Testimoni oculari dal nord di Gaza condividono racconti strazianti nell’assedio del “Piano dei Generali” israeliano

Gaza – Quds News. Mentre Israele continua la pulizia etnica del nord di Gaza, nell’ambito di un piano denominato “Piano dei generali”, i testimoni descrivono scene orribili di sofferenza, privazioni e morte che si susseguono quotidianamente. Bloccati nel ricevere aiuti salvavita, i civili sono abbandonati a se stessi in condizioni che i funzionari e i sostenitori dei diritti umani definiscono come una strategia sistematica di fame e sterminio.

Il dottor Ezzedine Shaheen, un medico locale, ha condiviso un racconto straziante da Jabalia, dove Yusuf, un ragazzino, è ferito e sanguina. “Sanguina dal collo e dagli occhi”, ha detto. “Uno dei vicini ha cercato di fasciarlo, ma l’emorragia non si è fermata dal mattino. È appoggiato ad un’auto rossa in via al-Ajarama”.
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Senza ambulanze, medici o risorse di emergenza disponibili, Shaheen chiede di essere reso visibile: “Questo è ciò che sta accadendo nel nord di Gaza […] e chiunque legga questo articolo e rimanga in silenzio è complice di questo crimine”.

A Beit Lahia, i sopravvissuti al massacro della famiglia al-Louh fanno eco a questi sentimenti. Secondo il dottor Munir al-Bursh, direttore generale del ministero della Salute di Gaza, i sopravvissuti chiedono urgentemente aiuti medici nella completa devastazione dei servizi civili e sanitari. “Il blocco in corso da parte di Israele ha paralizzato le agenzie umanitarie”, ha dichiarato al-Bursh. “Qui non c’è più alcun sostegno”.

Le persone sul campo sono rimaste sia come vittime che come soccorritori della crisi. Il reporter di Al-Jazeera Hossam Shabat ha catturato in modo toccante questa straziante realtà: “Mio fratello è il mio medico, mia madre mi tira fuori dalle macerie, il mio vicino è il mio guaritore”. I feriti sono anche i soccorritori e i martiri”.

Il giornalista Abdul Qader Sabah ha sottolineato quanto siano diventati inutili gli appelli alla Protezione civile. “Gli appelli vengono accolti con il silenzio; la #DifesaCivile è completamente paralizzata dall’incessante assalto israeliano, con il personale detenuto o sfollato”.

Uno dei massacri più devastanti degli ultimi giorni è avvenuto nel quartiere Abu Nasr, di Beit Lahia. Il dottor Ezzedine Shaheen, che vive nelle vicinanze, ha riferito che “oltre 150 persone sono state uccise o sono scomparse in una sola mattina […]. I corpi dei bambini giacevano mescolati alle macerie e all’acciaio. Quei volti, molti dei quali conoscevo, non sono più qui”. Shaheen ha aggiunto che nessuna ambulanza è venuta a recuperare i morti, che alla fine sono stati caricati su carri trainati da asini. “Una grande famiglia allargata che ha sempre riempito il quartiere di rumore e confusione; sono stati tutti uccisi da Israele, e il mondo ha continuato a girare senza che nessuno si fermasse a leggere i loro nomi. Non hanno trovato un’ambulanza per trasportarli, né qualcuno che pregasse per loro o piangesse i loro corpi. O Dio, questa è la fine dei tempi; noi crediamo in Te e nel Tuo nobile Profeta. In questo modo, tutti a Gaza aspettano il loro turno nel massacro, aspettando di vedere come Israele ci massacrerà, chi rimarrà e chi morirà. Non c’è scampo al destino umano, ma come può la nostra morte essere così transitoria e facile? E nessuno può fermare il mostro? Non c’è potere né forza se non attraverso Dio”.

“Erano una famiglia di poveri, di indigenti; nessuno faceva caso alla qualità della loro vita o della loro morte. Nessuno li ha pianti, non sono state organizzate proteste e la loro morte non ha suscitato alcun clamore. Sono passati silenziosamente dalla vita alla morte, sepolti nel mercato. Non si sono trovate ambulanze per trasportarli e i loro corpi sono stati semplicemente ammassati su carri trainati da asini”.

Altrove, Mohammed Haniyeh dell’agenzia di stampa SAND ha descritto l’angosciante ricerca della figlia Haneen da parte di una madre. “Haneen, di soli 26 anni, era fragile e sua madre ha cercato i suoi resti tra le rovine”.

La Difesa Civile di Gaza ha rilasciato dichiarazioni in cui chiede l’intervento internazionale, mentre si trova ad affrontare il settimo giorno consecutivo di inabilità a causa del blocco imposto da Israele. “Non siamo in grado di rispondere alle innumerevoli richieste di aiuto provenienti dalle case bombardate a Jabalia”, ha dichiarato Mahmoud Basal, portavoce della Difesa Civile. “Alla comunità internazionale: il nord di Gaza viene massacrato da vena a vena”.

Traduzione per InfoPal di F.L.

31/10/2024 https://www.infopal.it/t

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