Le scuole pubbliche negli USA hanno messo al bando oltre 10.000 libri nell’ultimo anno
Un rapporto rivela che oltre 10.000 libri sono stati vietati nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti tra il 2023 e il 2024, segnando un aumento significativo rispetto all’anno precedente, a seguito dell’approvazione di nuove leggi sulla censura in Stati governati dai repubblicani. Secondo l’indagine di PEN America, i divieti di libri sono quasi triplicati a livello nazionale, rispetto ai 3.362 del periodo precedente. Tra i titoli banditi per la prima volta, Roots: The Saga of an American Family di Alex Haley, che narra il viaggio di uno schiavo dall’Africa agli Stati Uniti, e Go Tell It on the Mountain di James Baldwin, celebre romanzo semi-autobiografico ambientato ad Harlem, New York. PEN America, un’organizzazione no-profit che difende la libertà di espressione, ha riferito che circa 8.000 casi di divieto di libri sono stati registrati in Florida e Iowa, dove sono state applicate leggi severe contro determinati materiali didattici. «La legislazione statale ha avuto un ruolo cruciale nell’accelerare i divieti, facilitando la rimozione dei libri dalle scuole senza un giusto processo, e in alcuni casi, senza alcuna procedura formale», ha dichiarato l’organizzazione.
L’indagine di PEN America è in costante aggiornamento e, per ora, non sono disponibili tutti i titoli dei libri banditi. La censura dei libri negli istituti scolastici statunitensi viene emessa dai distretti dei singoli Stati e interessa solo alcune delle scuole degli USA; essa, insomma, non ha alcun effetto a livello federale. Gli effetti del bando sono molteplici e variano di caso in caso: la censura può comportare il divieto di acquistare — e, di conseguenza, di mettere a disposizione degli utenti — il libro da parte delle biblioteche di istituto; la proibizione di parlare del libro e invitare l’autore in occasione di eventi scolastici; o, in casi più estremi, l’interdizione del testo dalle spiegazioni in classe e, conseguentemente, l’impedimento di assegnarlo agli studenti come lettura fuori dalle mura scolastiche. Secondo PEN America, la maggior parte dei libri banditi è di autori e autrici che appartengono a gruppi minoritari come la comunità LGBT o quella nera. Gli Stati maggiormente attivi nella censura di libri nelle scuole, inoltre, sarebbero quelli repubblicani: insomma, ciò che PEN America suggerisce è che negli Stati Uniti sia in atto una vera e propria ondata di “censura reazionaria” volta a silenziare le voci delle minoranze.
Effettivamente, guardando l’ultima lista di libri censurati pubblicata da PEN America, che va da luglio 2022 a giugno 2023, si nota come la maggior parte dei casi di messa al bando di testi interessi Stati repubblicani: al primo posto troviamo la Florida di Ron DeSantis, che si è candidato alle primarie repubblicane per le elezioni statunitensi del prossimo novembre, con 1.416 libri su un totale di 3.362 volumi; segue il Texas (sempre repubblicano) con 624 libri, e chiude il podio il Missouri (ancora repubblicano), con 333. L’unico Stato democratico a superare quota 100 testi è la Pennsylvania, al quinto posto con 186 libri banditi. Spulciando la lista, sembra trovare riscontro anche l’accusa di censura verso le voci delle minoranze: tra gli oltre 3.000 volumi censurati fino a giugno dell’anno scorso, infatti, sono presenti innumerevoli testi riguardanti l’identità di genere e la cultura nera, ma anche la violenza sulle donne e, in generale, le minoranze etniche. Tale tendenza, secondo PEN America, si sarebbe ripetuta anche nell’ultimo anno scolastico.
La presenza di una censura di stampo tradizionalista e conservatore negli Stati Uniti sarebbe rinvigorita da un fitto sistema di leggi distrettuali “a tutela” dei ragazzi, molte delle quali varate o entrate in vigore proprio l’anno passato: queste possono prendere di mira contenuti specifici, come riferimenti diretti o indiretti alla sessualità (è il caso, tra i tanti, del South Carolina), o violenti (come in Tennessee), o anche basarsi su criteri generali come quello di “materiale oggettivamente sensibile” (è il caso dello Utah). Eppure se da un lato pare vero che molti degli Stati federati porterebbero avanti questa forma di “censura reazionaria”, dall’altro sembra altrettanto corretto affermare che gli Stati Uniti sono investiti da un’ondata di “censura progressista”. Si tratta del cosiddetto fenomeno del “politicamente corretto”, o della “cancel culture” che negli Stati Uniti ha mietuto parecchie vittime, specialmente nel mondo del cinema. Che provenga da ambienti della società di “destra” o da analoghi ambienti di “sinistra”, insomma, gli USA paiono praticare la censura con relativa leggerezza.
L’uso politico della censura è da sempre radicato nella storia degli Stati Uniti. In un articolo scientifico, la American Library Association illustra il sistematico uso di tale pratica nel Paese, tanto in generale quanto nello specifico caso dei libri. Questa abitudine nel ricorrere alla censura è facilmente riscontrabile guardando più attentamente la stessa lista di libri banditi nel 2022-2023. Tra essi, infatti, si trovano i titoli più disparati, che vanno dai fantasy per ragazzi come Percy Jackson a quelli per adulti come Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (la saga da cui è stata tratta la nota serie TV Game of Thrones), dagli horror di Stephen King ai gialli giudiziari di Grisham, per arrivare fino a libri di scienza come quelli di Stephen Hawking e classici della letteratura novecentesca come quelli di Isabel Allende o George Orwell. Il Missouri è arrivato addirittura a vietare le versioni illustrate dei romanzi di Mark Twain, Edgar Allan Poe, e Bram Stoker, così come un florilegio di saggi dello storico dell’arte italiano Federico Zeri e una delle pietre miliari della letteratura anglofona, come I Racconti di Canterbury. La Florida, oltre ad alcuni dei già citati, ha inserito in lista testi come la Bibbia (per giunta nella versione di Re Giacomo, che ha dominato l’editoria biblica degli Stati Uniti per anni) e le Lettere dalla Prigione di Birmingham di Martin Luther King. Insomma, ancor prima di essere orientata, la censura negli Stati Uniti è profondamente radicata storicamente, culturalmente e socialmente, e proprio per tali motivi essa finisce per assumere sfaccettature eminentemente politiche.
Dario Lucisano
24/9/2024 https://www.lindipendente.online/
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