulla loro salute mentale; tuttavia, questo effetto tende a diminuire con l’aumentare del tempo trascorso dall’emigrazione (16).

Un recente studio inglese esamina l’associazione tra inflazione e salute mentale nella popolazione generale in Inghilterra nel periodo post-COVID-19, a partire da aprile 2022 (17). Utilizzando dati dell’Office for National Statistics (ONS) e del National Health Service (NHS), è stata esaminata l’associazione tra l’inflazione dei prezzi, misurata tramite l’indice CIPH, e il numero di persone in contatto con i servizi di salute mentale in diverse fasce d’età. I risultati mostrano che l’inflazione correla in modo significativo con l’aumento delle persone in contatto con i servizi di salute mentale, soprattutto tra gli adulti dai 19 ai 64 anni e gli anziani con età superiore ai 65 anni. L’inflazione, dal 1,5% al 6,2% tra marzo 2020 e marzo 2022, ha raggiunto l’8,9% a marzo 2023. Le persone in contatto con i servizi di salute mentale sono aumentate significativamente nel periodo post-COVID-19, con specifiche voci di costo che mostrano una forte correlazione (cibo e bevande analcoliche, alloggio, acqua e carburanti, beni e servizi vari). Questo studio sottolinea la rilevanza di politiche mirate per affrontare le cause potenziali dei problemi di salute mentale legati all’aumento del costo della vita, come sussidi finanziari per alimenti e la necessità di potenziare i servizi di salute mentale. Per l’Italia non è ancora noto uno studio analogo, ma sarebbe importante raccogliere evidenze su questo fronte, considerando l’impatto dell’inatteso aumento dell’inflazione dal secondo semestre del 2021 sul potere d’acquisto delle famiglie italiane, anche se in parte mitigato dalle misure governative a sostegno dei redditi familiari e di contenimento dei prezzi energetici (18).

Un altro tema strettamente collegato alla salute mentale è la relazione tra inflazione e suicidio, evidenziata nella review con uno studio italiano del 2012 che riporta un’associazione positiva tra inflazione e tentativi di suicidio, in particolare tra gli individui disoccupati che erano stati occupati in precedenza (tale associazione non è stata tuttavia osservata per coloro che erano morti per suicidio) (19). L’effetto dell’inflazione sul comportamento suicida è più pronunciato in alcuni gruppi socio-demografici: uomini, disoccupati, persone di età superiore ai 40 anni.

Conclusioni

La maggior parte degli studi citati nella review suggerisce che l’inflazione abbia un effetto prevalentemente negativo sui vari fattori di rischio e outcome di salute. Sebbene questi effetti interessino tutta la popolazione, particolari gruppi socio-economici risultano maggiormente suscettibili, accentuando così alcune disuguaglianze. Ad esempio, gli uomini sembrano essere più suscettibili agli effetti dell’inflazione riguardo ai comportamenti suicidari. Questo risultato è in linea con la letteratura, che indica che gli individui di sesso maschile sono generalmente più sensibili ai disordini economici e politici. Allo stesso modo, i gruppi economicamente svantaggiati e le famiglie a basso reddito sembrano subìre maggiormente gli effetti negativi dell’inflazione, data la loro limitata capacità di affrontare le sfide economiche che ne conseguono.

Lo studio, pubblicato da The Lancet all’inizio dell’estate di quest’anno, ha, per la prima volta, indagato in modo sistematico la relazione tra inflazione e salute umana, riconoscendo le diverse lacune presenti in letteratura ed evidenziando la necessità di indagini più approfondite e mirate.

Occorre prestare maggiore attenzione agli effetti della pressione inflazionistica sulla popolazione ed il rischio concreto di sviluppare nuove disparità o acuire quelle già presenti, considerando l’attuale periodo storico caratterizzato da emergenze mondiali come guerre ed effetti legati al cambiamento climatico.

Mario Bruschi, Erika Del Prete e Letizia Fattorini, Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva – Università di Firenze.

