Disastri alluvionali, il Big One deve ancora accadere
Si è svolta a Bologna una manifestazione del variegato movimento ambientalista, piuttosto partecipata, con una piattaforma che univa vecchie e nuove rivendicazioni insieme alla viva preoccupazione per il ripetersi dei gravi fenomeni alluvionali.
Infatti, ciò a cui stiamo assistendo in questi anni a Bologna e regione è solo un piccolo assaggio di qualcosa di più grave e di più grande che a breve potrebbe accadere.
Le cause delle disastrose alluvioni sono due: i cambiamenti climatici e la cementificazione dei suoli. Sulla prima dobbiamo incidere a livello globale e quindi il nostro contributo sarà relativo, seppur essenziale; sulla seconda invece possiamo incidere solo a livello locale, e il nostro contributo potrebbe essere risolutivo, fermando la cementificazione dei suoli.
In teoria c’è una legge urbanistica regionale, approvata nel 2017, che avrebbe dovuto azzerare il consumo di suolo, ma come sempre più spesso accade in politica, dietro ad un obiettivo virtuoso si nascondevano obiettivi opposti. Infatti, la legge non solo non ha ridotto il consumo di suolo (vedi i dati ISPRA), ma ha decuplicato le nuove aree di espansione residenziale, logistico e produttivo. “Ma com’è possibile?” domanderanno i nostri lettori. Il trucco è semplice: fai una legge, dichiara che è la più bella legge del mondo, ma poi metti una norma transitoria che farà valere le restrizioni dopo 5 anni dalla approvazione della legge, e così in quei 5 anni tutti gli immobiliaristi e gli speculatori edilizi, con la subalternità collusiva di alcune amministrazioni comunali, faranno la corsa per farsi approvare il numero più alto possibile di aree edificabili, quella che potremmo chiamare la Grande Abbuffata.
Questo è accaduto in Emilia-Romagna dal 2017 al 2022: nella cosiddetta e famelica fase transitoria, tutti i Comuni hanno approvato piani urbanistici che trasformeranno nei prossimi anni milioni di metri quadri di territorio agricolo in cemento, pari forse a 5 volte di più rispetto a quello che era accaduto nei decenni precedenti.
Una volta che saranno cementificati quei suoli, il dramma conosciuto dalle alluvioni fino a qui, sarà probabilmente un lontano ricordo, sovrastato da devastazioni molto più gravi.
Si pensi che l’obiettivo della Regione Emilia-Romagna di ridurre il consumo di suolo per tutelare il territorio dal rischio alluvioni è così inesistente, che la stessa Regione, lo scorso maggio, ha deciso di prorogare ulteriormente la malefica e famelica fase transitoria della legge urbanistica proprio per i Comuni alluvionati. Si avete capito bene, proprio per i Comuni alluvionati del maggio 23 si è deciso di allargare le maglie della cementificazione. E’ come se un dottore dicesse ad un paziente malato di diabete di assumere zuccheri per guarire.
Ma visto che la fase transitoria si è conclusa nel 2022, siamo ormai al riparo? Purtroppo no per due ragioni. La prima consiste nel fatto che quanto approvato nella fase transitoria sarà cementificato nei prossimi anni, e le nefaste conseguenze le vedremo quindi nel futuro. La seconda è costituita da tutte le altre eccezioni che la legge urbanistica ha distribuito qua e là del complicato articolato di legge, e che consentono di derogare dalla “buona urbanistica”, per continuare a speculare e cementificare.
E’ quindi necessario compiere la principale di tutte le decisioni: una moratoria di tutte le previsioni urbanistiche non ancora realizzate fino a che non abbiamo cambiato la legge urbanistica, stabilendo quali debbano essere le nuove restrizioni al consumo di suolo, fino a che non ci saranno le nuove mappe del rischio idraulico, fino a che non saranno realizzati i nuovi interventi di sicurezza idraulica.
Questa è la prima cosa seria da fare, senza la quale qualsiasi altro sforzo si rivelerà insufficiente. Chi fra i candidati alle prossime regionali vorrà sinceramente proporlo?
Sergio Caserta
28/10/2024 https://www.ilmanifestoinrete.it/
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