Il treno non si fermò a Kiev

Tito Barbini I Libri di Mompracem, 2022

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“Il treno non si fermò a Kiev. Storie di gente e stazioni nel viaggio in ferrovia più lungo del mondo” è un libro di Tito Barbini, già sindaco di Cortona, presidente della provincia di Arezzo e infine assessore della Giunta Regionale Toscana, esponente del PCI, attivista e ancor di più al tempo della militanza giovanile, ormai congedato dal 2004 con la scadenza dell’ultimo mandato in regione per dedicarsi interamente a quella che è sempre stata una sua grande passione: il viaggio.

Dal suo lungo soggiorno sull’isola greca di Astypalea, sul Mar Egeo, lo scrittore toscano ripercorre molteplici viaggi del passato sulla più lunga ferrovia del mondo, che da Oporto, con immancabili cambi, conduce fino a Ho Chi Minh, l’attuale Saigon, capitale del Vietnam.

Un’opera piena di ricordi e significati e non solo, in primo piano predomina lo spirito del viaggio che conduce alla conoscenza attraverso queste bellissime esperienze portando con sé un’ampiezza di orizzonti con risvolti politici, sociologici e, soprattutto, storici.

A chi domanda quale sia stato l’obiettivo del mio viaggio, – dichiarò a suo tempo Tito Barbini – rispondo che non ho nessun obiettivo in testa, vado dove trovo qualcosa che mi incuriosisce, mi intriga, dove comincio a trovarmi a mio agio. Piccole storie e luoghi comuni che mi aspettano.

Allora Il treno non si fermò a Kiev racconta di un viaggio senza alcun obiettivo in testa, solo andare dove si pensa di trovare qualcosa che incuriosisce, che intriga, che dà piacere all’autore e … anche al lettore si pensa, senza guide, senza mappe, ma dove si scopre qualcosa da raccontare.

Sono treni senza tempo che approdano in stazioni sconosciute dove raccogliere spunti di riflessione letteraria e politica, passioni temerarie che l’autore con grande autorevolezza di scrittura riporta alla luce.

Ogni tappa di questo percorso non ha l’ambizione di insegnare qualcosa, ma apre numerosi riflessioni, dove si riscontrano particolari di architettura delle varie città toccate, senza trascurare Kiev, città che compare nel titolo di questo libro e che nel suo viaggio l’autore non tocca. Tito Barbini non dimentica il suo trascorso politico e anche se il treno non passa in Ucraina, questo paese con la guerra in corso non può stare lontano dalle sue preoccupazioni ed è per questo che viene evocato in molte parti del libro come pietra di paragone odierna di tante violenze e barbarie del passato.

Interessante a appassionato è il suo racconto sulla Cambogia dei Khemr rossi, ma non mancano elementi che ricordano il genocidio nazista, in primis sul capitolo della Polonia con Varsavia rasa al suolo da Hitler prima della ritirata tedesca e il pensiero sulla tragica realtà di Auschwitz, poi la guerra in Ucraina dove non mancano critiche all’occidente che già scalpita pensando al business del dopo con tutti i grandi progetti della ricostruzione.

Il viaggio viene affrontato con lentezza per cogliere meglio le cose e l’autore in questo mostra una grande maestria, perché viaggiare con lentezza, con lunghe soste, permette non soltanto di osservare con occhio critico contemplando lo spazio. Barbini va oltre perché in questa permanenza ne assorbe la profondità e l’energia e riesce con maestria a trasmetterla al lettore.

Non mancano in questi racconti riferimenti a grandi scrittori e registi. Basta ricordare Boris Pasternak, Lev Tolstoj, Dino Buzzati, Bernardo Bertolucci e Francis Ford Coppola per citarne qualcuno.

Le storie ferroviarie sono una passione inesauribile, una miniera da esplorare, le stazioni trasmettono una luce speciale e i treni non solo fanno pensare a gente che parte e che arriva ma che porta dietro storie più impensate.

Il treno non si fermò a Kiev ha come sottotitolo “Storie di persone e stazioni nel viaggio in treno più lungo del mondo” e anticipa un viaggio veramente singolare, luoghi dove l’autore è stato realmente e se quel viaggio lo ha soltanto immaginato, i luoghi raccontati li ha visti di persona e li ha ricostruiti in questa ricca narrazione attraverso il ricordo.

Giorgo Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

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