Ricordiamo Pierangelo Bertoli

Pierangelo Bertoli, cantautore nato a Sassuolo nel 1942. morì a Modena il 7 ottobre 2002.

Pierangelo fu colpito a soli 3 anni dalla poliomielite, che paralizzò i suoi arti inferiori, costringendolo a vivere su una sedia a rotelle. Visse un’infanzia normale, anche se priva di ogni bene superfluo: la sua era una famiglia operaia e, a casa, non c’era neppure la radio. Il fratello di Pierangelo suonava in un piccolo complesso che, all’inizio degli anni ’60, si riuniva a provare proprio a casa Bertoli. La musica divenne il centro della vita di Pierangelo che amava Sinatra e tanti altri cantanti. A ventitré anni gli regalarono una vecchia chitarra e, dopo un anno di esercizi da autodidatta, riuscì a comporre le sue prime canzoni che suonò prima di fronte agli amici, poi davanti a platee sempre più vaste, soprattutto in occasione di feste di paese e di partito.

Fin dall’inizio della sua carriera musicale, tre sono i temi che emergono dalle liriche e che caratterizzeranno tutta la sua produzione: impegno sociale, riscoperta delle origini (ovvero i brani in dialetto modenese, per tenere vivo il legame con la sua terra) e canzone d’amore nel senso più classico del termine.

Lo stile musicale di Pierangelo era immediato, con frequenti incursioni nel mondo della poesia, nei suoi testi Bertoli osteggiava la guerra e cantava a favore dei più deboli; nonostante i numerosi spunti politici nelle liriche, il suo impegno si attuò principalmente in campo sociale. Infatti lottò per l’abbattimento delle barriere architettoniche e partecipò a incontri e raduni volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’integrazione sociale dei disabili. Torniamo alla sua storia: nei primi anni Settanta il cantautore entra nell’Unione Comunisti Italiani e forma il gruppo “Canzoniere del Vento Rosso” con altri musicisti militanti del partito.

Tra il ’73 e il ‘74, grazie alla casa editrice del partito – la “Servire il popolo” – uscirono i primi tre primi 45 giri del gruppo e, sempre nel 1973, Bertoli pubblicò il primo album in studio: “Rosso colore dell’amore”. L’album venne subito ristampato in Germania Ovest, a cura del Kommunistische Partei Deutschlands; Bertoli intraprese quindi una tournée che toccò, tra le altre città, Monaco di Baviera, Francoforte, Colonia, Düsseldorf e Zurigo. Il tour continuò poi in Italia, in una forma di teatro-canzone che alternava brani musicali a monologhi di Pierangelo stesso. Nel 1974 il gruppo Canzoniere del Vento Rosso, con una formazione rinnovata, pubblicò “Alla riscossa” dove Bertoli, è cantante oltre che autore di tre canzoni. Una di queste è la prima versione della famosa “Eppure soffia”, con un testo e un titolo diverso – “Mario Bruno”. Nei mesi successivi l’Unione Comunisti Italiani si sciolse e, di conseguenza, anche il Canzoniere. Ma Bertoli, che aveva ormai scelto la sua strada, radunò alcuni amici musicisti e incise un nuovo disco dal titolo “Rocablues” – una fusione modenese tra il rock e il blues. Arriviamo così al momento della svolta: un amico, già chitarra solista di Caterina Caselli, fece ascoltare “Rocablues” alla cantante. La Caselli, affascinata dal lavoro, assicurò il primo contratto discografico al nostro e, nel 1976, uscì l’album “Eppure soffia”, dove l’autore dimostra di essere un cantastorie moderno, capace di trattare tematiche attuali oggi come ieri e domani. In primo piano sono il tema dell’amore per la donna e la terra, quello del diritto ad un lavoro dignitoso, del rispetto per la natura e della lotta sociale. “Eppur soffia”, che apre la discografia del cantautore di Sassuolo, è un album duro, privo di qualsiasi concessione alla gradevolezza, anche se questo – allora come oggi – era un requisito indispensabile per ottenere programmazioni radiofoniche, passaggi televisivi e pagine patinate di periodici. Bertoli divenne noto a un pubblico più vasto anche grazie all’inno ecologista del pezzo che dà il nome al lavoro. Un anno dopo la stessa Caselli pubblicò il nuovo album di Bertoli, “Il centro del fiume”. Nel frattempo il cantautore, per non allontanarsi dalle sue radici, scrisse numerose canzoni in dialetto modenese, poi raccolte in “S’at ven in meint” (78).

Arriviamo così al ’79 e all’uscita di uno dei suoi album più noti, “A muso duro”, che vendette 60mila copie e permise di organizzare ben 142 concerti. Il brano che dà il titolo al lavoro e il programma di Bertoli come artista ma anche come uomo.

Il ’79 è proprio un anno importante, perché arriva anche l’amore: Bruna Pattacini. I due si sposeranno e, dalla loro unione, nasceranno Emiliano, Petra e Alberto – anche lui cantante di professione.

Bertoli era ormai famoso e non ebbe paura di prendere posizione su temi difficili: in “Certi momenti”, uscito nel 1980, affrontò con coraggio il tema dell’aborto schierandosi contro la Chiesa Cattolica. Tra le note dell’album troviamo anche “Pescatore”, cantato con una ancora sconosciuta Fiorella Mannoia. Il brano, scritto da Marco Negri, racconta di una donna che, soffrendo per la lontananza del marito, lo tradisce salvo poi pentirsene, e il duetto si snoda tra il racconto del tormento interiore di lei e della fatica di lui nel combattere contro il mare sperando in una pesca fruttuosa. “Pescatore” vendette 200mila copie e fu un enorme successo. I tre album successivi da “Album” del 1981 a “Dalla finestra” del 1984 confermarono la popolarità di Bertoli.

Dopo aver prodotto album con cadenza annuale, nel 1986, per festeggiare i dieci anni di carriera, il cantautore mise insieme il doppio album antologico “Studio & Live” e, nel 1987, con “Canzone d’autore” rese omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani. L’anno successivo, nel disco “Tra me e me”, Bertoli canterà anche una canzone dell’allora sconosciuto Luciano Ligabue, “Sogni di rock’n’roll”. L’anno dopo uscì “Oracoli” dove il cantautore interpreta con Fabio Concato il singolo “Chiama piano”. Nel 1990 Bertoli fece un cameo nella canzone di Elio e le Storie Tese “Giocatore mondiale” – sigla del programma “Mai dire Mondiali”. Il pezzo tratta con ironia la questione delle barriere architettoniche, e Bertoli canta i versi “La vita è bella, perché le cabine son strette ma largo è lo stadio, solo alla morte non c’è rimedio”. Nel 1991, a sorpresa, Bertoli decide di presentarsi a Sanremo, manifestazione lontana dalla sua concezione musicale, ma importante palcoscenico per la musica d’autore italiana; infatti “Spunta la luna dal monte”, cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccolse consensi di critica, pubblico e vendite. Nel 1992 Bertoli sarà di nuovo a Sanremo con “Italia d’oro”: un’accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa quella tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo (“mangiati quel che vuoi fin quando lo vorrai, tanto non paghi mai”).

La produzione di Bertoli è poi continuata con dischi inediti e diverse raccolte, alcune anche acustiche.

Ma i tanti malesseri minano ormai il corpo dell’artista che, all’inizio del 2002, fu sottoposto a una serie di cure presso il Policlinico di Modena. Vi tornò qualche giorno dopo per spegnersi a un mese dal suo sessantesimo compleanno, il 7 ottobre 2002.

Guarda il video:

7/10/2024 https://www.infoaut.org/

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