Riscrivere la Risoluzione 1701: la copertura diplomatica di Hochstein per l’espansione israeliana
L’ultima missione diplomatica di Amos Hochstein in Libano, lungi dal promuovere una vera pace, sembra progettata per usare la diplomazia come strategia segreta per conseguire ciò che la forza militare non è riuscita a ottenere.
Fonte: English version
Di Anis Raiss – 25 ottobre 2024
Il 21 ottobre, Amos Hochstein, nato in Israele nel 1973 e un tempo membro dell’equipaggio di un carro armato israeliano, è tornato in Libano come inviato degli Stati Uniti, non per garantire la pace ma per ridefinirla secondo i termini di Tel Aviv.
L’ironia è innegabile: Israele, dopo aver perso 28 carri armati in quasi altrettanti giorni durante il suo ultimo tentativo di invasione, ora invia uno dei suoi ex carristi, non in battaglia, ma in diplomazia, per ottenere attraverso le parole ciò che la forza militare non è riuscita a garantire: il controllo del Libano attraverso le revisioni della Risoluzione ONU 1701.
La missione di Hochstein può sembrare un atto di diplomazia, ma riguarda davvero la promozione della pace? O si sta allineando alla politica israeliana per ridefinire il controllo mentre erode la sovranità del Libano? La facciata diplomatica nasconde solo sottilmente l’agenda sottostante di controllo.
Dagli Accordi di Oslo alla Risoluzione 1701: Reinterpretare la pace per il controllo
Il gioco israeliano di manipolare i processi di pace non è una novità. In un video trapelato nel 2001, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si vantava della sua manipolazione degli Accordi di Oslo, usando frasi vaghe come “strutture militari” per rafforzare il controllo israeliano sulle aree contese.
Netanyahu ha dichiarato apertamente: “L’America è qualcosa che si può manovrare facilmente”, alludendo alla facilità con cui l’influenza israeliana plasma la diplomazia statunitense, una dinamica che è evidente oggi nelle azioni di Hochstein.
La spinta del veterano dell’esercito israeliano per gli emendamenti alla Risoluzione 1701 è una chiara continuazione di questa strategia: promuovere gli interessi dello Stato di Occupazione sotto le mentite spoglie della diplomazia di Washington. Proprio come Netanyahu ha reinterpretato gli Accordi di Oslo per consolidare il controllo israeliano, le modifiche proposte da Hochstein alla Risoluzione 1701 cercano di trasformarla in uno strumento per estendere l’influenza di Tel Aviv. Questa non è diplomazia per la pace; è diplomazia per il potere.
Risoluzione 1701: La battaglia incompiuta di Israele
La Risoluzione 1701, approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, ha segnato un punto critico per Israele, che si è trovato incapace di sconfiggere Hezbollah durante la guerra di luglio nonostante le sue avanzate capacità militari.
Mediato dall’allora Segretario di Stato americano Condoleezza Rice, il cessate il fuoco ha permesso a Israele di salvare la faccia sotto le mentite spoglie della diplomazia piuttosto che affrontare una battaglia prolungata e impossibile da vincere. Ma la Risoluzione è da allora un punto di contesa in corso, che Israele ha ripetutamente violato.
Una violazione degna di nota è la continua Occupazione israeliana di Shebaa Farms, che contravviene sia alla Risoluzione 1701 che alla precedente Risoluzione 425. La decisione di Hezbollah di rimanere in armi, spesso criticata a livello internazionale e in alcuni ambienti a livello nazionale, diventa una risposta logica e legalmente giustificata ai sensi del Diritto Internazionale, data l’Occupazione israeliana del territorio libanese. La presenza continua delle forze israeliane mina la pace stessa che la Risoluzione 1701 mirava a stabilire.
Il disprezzo di Tel Aviv per la Risoluzione si estende oltre l’Occupazione territoriale. Dal 2013, Israele ha ripetutamente violato lo spazio aereo libanese per condurre attacchi alla Siria, trattando i cieli del Libano come una porta di servizio non sorvegliata per interventi stranieri.
Questo comportamento belligerante è simile a un intruso che usa il cortile di un vicino per attaccarne un altro, un atto che mina completamente la sovranità del Libano. Nell’agosto 2019, c’è stata una significativa intensificazione quando Israele ha lanciato un attacco con droni a Beirut, che l’allora Presidente Michel Aoun ha condannato come una “dichiarazione di guerra”.
Inoltre, l’Occupazione israeliana della parte settentrionale del villaggio di Ghajar viola ulteriormente sia la Linea Blu che la Risoluzione 1701. Nonostante l’UNIFIL e le Forze Armate libanesi si siano schierate a Sud del fiume Litani, il persistente rifiuto di Israele di ritirarsi assicura che la pace rimanga irraggiungibile, lasciando il Libano sotto la costante minaccia dell’aggressione israeliana.
Riscrivere la Risoluzione 1701
Gli emendamenti proposti da Hochstein alla Risoluzione 1701 rivelano la strategia più ampia di Israele di utilizzare meccanismi internazionali per promuovere i propri obiettivi. Questi cambiamenti estenderebbero la giurisdizione dell’UNIFIL di due chilometri a Nord del fiume Litani, consentendo alle forze internazionali di condurre perquisizioni, pattugliamenti e ispezioni senza richiedere l’approvazione delle autorità libanesi. Queste ispezioni possono includere la perquisizione di veicoli, proprietà private e siti di armi sospette.
