Scuola, prof. precari sotto scacco degli algoritmi e della politica

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di Alba Vastano

La svalutazione della funzione docente, che ha accompagnato il primato del mercato e dell’impresa, ha colpito in modo sempre più pesante precari e precarie, che invece di vedere risolta la loro condizione, come annunciato dai vari governi, hanno visto crescere il fenomeno a dismisura fino a riguardare un quarto del personale occupato”-
Loredana Fraleone Prc,area scuola-Università e ricerca)

Quasi tutti i governi, fin dagli anni Settanta, hanno dovuto confrontarsi con il fenomeno del precariato nella Scuola, cresciuto moltissimo da allora, sia per l’aumento demografico che per l’elevamento dell’obbligo scolastico. Un fenomeno quello del precariato mai affrontato in modo strutturale, che ha visto generazioni di insegnanti lottare per raggiungere l’ambita immissione in ruolo, mentre perdevano progressivamente diritti fondamentali, come la retribuzione estiva e l’uguaglianza di trattamento con il resto del personale. Dagli anni Ottanta poi tutti i provvedimenti relativi alla Scuola sono stati improntati al risparmio e via via a tagli sempre più consistenti, essendo diventato il pareggio di bilancio un totem osservato dai governi di centro destra e di centro sinistra. ( Loredana Fraleone )

Settembre 2024, inizia un nuovo anno scolastico per prof, studenti e famiglie. Si torna nelle aule, perché lì è il vivaio dell’istruzione su cui si costruisce il futuro del Paese e si costruisce , soprattutto, la persona sociale, grazie ai tasselli quotidiani della conoscenza . La data è sempre quella: Settembre. Per i precari resta l’unica certezza, perché per loro tornare in cattedra a inizio anno scolastico è sempre un’incognita. Intorno a queste realtà del mondo della scuola ruotano le fragilità di un sistema che mortifica la stessa idea nobile del valore dell’istruzione. Si tratta del destino lavorativo di coloro che hanno scelto, dopo una vita di studi e formazioni, di abbracciare la professione insegnante, pur sapendo che l’iter per accedere alla cattedra è macchinoso. Il rischio che si resti precari fino alla pensione è reale per molti.

Basterebbe fare una panoramica sulla professione docente per saperne di più, ad esempio, sulle Gps che sono le bizantine graduatorie che si aggiornano ogni due anni. Inizia qui il balletto dei precari, anche per i triennalisti. Coloro che, nonostante la continuità dei tre anni di insegnamento restano il fanalino di coda nelle graduatorie per i sorpassi dei vincitori dei concorsi precedenti e degli idonei, nonché di chi ha potuto ottenere punteggi ulteriori frequentando corsi a pagamento (Cfu). La realtà amara è che il titolo di studio richiesto non è sufficiente per avere la continuità della cattedra. La corsa a ostacoli per ottenere l’auspicata cattedra si gioca su titoli ulteriori che si ottengono spesso a pagamento. Più titoli si conseguono, oltre quelli di studio che, in realtà dovrebbero essere sufficienti per poter svolgere la professione nella scuola pubblica, e più si sale nelle graduatorie.

Ѐ una corsa ad ostacoli per raggiungere il ruolo, ma non si avanza per meriti. Raggiunge prima l’obiettivo chi ha più titoli…a pagamento. La riforma prevede la sostituzione dei corsi da 24 CFU con un percorso abilitante di 60 CFU organizzato dagli Atenei. Anche le Università Telematiche si stanno organizzando per arricchire con questi corsi la propria offerta formativa. I 60 crediti formativi universitari (CFU) o accademici (CFA) saranno relativi ad esami di ambito antropo-psico-pedagogico, alle metodologie e alle tecnologie didattiche e linguistiche. Di questi, 20 CFU devono essere acquisiti con un tirocinio nelle scuole e 10 nel settore pedagogico. Vale anche per i vincitori di concorso, a meno che non si superi il concorsone abilitante. Ma è chance di pochissimi e viene indetto in tempi pari ad un Giubileo o forse più.

