Mediterranea: «Salvini ordina alla Mare Jonio di non soccorrere»
Ispezione a sorpresa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Il report della conferenza stampa di Mediterranea Saving Humans dalla Mare Jonio, ormeggiata nel porto di Trapani, a seguito dell’ispezione straordinaria del 17 settembre scorso. Un’ispezione “occasionale”, durata più di 10 ore. Il Ministro dei trasporti, Matteo Salvini, intima lo sbarco immediato di tutti i mezzi di soccorso a bordo, per poter riprendere a navigare.
Il 14 settembre scorso la Procura di Palermo ha chiesto 6 anni di reclusione per l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini: è accusato di omissione e rifiuto di atti di ufficio e sequestro di persona plurimo, per aver impedito alla nave SAR Open Arms di sbarcare 147 persone salvate in mare, tra cui diversi minori, per 19 giorni, nel 2019 1. Inoltre, per i giudici la situazione è aggravata dal fatto che le persone fossero costrette a sostare a poca distanza dalla costa, che riuscivano comunque a vedere, provando sentimenti di frustrazione di disperazione.
In queste circostanze poi, alcune persone migranti si erano gettate in mare ed erano poi state condotte a terra e ciò aveva causato ulteriori tensioni fra quelli rimasti a bordo, a cui ancora non era permesso scendere.
Come era prevedibile, Salvini ha cercato di difendersi nell’unico modo che conosce: utilizzando le sue pagine social per distorcere la realtà dei fatti, promuovendo una narrativa che fa leva sul razzismo e sulla paura. E pochi giorni dopo dal suo Ministero, casualmente è scattata un’ispezione “straordinaria” alla Mare Jonio, la nave da soccorso dell’ONG Mediterranea, una delle parti civili nel processo.
Nei giorni scorsi Mediterranea ha tenuto una conferenza stampa 2 per commentare l’ispezione definita “straordinaria” che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha condotto (a fronte delle tre già previste), a bordo della Mare Jonio, della durata 10 ore e mezza.
Questa ispezione ha prodotto come esito un provvedimento da parte del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, che ordina di sbarcare tutti i mezzi di soccorso a bordo, per poter riprendere a navigare. Un provvedimento che suona come un ricatto dal messaggio disturbante: “Potete navigare solo se non salvate vite umane”.
Un fatto sconcertante, dal momento che la Convenzione Internazionale per la sicurezza della vita in mare (Convenzione SOLAS – Safety of Life at Sea) del 1974, ratificata dall’Italia con L. 131 del 23.5.1980, obbliga il comandante di una nave in grado di prestare assistenza a procedere con tempestività alle operazioni di salvataggio 3. L’obbligo di soccorso non è dunque solo delle navi da soccorso, ma si qualsiasi tipo di imbarcazione.
Apre la conferenza Luca Casarini dal ponte della Mare Jonio, che, commenta così i fatti: «Penso che sia la prima volta nella storia che ad una nave venga ordinato di non avere mezzi di soccorso per poter navigare, anziché di averli».
Inoltre, secondo Casarini, «E’ abbastanza incredibile perché noi siamo già in contenzioso con il Tar del Lazio, per un tentativo precedente di bloccarci rispetto a questo aspetto dei mezzi di soccorso. C’è un giudizio pendente ma Il ministro o chi per lui, ha provveduto a rifare lo stesso provvedimento, stavolta con un ordine. Perché rifare la stessa cosa quando questa vicenda è già sotto un ricorso che noi abbiamo presentato all’analisi di un tribunale amministrativo? Di solito si aspetta prima che cosa dice il Tribunale per rifare la stessa cosa un’altra volta».
Infine, conclude sottolineando l’intenzione di Mediterranea a impugnare il provvedimento, e che il Tribunale di Palermo venga informato dell’esito dell’ispezione, anche alla luce del fatto che l’ONG è parte civile al processo.
La presidente Laura Marmorale, sottolinea l’accanimento delle Istituzioni nei confronti dell’ONG, e il disegno di criminalizzazione di chi salva che vi è dietro. «È evidente che dietro questa prescrizione esiste un disegno che noi denunciamo. È evidente che non ci accontenteremo più e non ascolteremo più i mea culpa, le sofferenze fasulle che il governo e i governi addurranno quando ci sarà il prossimo naufragio, quando troveremo sulle spiagge i corpi di altri uomini, donne, bambine e bambini davanti a cui si strapperanno i capelli gridando “mai più”.
Mediterranea nasce nel giorno dell’anniversario della strage di Lampedusa, il 3 ottobre prossimo Mediterranea Saving Humans compirà sei anni e in questi sei anni di naufragi, di morti, di abbandoni, adesso addirittura parliamo di naufragi fantasma, ne abbiamo visti tantissimi, troppi, tutti i giorni, in continuamente. E continuamente davanti a questi episodi non si fa altro che criminalizzare le persone in movimento e criminalizzare la solidarietà e chi si attiva. A mare come in terra, nel tentativo di garantire a tutte e tutti una vita dignitosa (…)».
Infine, conclude rinnovando la promessa di Mediterranea a continuare le operazioni di salvataggio. «(…) non ci gireremo mai dall’altra parte rispetto ad una richiesta di aiuto. Rispetto alla possibilità di continuare a garantire la la sopravvivenza di persone che legittimamente cercano la vita dignitosa. Questo è quello che cominceremo a fare oggi. Poi questo è quello che continueremo a fare attraverso le opposizioni legali e questo è quello che continueremo a fare attraverso tutte le attività di Mediterranea, attraverso tutte le sue articolazioni territoriali. Non ci fermeranno, non ci arresteranno, continueremo a combattere».
Conclude la conferenza Alessandro Metz, armatore sociale. «Quando Mediterranea è partita avevamo un governo che faceva dei porti chiusi la sua bandiera. E si esprimeva contro i “taxi del mare”. Noi siamo partiti nel momento in cui quella narrazione di esclusione, razzismo, xenofobia sembrava unica. In quel momento. Noi abbiamo deciso in quella situazione di comperare una nave e di partire, in sei anni hanno provato a fermarci in molti modi. Con sanzioni amministrative, con denunce, con inchieste, con processi. Hanno provato a fermarci ma non sono riusciti, non siamo riusciti perché noi ogni volta abbiamo ribadito che per quanto ci riguarda, rimaniamo là dove è necessario, nel Mediterraneo, a cercare là dove le persone affrontano ancora un viaggio e mettono a rischio la propria vita (…).
Per quanto per quanto ci riguarda, noi ritorneremo in quel mare e lo faremo com’è possibile, come siamo capaci, ma sicuramente non ci non ci intimoriscono in questo modo. Ci bloccano? Perché? Non possiamo che continuare a fare quello che deciso di fare. Salvare le persone, quindi continueremo a farlo, che si mettano l’anima in pace, preparino le denunce se vogliono, ma noi non ci fermiamo».
Solo quest’anno si contano già più di 1.000 4, tra morti e dispersi nel Mediterraneo. E mentre nel mare si consuma una carneficina, sulla terra ferma un ministro sfrutta le istituzioni per ostacolare e criminalizzare il lavoro dellə attivistə che salvano vite per il mero tornaconto politico.
- Caso Open Arms. Perchè Salvini va processato e dovrebbe essere condannato, Melting Pot (2021) ↩︎
- Leggi il comunicato stampa ↩︎
- Capitolo V, Regolamento 33 della L. 131 del 23.5.1980 ↩︎
- Dati dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ↩︎
20/9/2024 https://www.meltingpot.org
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