DdL 1660 “Sicurezza” che pagheremo cara

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La loro Sicurezza a nostre spese

Trovo sconvolgente e molto preoccupante che, di fronte alle proteste generalizzate per l’approvazione del DdL 1660/2024 (il c.d. “Decreto sicurezza”), ci siano coloro i quali, a mio parere, ne sottovalutano la gravità delle possibili conseguenze e, addirittura, accusano le opposizioni di fomentare la rivolta nel denunciare un preoccupante tentativo di “Stato di polizia”.

Naturalmente, che dichiarazioni di questo tipo provengano da rappresentanti delle forze di governo e loro sodali è, per lo meno, scontato. Che a costoro, però, si aggiunga anche qualcuno che, in nome di una pretenziosa “autonomia di pensiero”, finisce (in effetti) nel prodursi in una equivoca “equidistanza”, è sconcertante!

In questo senso, che in Italia (attualmente) non esista un partito con connotazioni ed obiettivi “di sinistra” è chiaro a tutti (che il Pd potesse svolgere una tale funzione l’ho sempre ritenuta una pia illusione). Che il governo Meloni possa essere definito semplicemente “conservatore” piuttosto che “fascista senza camicie nere”, è anche comprensibile. Quello che, però, appare inaccettabile è la continua denigrazione di qualsiasi posizione assunta da una qualunque delle forze di opposizione all’attuale Esecutivo. Vanno bene gli stimoli e le sollecitazioni, così come positivi appaiono gli inviti al confronto “di merito”, piuttosto che le proteste fini a se stesse, ma ho la sensazione che, talvolta, si finisca – involontariamente – per rappresentare un segno di “riconoscimento” alla destra di governo.

Semplicemente paradossale poi, la posizione di coloro i quali ritengono di poter giustificare il ricorso a misure così repressive sulla scorta dei reportage televisivi che – naturalmente, in ossequio agli obiettivi politici della propaganda di governo – sollecitano e stimolano l’immaginario collettivo attraverso il susseguirsi di notizie relative a furti, rapine e violenze di giovani gang. Tutte questioni che, però, non hanno nulla a che vedere con il merito del DdL 1660.

Infatti, il suddetto DdL persegue ben altri obiettivi.

Si tratta, quindi, di stabilire se le critiche rivolte al provvedimento siano da considerare, come qualcuno sostiene, semplici espressioni di demagogia “di sinistra” oppure rappresentino, effettivamente, un dato negativo se non, addirittura, un concreto pericolo per la democrazia italiana. Personalmente, sono dell’idea che – al pari di iniziative politiche analoghe intraprese dal governo Meloni – il testo del DdL 1660 rappresenti l’ennesima tappa di un “work in progress” sulla via della definitiva “orbanizzazione” (l’autocrate ungherese che “regna” da poco meno di un ventennio in Ungheria) dell’Italia!

D’altra parte, a chi giudica demagogiche e propagandistiche le proteste contro le misure del suddetto DdL, in quanto negherebbero la riaffermazione di uno stato di diritto e favorirebbero il dilagare dei reati ed il prosperare dell’illegalità, è opportuno evidenziare che dissenso e indignazione, grossolanamente definiti “opposizione radical-chic”, hanno caratterizzato anche il contenuto di alcuni articoli apparsi sulle pagine della versione on-line del quotidiano cattolico” Avvenire”. Anche quest’ultimo andrebbe quindi catalogato tra i radical-chic che preferirebbero una deriva da Far West all’italiana o, piuttosto, considerato espressione delle sincere preoccupazioni dei vertici di quel cattolicesimo indisponibile a coprire la deriva di tanti pseudo-cattolici sempre pronti a manifestare “pubbliche virtù” e coltivare “vizi privati”?

In questo senso, considero miserevole condividere una misura che impedisce l’acquisto di una scheda telefonica (giusto art. 32 del DdL) da parte di stranieri non provenienti da Paesi europei e sprovvisti di permesso di soggiorno. Veramente la si può – ipocritamente e con deplorevole ignavia – considerare un deterrente all’illegalità e non, piuttosto, una norma vessatoria (discriminatoria e, direi, disumana), che si presta ad un’ulteriore criminalizzazione di tanti extracomunitari? La stessa, tra l’altro, penalizzerebbe anche coloro che posseggono tutti i requisiti per ottenere asilo e/o permesso di soggiorno e sono in attesa della conclusione delle procedure, oltre che alimentare un nuovo mercato “nero” di schede Sim. Si tratta, in sostanza, di una modifica al Codice delle Telecomunicazioni che dovrebbe semplicemente sconvolgere e lasciare allibiti, per la cattiveria gratuita che pare averla dettata!