Bibliografia

  1. EUROSTAT. Euro area annual inflation up to 2.6%. Disponibile su: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-euro-indicators/w/2-31052024-ap
  2. Istat. Prezzi al consumo (dati provvisori) – Maggio 2024. Disponibile su: https://www.istat.it/comunicato-stampa/prezzi-al-consumo-dati-provvisori-maggio-2024/
  3. Movsisyan A., Wendel F., Bethel A., Coenen M., Krajewska., Littlecott H. et al. Inflation and health: a global scoping review. The Lancet – Global Health, Vol. 12, Issue 6, E1038-E1048. june 2024. DOI: https://doi.org/10.1016/S2214-109X(24)00133-5
  4. Zhang S. The effect of inflation on domestic migrant worker households in China. J Rev Glob Econ 2013; 2: 416–32.
  5. Yesikar V, Mahore RK, Dixit S, Shivram G, Parmar S, Jain C. A study to evaluate inflation and price rise: effect on common man. J Evol Med Dent Sci 2015; 4: 5172–78.
  6. Fouéré T, Maire B, Delpeuch F, Martin-Prével Y, Tchibindat F, Adoua-Oyila G. Dietary changes in African urban households in response to currency devaluation: foreseeable risks for health and nutrition. Public Health Nutr 2000; 3: 293–301.
  7. Ivanova L, Dimitrov P, Ovcharova D, Dellava J, Hoffman DJ. Economic transition and household food consumption: a study of Bulgaria from 1985 to 2002. Econ Hum Biol 2006; 4: 383–97
  8. Joshi SS, Gandotra VS. Rising prices and coping strategies of urban families in India. Int J Consum Stud 2006; 30: 55–63.
  9. Delpeuch F, Martin-Prével Y, Fouéré T, et al. Complementary nutrition for the young child following the devaluation of the CFA franc (African Financial Community): 2 case studies in the Congo and Senegal urban environment. Bull World Health Organ 1996; 74: 67–75.
  10. Ijaiya GT, Yahaya AA, Raheem UA. Determinants of child undernutrition in sub-Saharan Africa: empirical evidence from cross-country analysis. Glob J Finance Econ 2005; 2: 221–32.
  11. Shaar KH, Shaar MA. The nutritional status of children of displaced families in Beirut. Int J Epidemiol 1993; 22: 348–57.
  12. Coldiretti – Economia, 5 gennaio 2024. Inflazione: 9 mld in più di spesa per mangiare di meno. Disponibile su: https://www.coldiretti.it/economia/inflazione-9-mld-in-piu-di-spesa-per-mangiare-di-meno#:~:text=Gli%20italiani%20hanno%20speso%20nel,inflazione%20rispetto%20all’anno%20precedente.
  13. ISSalute – Informarsi Conoscere Scegliere, 27 maggio 2021. Piramide alimentare. Disponibile su: https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/p/piramide-alimentare#la-piramide-alimentare-italiana
  14. La Stampa – Economia, 23 aprile 2024. Caro prezzi: famiglie in difficoltà, il 55% degli italiani rivedrà le proprie abitudini. Disponibile su: https://finanza.lastampa.it/News/2024/04/23/caro-prezzi-famiglie-in-difficolta-il-55percento-degli-italiani-rivedra-le-proprie-abitudini/MjE1XzIwMjQtMDQtMjNfVExC
  15. Chang F-W, Lee W-Y, Liu Y-P, et al. The relationship between economic conditions and postpartum depression in Taiwan: a nationwide population-based study. J Affect Disord 2016; 204: 174–79.
  16. Nguyen HT, Connelly LB. Out of sight but not out of mind: home countries’ macroeconomic volatilities and immigrants’ mental health. Health Econ 2018; 27: 189–208.
  17. Chen, S., Yang, M. & Kuper, H. Investigating inflation, living costs and mental health service utilization in post-COVID-19 England. Nat. Mental Health 2, 712–716 (2024).
  18. Curci N, Savegnago M, Zevi G, Zizza R. No. 738 – The redistributive effects of inflation: a microsimulation analysis for Italy. 19 December 2022. Disponibile su: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2022-0738/index.html?com.dotmarketing.htmlpage.language=1
  19. Solano P, Pizzorno E, Gallina AM, Mattei C, Gabrielli F, Kayman J. Employment status, inflation and suicidal behaviour: an analysis of a stratified sample in Italy. Int J Soc Psychiatry 2012; 58: 477–84.

Mario Bruschi, Erika Del Prete, Letizia Fattorini

11/9/2024 https://www.saluteinternazionale.info

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