Morti sul lavoro. L’ipocrisia di una Giornata
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13 ottobre, giornata del ricordo dei morti sul lavoro. Le scelte del governo Meloni sono foriere di nuovi lutti e di altre stragi sul lavoro
Queste “giornate” cominciano un po’ a “dare fastidio”; ricordo una scritta delle femministe su un manifesto che annunciava “ 8 marzo: il comune dalla parte delle donne”; le compagne scrissero “e tutti gli altri giorni contro ”; quella scritta viene in mente quando si prende atto che alla giornata partecipano esponenti del governo Meloni; è ovvio che un governo su un tema così importante dica qualcosa ma vediamo cosa dice e soprattutto cosa fa; nonostante il rischio di retorica e di ipocrisia, sarebbe incongruo far passare la “scadenza” sotto silenzio; cosa fa il governo: un decreto che tende a nullificare le attività ispettive e una grottesca “patente a punti“ che ne fa perdere 15 per un morto sul lavoro e che però non inibisce l’attività imprenditoriale se ne recuperi 5 con un corso di formazione!
Un semplice “gioco delle tre carte” col quale si spera di poter ipnotizzare qualcuno; non ne possiamo più della frasi del tipo “non è accettabile che un lavoratore saluti la famiglia per andare a lavorare e non torni a casa la sera”; se dopo decenni di lotte coraggiose (a volte vincenti ) per la prevenzione siamo ridotti alle frasi di circostanza siamo veramente al punto zero; la storia della Repubblica, dopo la sconfitta del nazifascismo, ha deluso le aspettative dei lavoratori; già dalla fine degli anni cinquanta con la crescita dello sviluppo industriale si cominciò a consumare uno stillicidio quotidiano di morti operaie inframmezzato da stragi (Ribolla 1954, Marcinelle 1956 e altre); nei primi anni settanta rimbalzavano notizie da Taranto,da quella che si chiamava Italsider, di eventi mortali, notizie accompagnate da commenti fatalisti da parte delle istituzioni: sono i morti che occorre inevitabilmente pagare al progresso; quasi una riattualizzazione degli antichi sacrifici umani agìti in alcune società “primitive” per ingraziarsi le divinità e oggi nell’era capitalistica per massimizzare i profitti.
Questo cinismo istituzionale fu uno dei motivi per i quali nel movimento degli studenti di medicina si accese ancora di più l’interesse per i rapporti tra modo di produzione e salute; negli stessi anni i consulenti del padrone inventarono la “personalità infortunistica“, quella del lavoratore che tendeva ad infortunarsi a causa di vulnerabilità individuali (un concetto sostanzialmente lombrosiano); questa tesi è stata poi accantonata per problemi di scarsa credibilità ed ha lasciato spazio ad una altra meno cruenta ma altrettanto mistificatrice: l’errore umano; abbiamo però sempre constatato , sulla nostra pelle, che il cosiddetto “errore umano” non esiste.
Il 26 maggio 2022 con la nascita della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO, abbiamo anche proposto di evitare il termine “infortunio”; esso infatti evoca concettualmente la mancanza di fortuna mentre gli eventi di cui parliamo rispondono a ben altre dinamiche; quando accade una strage come quella al lago di Suviana (aprile 2024) o nel caso del singolo morto sul lavoro di s. Giorgio (Bo) si va alla ricerca che quello che potrebbero dirci le “scatole nere”; è ovvio che le scatole nere possono dare contributi alla ricostruzione delle dinamiche ma è singolare che non si faccia mai riferimento ,almeno nei commenti immediati, al DVR ; eppure la lettura del DVR, per esempio nel caso di Attilio Franzini, ci dovrebbe far comprendere perché alle 4 del mattino (a fine turno) il lavoratore si trovasse sul binario sul quale è stato travolto; dal giorno della nascita della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO abbiamo sempre sostenuto che dietro ogni evento mortale acuto o che si manifestati dopo lunga latenza (malattia professionale) c’è sempre o una lacuna del DVR o una valutazione del rischio ben redatta ma rimasta “sconosciuta” ai lavoratori; la “vecchia” rivendicazione dell’aumento dei controlli ispettivi rimane attuale e pertinente però occorre rimodulare le modalità di gestione delle ispezioni che devono essere frequenti, capillari ma PRECEDUTE DA RIUNIONI ASSEMBLEARI CON I GRUPPI OPERAI OMOGENEI DEI LAVORATORI.
In attesa della ripresa di questa prassi stiamo comunque attivando gruppi operai omogenei che analizzano le loro condizioni di lavoro sia dal punto di vista fisico che organizzativo al fine di evidenziare rischi evitabili e di elaborare/proporre AZIONI DI MIGLIORAMENTO ANCHE SUL PIANO ERGONOMICO E DEL CONTENIMENTO DEL DI STRESS.
La modifica dei rapporti di potere a favore dei lavoratori è il prerequisito indispensabile per una vera strategia di prevenzione; non prenderne atto significa cha ancora ci troveremo a porgere condoglianze “il giorno dopo”; se sincere le condoglianze sono un grande valore umano ma dobbiamo lavorare perché non vi sia bisogno di porgerle.
Purtroppo le ultime misure del governo, SE NON RIUSCIAMO A RIGETTARLE , saranno foriere di nuovi lutti e nuove stragi.
Vito Totire
Medico del lavoro
RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
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