Ma c’è un altro impedimento che frena la corsa dei precari nel girone delle graduatorie. Si tratta del gelido quanto cinico “balletto degli algoritmi’. Ѐ nel circuito degli algoritmi che ogni anno (entro il mese di giugno) vanno a finire l’anagrafica e i titoli di ogni docente che rinnova la domanda per essere inserito nelle graduatorie . La ruota gira , seleziona dati e sforna il responso. Se non si flagga la casella giusta o se i codici degli istituti scolastici indicati non corrispondono l’algoritmo espelle la domanda in un nano secondo. In tal caso l’aspirante prof che fa per rientrare in graduatoria e correggere i dati? Ricorre al sindacato. Certo, ma non sempre il sindacalista è così tempestivo nella risposta e i tempi per l’errata corrige stanno per scadere. A quel punto può accadere che il prof precario entri in uno stato di agitazione permanente per tutto il tempo che il busillis si risolva. Solo quando la richiesta di errata corrige viene risolta l’aspirante prof si rilassa. Ogni anno a settembre, di fronte a questi svarioni legati alla tecnologia il prof precario giura di voler cambiare lavoro, ma non succede quasi mai. La professione prescelta è un’idea inconfutabile ed è la più bella.

Ministro Valditara

Peccato che viene adombrata e mortificata da vari fattori che interagiscono a gamba tesa . Fra cui la politica. Il Ministro promette che con i fondi del Pnrr, riservati alla scuola verranno immessi in ruolo tutti i vincitori e anche gli idonei dei concorsi precedenti, compresi i triennalisti in graduatoria. In realtà ad oggi ne sono entrati la terza parte. “La svalutazione della funzione docente, che ha accompagnato il primato del mercato e dell’impresa, ha colpito in modo sempre più pesante precari e precarie, che invece di vedere risolta la loro condizione, come annunciato dai vari governi, hanno visto crescere il fenomeno a dismisura fino a riguardare un quarto del personale occupato- afferma Loredana Fraleone (Prc, scuola)- Come dipartimento Scuola del PRC abbiamo denunciato puntualmente l’assurdità di una condizione di lavoro, per la quale dopo anni e anni d’insegnamento si manteneva una condizione di precarietà, che ha rappresentato e rappresenta una delle forme di risparmio, stante lo stallo retributivo del personale, con la conseguenza per alunni/e, studenti e studentesse di cambiare insegnante ogni anno, senza l’importante continuità didattica in molte discipline” .

Loredana Fraleone

Vediamo nello specifico la nuova normativa che mette in essere il sistema delle graduatorie , dei concorsi e delle abilitazioni.

L’iter capzioso dei concorsi e delle graduatorie

Il punto di partenza per ogni docente consapevole del percorso ad ostacoli è il dotarsi di una forte determinazione nel voler arrivare a destinazione, ovvero alla cattedra a tempo indeterminato. Per molti aspiranti prof è un lungo iter. Per pochissimi un colpo di fortuna nel superare il primo concorso abilitante indetto. Sempre che non si rinunci a partecipare alle prove concorsuali e ci si accontenti di qualche sporadica supplenza, un giorno lì, un altro chissà dove. La rinuncia è cosa rara. Fatta con convinzione la scelta della professione, si è pronti ad intraprendere il cammino della speranza del posto fisso nella scuola pubblica. L’iter è il seguente ed è piuttosto astruso da comprendere per esterni al percorso.

