L’Italia va alla guerra

I documenti programmatici del Ministero della Difesa vanno letti e compresi

È disponibile e scaricabile dal sito ministeriale il Documento Programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2024-2026 a seguito dall’Atto di indirizzo e dei vari aggiornamenti intervenuti nel corso dell’anno.

Dalla lettura di questi documenti si evince che la strategia militare italica parte dall’area ritenuta preminente per l’interesse nazionale ossia il Mediterraneo allargato, un’area geografica devastata dalla guerra in corso in Medioriente e da  un “precario contesto economico-sociale, con ricadute negative sulla sicurezza nazionale”.

Ma nell’arco di pochi mesi l’intervento italico si è allargato dal Mediterraneo a spazi ben più vasti come si evince dalle missioni internazionali in Africa e dalla attiva partecipazione a esercitazioni militari in altri continenti

A tal riguardo bisogna pensare all’intervento militare in una cornice ampia, ove la presenza dell’esercito è funzionale alla salvaguardia degli interessi economici NATO e UE e anche in funzione dell’approvvigionamento energetico per la svolta green dell’economia.

Nel documento si trova una definizione esaustiva del Ministro Crosetto che riportiamo testualmente

 Lo Strumento militare sia in grado di assolvere tre funzioni “imprescindibili”:
– la difesa dello Stato, includendo in tale compito anche la dissuasione da atti potenzialmente ostili nei confronti nostri e dei nostri alleati;
– la tutela dei prioritari interessi strategici nazionali, se e ovunque essi siano minacciati;
– lo stimolo e incentivo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico e nei confronti del settore industriale nazionale….

Lo Strumento militare gioca quindi un ruolo fondamentale al servizio del Paese, tutelandone gli interessi strategici, in sinergia con gli altri elementi di influenza nazionale . Tale seconda funzione postula un approccio sistemico e multidimensionale, che coinvolga i Dicasteri, le Istituzioni e alcuni soggetti privati, in grado di contribuire a migliorare il quadro securitario complessivo. La terza funzione afferisce al ruolo di volano di crescita e stimolo alla competitività industriale, che gli investimenti nel settore della Difesa hanno sull’intera economia. Ne sono un esempio chiarissimo gli investimenti in ricerca e sviluppo, necessari per l’operatività dell’apparato militare e per la competitività dell’Industria di settore, con straordinarie ricadute sul Sistema Italia, che beneficia di centri ricerca, tecnologie innovative trasferibili alla produzione non-militare, incremento dell’occupazione di qualità, economie di scala e mantenimento della leadership tecnologica, grazie alla quale possiamo esercitare una deterrenza credibile e garantire la sicurezza….

Da oltre un quarto di secolo avviene invece l’esatto contrario, industrie un tempo produttrici di tecnologie duali, nel corso del tempo hanno aumentato esponenzialmente gli investimenti in ambito militare a mero discapito di quello civile.

E quando leggiamo che l’Italia non invia armi a Paesi in guerra, dovremmo ricrederci anche alla luce della volontà governativa di rivedere le norme che disciplinano la vendita di sistemi militari e delle esportazioni verso Paesi in guerra e prova ne sia, al netto delle parole, che l’impegno del nostro Paese verso Israele solo nell’anno in corso è stato pari a 7 milioni di euro per le attività di supporto logistico per la flotta di velivoli da addestramento M-346. E i velivoli addestratori M-346 sono prodotti da Alenia Aermacchi che fa parte di Leonardo.

E solo due anni fa la controllata statunitense si sono fuse la Leonardo DRS e l’azienda israeliana RADA Electronic Industries Ltd. (azienda leader nella produzione di radar tattici militari e avanzati software avanzati) Leonardo DRS acquista il capitale sociale della Rado assegnando quasi il 20 per cento delle sue azioni alla società israeliana.

Ora si comprende quanto sia difficile ormai discernere non solo tra produzioni civili e militari, ma anche la estrema facilità con la quale si possa asserire di non essere in guerra quando le nostre multinazionali risultano invece direttamente coinvolte nella stessa.

Ed è evidente come l’insieme delle norme che limitano il commercio e la produzione di armi sia destinato a sopperire dinanzi al carattere strategico della produzione bellica e delle tecnologie duali.

Sempre il Ministro Crosetto asserisce: «L’attuale quadro giuridico è inadeguato. Esso fu pensato per un altro mondo, che credevamo potesse essere pacifico e stabile. Per gestire l’instabilità diff usa, le crisi e i conflitti, attuali e futuri, occorre ora rinnovare l’impianto normativo che regola il funzionamento dello Strumento militare, consentendo alle Istituzioni di decidere rapidamente e efficacemente, a tutela della sicurezza collettiva. Occorre dunque credere, investire e procedere con determinazione nei percorsi di trasformazione e cambiamento intrapresi negli ultimi mesi, guardando al di là del quadro contingente, sfruttando le nuove opportunità e non temendo di mettere in discussione modelli, scelte e paradigmi che ritenevamo inviolabili…..»

E ancora: «Un profondo processo di riorganizzazione della Difesa che intende eliminare le duplicazioni; velocizzare il processo  decisionale; attestare e razionalizzare le funzioni critiche, di policy e indirizzo, all’Autorità Politica; rivedere e modernizzare la formazione del personale, definendo le competenze necessarie e creando i percorsi per acquisirle; rivedere e rendere più dinamica la gestione della comunicazione; dare impulso alla ricerca e sviluppo, razionalizzando le capacità interne e coinvolgendo gli attori esterni, pubblici e privati; rivedere il corpo normativo e proporre modifiche per snellire e velocizzare le procedure. Il tutto, per assicurare allo Strumento superiorità decisionale, credibilità, tempestività ed efficacia, adeguate al contesto presente e futuro nel quale sarà chiamato a operare».

Le dichiarazioni del Ministero sono ufficiali e quindi non possono essere smentite, vanno piuttosto interpretate.

Federico Giusti

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

7/10/2024 https://osservatorionomilscuola.com/

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