Di fatto, questa è una richiesta al Libano di cedere il controllo sul proprio territorio, una chiara violazione della sua sovranità. Con il pretesto del mantenimento della pace, ciò garantirebbe a Israele il controllo indiretto sulle dinamiche di sicurezza interna del Libano, soprattutto perché l’attività di analisi per queste operazioni potrebbe essere influenzata da, o addirittura provenire da, fonti israeliane.
Occhi puntati sul Sud
La proposta di Hochstein solleva preoccupazioni critiche sulla supervisione dei servizi segreti: chi guiderà queste operazioni e come potrebbero essere serviti gli interessi segreti israeliani? Il potenziale coinvolgimento di aziende tecnologiche israeliane come Toka, co-fondata dall’ex Primo Ministro Ehud Barak, è indicativo.
Toka è specializzata in tecnologie di sorveglianza avanzate in grado di piratare e manipolare filmati video in diretta o registrati da telecamere di sicurezza pubbliche e private, comprese quelle nei porti, negli aeroporti e nei valichi di frontiera.
Se la tecnologia di Toka venisse impiegata nel Libano meridionale, potrebbe potenzialmente compromettere gli stessi sistemi utilizzati da UNIFIL. Questa tecnologia, che non lascia traccia, potrebbe essere sfruttata per monitorare Hezbollah e i movimenti militari libanesi, il tutto sotto le mentite spoglie di operazioni internazionali di mantenimento della pace. Le conseguenze sarebbero profonde: una completa erosione della sicurezza del Libano, sostituita da una rete di sorveglianza manipolata da Israele per servire i propri interessi strategici.
L’approccio di sorveglianza segreta di Israele può essere visto nel modo in cui gestisce i sobborghi meridionali di Beirut. La famigerata Dottrina Dahiya sostiene la distruzione schiacciante di aree civili per colpire le roccaforti di Hezbollah, eppure Israele sembra evitare di attuare pienamente questa politica, forse a causa del suo desiderio di preservare le infrastrutture che supportano le operazioni segrete.
Tecnologie come quella di Toka suggeriscono un piano più calcolato, che consente il monitoraggio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 delle aree controllate da Hezbollah sul corso del fiume Litani. Armato di precise informazioni, Israele potrebbe eseguire attacchi mirati o operazioni di assassinio simili a quelli visti durante la Guerra del 2006, trasformando il Libano meridionale in una zona di sorveglianza perpetua e violenza intermittente, il tutto con il pretesto di aderire alla Risoluzione 1701.
Il rifiuto di Berri
Nabih Berri, leader di lunga data del Movimento Amal e fedele alleato di Hezbollah, si è immediatamente opposto agli emendamenti proposti da Hochstein. Come Presidente del Parlamento dal 1992, Berri è stato una figura chiave nella resistenza alle ingerenze israeliane e nella difesa della sovranità libanese.
Il suo rapporto di lunga data con Hezbollah e il più ampio movimento politico Sciita lo posiziona come una figura cruciale nella lotta del Libano contro l’intervento straniero. Dopo aver ricevuto le proposte di Hochstein, Berri le ha riconosciute per quello che erano: un tentativo di minare la sovranità libanese sotto le mentite spoglie di un rafforzamento del mantenimento della pace.
Mentre Hochstein ha inquadrato questi emendamenti come necessari per la stabilità, la risposta di Berri è stata chiara: Il vero problema non è la mancanza di controllo, ma le continue violazioni dello spazio aereo e del territorio libanesi da parte di Israele. Come ha sottolineato Berri, qualsiasi autentico perseguimento della pace deve iniziare con il ritenere Israele responsabile della sua aggressione e garantire che rispetti le risoluzioni ONU esistenti.
Ha anche annunciato che: “Il consenso tra i libanesi sulla Risoluzione 1701 è un consenso raro e ci impegniamo a rispettarlo”, aggiungendo: “Rifiutiamo qualsiasi emendamento alla Risoluzione 1701, sia in aumento che in diminuzione”.
In un’intervista con Al Arabiya TV, Berri ha anche affermato: “Sono stato incaricato da Hezbollah dal 2006, e concorda con la Risoluzione 1701”.
La Risoluzione 1701, pensata per stabilire la pace, sta venendo rimodellata in uno strumento di sorveglianza, un meccanismo per Israele per conseguire ciò che non è riuscito a ottenere con mezzi militari. L’uso di una sofisticata tecnologia di sorveglianza, l’applicazione selettiva dei termini del cessate il fuoco e il coinvolgimento di forze internazionali servono tutti a minare la sovranità del Libano, rendendo “Pace” una parola vuota.
Anis Raiss è un analista geopolitico indipendente specializzato in Medio Oriente e nel mondo multipolare emergente. Nato nei Paesi Bassi da immigrati berberi, il lavoro di Raiss è pubblicato nella cosiddetta epoca moderna dei samizdat olandesi. Il suo motto per l’analisi geopolitica è “omnibus dubitandum”, che significa iniziare dubitando di tutto. Raiss continua a fornire ai suoi lettori preziosi spunti sul complesso mondo della politica internazionale.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
29/10/2024 https://www.invictapalestina.org/
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