La nomina in ruolo si ottiene dopo un lungo percorso che ha inizio con la la partecipazione a concorsi pubblici indetti dal MiM (Ministero istruzione e merito-ex Miur), indetti sia su base nazionale che regionale, e il superamento delle prove scritte e orali. I concorsi sono indetti su due tipologie:

a) Ordinario: aperto a chi possiede la laurea magistrale, non ha mai insegnato, se non sporadiche supplenze, e possiede almeno 24 Crediti formativi universitari (CFU)

b) Straordinario: riservato a docenti con almeno 3 anni di servizio

I vincitori entrano in una graduatoria a scorrimento. Se il concorso è su base nazionale la sede di lavoro può coprire tutte le regioni. Fino al 2007 i precari storici accedevano alle Gae, graduatorie ad esaurimento. Altro scaglione per i precari sono le graduatorie provinciali (Gps), dette tappabuchi, perchè utilizzate per le supplenze brevi.

Chi vince il concorso è automaticamente in ruolo? Non è così semplice. La corsa ad ostacoli continua, perché ‘solo chi ha già l’abilitazione ottiene la cattedra a tempo indeterminato. Chi non è abilitato all’insegnamento è assunto a tempo determinato con l’obbligo di conseguire entro un anno i 30 o 60 crediti formativi universitari richiesti e di svolgere un tirocinio formativo, anche coloro che a scuola insegnano già da diversi anni’. Occorre ribadirlo: I CfU hanno un costo e un luogo ben preciso. Si ottengono frequentando corsi universitari (anche in parte in modalità telematica) e costano fino a 2.500 euro, più 150 euro di tassa d’esame.

La situazione è ancora peggiorata con la riforma Renzi della così detta “Buona Scuola”, che ha trasformato il percorso per acquisire il ruolo in una vera e propria corsa ad ostacoli,favorendo in modo massiccio la compravendita di titoli per poter guadagnare punteggi utili per l’accesso, un meccanismo vergognoso che penalizza ovviamente chi non ha possibilità economiche- continua Loredana Fraleone-L’impostazione di questi concorsi è tutta centrata su acquisizioni nozionistiche a livello individuale, non vi è nessuna formazione di carattere collegiale, per poter produrre quel lavoro cooperativo che dovrebbe rappresentare la base fondamentale del lavoro docente”

Perché i docenti precari, in particolare i prof triennalisti ,stanno manifestando in questi giorni sotto la sede del Mim?

La protesta è motivata dal fatto che con il concorso scuola PNRR del 2023 il governo ha fissato l’obiettivo di assumere 70 mila docenti . Il governo, ad oggi, ha autorizzato il ruolo per 44 mila docenti, i restanti promette entro il 2026.

Il finimondo fra i docenti è scoppiato a causa delle graduatorie che sono andate in tilt, poiché i triennalisti sono stati superati dagli idonei e dai vincitori dei concorsi degli anni precedenti, regredendo in coda nelle graduatorie. Uno scavalcamento sicuramente imprevisto che ha lasciato fuori dagli incarichi annuali previsti molti precari che stanno facendo i tappabuchi anche nella funzione di docenti di sostegno, laddove occorrerebbe un titolo specifico, restando esclusi dall’insegnamento delle loro materie professionali di competenza., per le quali hanno fatto domanda . Ѐ il caos a cui migliaia di precari si stanno opponendo con sit- in sotto la sede del Ministero di Viale Trastevere. La protesta è diretta ai sindacati della scuola e al Ministro che in questo periodo risulta, invece, essere molto occupato a introdurre il voto in condotta e l’intelligenza artificiale.

Per tutti questi motivi caro signor Ministro Valditara: “Il 12 ottobre i precari della Scuola saranno in piazza, a Roma, per fermare la deriva mercantilistica dell’accesso alla stabilizzazione, per la trasparenza nel reclutamento e restituire dignità a tutta la scuola. Come al solito il dipartimento Scuola del PRC sosterrà e parteciperà alla manifestazione” (Loredana Fraleone –Prc).

Fonti : Saggio: La lotta fa scuola, autore Loredana Fraleone. Ed.Ibs

7/10/2024

Foto: Il Dubbio, Ghigliottina info, Rete chiara, Facebook, Ibs, today, youtube

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