Profilazione razziale in Italia: la denuncia europea
Per la sesta volta negli ultimi anni i 46 stati membri del Consiglio d’Europa firmano un rapporto che segnala come l’Italia, e in particolare la polizia, abbia comportamenti discriminatori nei confronti di persone con background migratorio, soprattutto nere, e rom, con controlli e fermi basati unicamente sulla “origine etnica” delle persone. Una profilazione razziale che svela l’ovvio e rimanda alla pagina più nera della storia del Novecento: il nazismo e il fascismo
“Racial profiling”, profilazione razziale. Ovvero: controlli e fermi di polizia basati unicamente sull’origine etnica delle persone. È la denuncia dell’Ecri (organo antirazzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa) nell’ultimo rapporto dedicato all’Italia. Lo aveva scritto più o meno uguale nei precedenti cinque rapporti, segno che le disgustose battute sui cani e porci del gatto Matteo e le indignazioni furibonde contro le presunte “ingiurie” della volpe Giorgia sono cadute fuori dal vaso. La realtà è che di fronte agli immigrati, meglio se neri, e ai rom, meglio se provenienti dalla ex-Jugoslavia, non c’è destra o sinistra politica che tenga. La sola differenza sta nel pervicace “candore” di ministri, sottosegretari, deputati, senatori, rappresentanti politici dei partiti di questo governo nel dire esattamente ciò che pensano. Neppure il prode Minniti, già ministro dell’interno nel governo Gentiloni, avrebbe osato tanto.
Infatti il Consiglio di Strasburgo, che raccoglie ben 46 stati membri, sottolinea come «le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale». E chiede all’Italia uno studio completo e indipendente che verificherà nell’arco dei prossimi due anni.
C’è qualcuno che pensa che nel 2027 le cose saranno migliorate? Anche perché l’attuale rapporto è nei cassetti ben chiusi del governo da sei mesi, senza trovare una via d’uscita. E tutto fa ritenere che, al di là di un po’ di sguaiata propaganda, in quei cassetti tornerà a giacere.
Sono stata testimone oculare, nel 2020, durante una visita in Italia di una rappresentanza dell’Ecri, delle parole dei rom e posso assicurare che quel che i commissari europei hanno scritto è esattamente quello che hanno ascoltato. «Durante la sua visita in Italia – si legge nel rapporto – l’Ecri ha ricevuto molte testimonianze di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, soprattutto sulla comunità rom e sulle persone di origine africana». «Sono numerosi i settori in cui la profilazione etnica si manifesta in maniera più marcata. Ad esempio, le politiche governative possono conferire eccessivi poteri discrezionali alle forze dell’ordine, che poi li utilizzano per prendere di mira gruppi o individui in base al colore della pelle o alla loro lingua. Molto spesso, la profilazione etnica è determinata da taciti pregiudizi».
«La profilazione razziale costituisce una forma specifica di discriminazione razziale e deve essere espressamente vietata dalla legge», ricorda l’Ecri. «Genera una sensazione di umiliazione e ingiustizia tra i gruppi che ne sono oggetto, porta alla loro stigmatizzazione, alla creazione di stereotipi negativi nei loro confronti e alla loro alienazione e ostacola le buone relazioni nelle comunità». Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, la profilazione razziale può portare a un “razzismo istituzionalizzato”.
L’Ecri esorta gli Stati membri del Consiglio d’Europa a prendere misure in questa area, dallo sviluppo di procedure di reclutamento che garantiscano che la composizione della polizia rifletta la diversità della popolazione, alla creazione di organismi totalmente indipendenti incaricati di indagare su presunti abusi commessi dalla polizia. A tutti i responsabili politici degli Stati membri del Consiglio d’Europa viene chiesto di inviare un messaggio chiaro di tolleranza zero e di agire in modo efficace contro il razzismo e la discriminazione nelle attività di polizia e in altre aree. Questo per «far avanzare l’attuazione delle raccomandazioni dell’Ecri e per far conoscere meglio la dimensione storica del razzismo e delle disuguaglianze, soprattutto il colonialismo e la schiavitù, i cui lasciti hanno avuto degli effetti in tutta Europa».
“Profilazione razziale” è un’espressione terribile, che rinvia a tempi oscuri che avremmo voluto non più conoscere, anche se assistiamo in queste ore, in questi mesi, a veri e propri genocidi mascherati da presunte reazioni a catena.
L’Ecri vuole mettere in guardia contro una deriva che potrebbe rivelarsi inarrestabile. C’è nell’aria un sapore di 1935, anno del raduno nazionalsocialista di Norimberga nel quale Hitler annunciò i provvedimenti legislativi dell’antisemitismo. Ma, nonostante nella legislazione razzista di Norimberga si facsse riferimento solo alla popolazione ebraica, le leggi vennero applicate anche nei confronti dei cittadini tedeschi con origini africane, principalmente figli nati da soldati africani dell’esercito francese di stanza in Renania dopo la fine della prima guerra mondiale con donne tedesche, e alle popolazioni di rom e sinti.
Anche l’Italia fascista non fu da meno: le leggi razziali vennero introdotte nel ’38 ed ebbero vita fino al ’43. In particolare la persecuzione si aggravò dopo la costituzione della Repubblica sociale, quando tutti gli ebrei presenti in Italia divennero passibili di arresto da parte della polizia italiana, che venne così coinvolta nelle operazioni di rastrellamento organizzate dagli occupatori nazisti: gli oltre 600 ebrei partiti il 30 gennaio 1944 da Milano per il campo di concentramento di Auschwitz erano stati quasi tutti rastrellati dalla polizia italiana. In totale in Italia furono arrestati e deportati nei lager nazisti 6.806 di ebrei, di cui solo 837 sopravvissero ai lager nazisti.
Perché rom e sinti, che erano “ariani puri” subirono la stessa sorte degli ebrei, degli omosessuali e dei comunisti? La quadratura del cerchio la trovò il prof. Hans Gunther, ”scienziato razziale”, il quale constatò che durante i secoli i rom si erano talmente mescolati con altre etnie, da imbastardirsi con sangue di razze inferiori, soprattutto slave, diventando irrecuperabili e pertanto da eliminare.
Ecco perché nel 1942 venne l’ordine di arrestare tutti gli individui dai caratteri somatici propri degli zingari, compresi gli zingari di sangue misto che si trovavano nel Reich, e di trasportarli ad Auschwitz, a qualunque età e sesso appartenessero. Nei campi i rom hanno vissuto nelle stesse condizioni e hanno subito la stessa sorte degli ebrei. Nella notte fra il 2 e 3 agosto del 1944, le baracche degli zingari furono svuotate e uomini, donne e bambini trovarono la morte nel crematorio numero 5 di Birkenau.
Fu il Porrajmos, grande divoramento, devastazione.
Anna Pizzo
24/10/2024 https://www.dinamopress.it/
L’immagine di copertina è di Victoria Pickering March for racial justice Settembre 2017 in DC
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