Le proteste – come anticipato – hanno origini diverse e, in aggiunta a quelle che alcuni (strumentalmente) liquidano ricorrendo a definizioni quali “rivoluzionari da salotto”, piuttosto che “nemici del governo a prescindere”, è importante rilevare che oltre all’iniziativa della Cgil (noto “nido” di incalliti ed irrecuperabili bolscevichi), che ha già convocato un presidio presso la Prefettura di Genova, sono state sollevate forti perplessità anche da parte di giuristi e magistrati.

Secondo i primi, così come sintetizzato attraverso alcune considerazioni del Prof. Antonello Ciervo, docente di Diritto pubblico (Unitelma Sapienza di Roma), il previsto aggravamento della pena “se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura ritenuta strategica, rappresenta un’illogicità dal punto di vista giuridico e denota il chiaro intento di criminalizzare le proteste ambientaliste”. Al riguardo, ad esempio, sarà opportuno domandarsi cosa ne sarà delle legittime (purchè pacifiche) proteste “No Tav” e contro l’ipotesi del “Ponte sullo stretto”. E se si fosse applicato in passato alle tante manifestazioni “No Vax”, notoriamente supportate dall’attuale Presidentessa del Consiglio?

E cosa rispondere a coloro che inneggiano – attraverso il ricorso al 1660 /2024 – alla possibilità di (finalmente) contrastare odiose “proteste di tipo corporativo”, facendo finta di dimenticare che, a farne le spese, sarebbero anche le più che legittime proteste operate da lavoratori iscritti ai Sindacati confederali, oltre che da semplici cittadini cui sarebbe, nei fatti, impedito di esprimere il proprio dissenso?

Così come sarebbe opportuno domandarsi quale livello di civiltà esprima una società che preveda l’esecuzione di una pena detentiva in carcere per le donne incinte e le madri con figli neonati.

Rappresenta questa la soluzione da adottare da parte di un governo democratico – degno di definirsi tale – per risolvere i “mal di pancia” dei tanti cittadini “benpensanti” esasperati dai borseggi delle donne rom alle stazioni ferroviarie di Milano e Roma?

E, mi chiedo, quale giudizio esprimere rispetto ad un Esecutivo che ricorre al sistema penale per reprimere problematiche tanto diverse tra loro quali, ad esempio, l’occupazione di abitazioni “sfitte” e quelle ai danni di persone sole e/o anziane, ad opera di delinquenti comuni?

Inoltre, come restare tranquilli di fronte a norme che consentono ai Questori di disporre l’allontanamento preventivo, fino a 48 ore, di un cittadino da una determinata area urbana? È tanto peregrino tornare ad immaginare, soprattutto da parte di quanti ne ricordano ancora gli effetti, la funesta opera di tanti nuovi Podestà ai danni di sindacalisti e politici “scomodi”?

E per concludere, almeno per il momento, possibile che si possa tranquillamente e supinamente accettare la vera e propria “svolta all’americana”, attraverso la norma che consentirà ad oltre 300 mila addetti alle forze dell’ordine – tra Carabinieri, Polizia, Finanza e Polizia locale – di dotarsi, senza licenza, di ulteriori armi (oltre a quella già in dotazione ufficiale) anche quando non sono in servizio? Io ne sono fortemente preoccupato e, con tutto il rispetto per coloro che operano con onore per il rispetto dell’Ordine pubblico, non oso immaginarne le possibili conseguenze.

In definitiva, il DdL 1660, se non proprio un “condensato di propaganda e repressione”, oltre che “una follia giustizialista che introduce oltre 20 nuovi reati o aggravanti, con norme di dubbia costituzionalità”, come definito dalle opposizioni, tanto in Commissione quanto alla Camera, appare, per lo meno, foriero di foschi presagi.

Renato Fioretti

Esperto Diritti del Lavoro. Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

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