Riecco la banda del nucleare
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di Alberto Deambrogio Segretario PRC Piemonte
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un susseguirsi frenetico di notizie e dichiarazioni inerenti un imminente e necessario rilancio dell’energia nucleare nel nostro Paese. Cantori di questa poderosa ripresa sono stati e sono molteplici: dai soggetti privati ai tecnici di varia levatura, dal sistema informativo sino ad arrivare al ministro dell’ambiente in carica, il biellese Gilberto Pichetto Fratin.
Abbiamo imparato a conoscere nuovi acronimi che vanno a denominare dei mirabolanti nuovi reattori nucleari modulari, che in realtà si portano dietro tutti i problemi conosciuti con in nucleare pregresso e hanno il limite aggiuntivo di non esistere se non, quando va bene, allo stadio di prototipi.
Mentre il lavorio di promozione a 360 gradi è andato avanti, il ministro Pichetto si è distinto per una ulteriore serie di esternazioni. Da una parte ha annunciato che entro il 2024 sarà pronta una nuova legge quadro, utile per garantire una rinnovata stagione di produzione atomica, dall’altra ha mandato segnali contraddittori e inquietanti rispetto al percorso di chiusura di quella vecchia. Non essendo in grado di dire parole chiare sull’iter di scelta del sito per il Deposito Unico nazionale, ha intanto spostato la data della sua realizzazione al 2039. Nelle more di tale differimento ha parlato dapprima di tre depositi collocati a nord, centro e sud dell’Italia e poi di possibile rinnovamento dei depositi esistenti. Un quadro effettivamente sconfortante, quando, tanto per fare un esempio, a Trino Vercellese Sogin continua a sua volta nel procrastinare la fine del decommissioning della centrale Fermi; smantellamento su cui ci sono chiari interessi dell’americana Westinghouse.
L’insieme delle volontà/velleità nucleariste, associate appunto alla scarsa efficacia nella risoluzione dei guai accumulati sino al 1987, hanno trovato di recente un nuovo punto di appoggio, nominalmente costruito fuori dall’area governativa, ma che invece a mio avviso ha più di una superficie di contatto con quest’ultima. Si tratta di una LIP (Legge di Iniziativa Popolare) lanciata da un insieme di forze che comprende oltra all’associazione Amici della Terra, i Liberali, i Radicali, Azione di Carlo Calenda e che si pone come obiettivo la reintroduzione del nucleare nel mix energetico del nostro Paese. Nel merito la soluzione
Il dato da sottolineare immediatamente è quello della velocissima raccolta delle firme necessarie per il deposito del testo; in poco più di una settimana le sottoscrizioni on line hanno messo al sicuro il tutto. E’ proprio tale caratteristica che spinge a una valutazione di questa operazione come caratterizzata non certo da un movimento dal basso. La recente e entusiasmante raccolta firme per il referendum contro ogni Autonomia Differenziata ha dato un altro tipo di impressione, proprio perché si è sviluppata con una campagna di lunga lena, dove i territori, le soggettività sociali e politiche sono state pienamente protagoniste.
Nel caso della LIP nuclearista appare invece evidente come l’input sia stato mandato dall’alto, con una organizzazione accurata delle adesioni. E’ del tutto evidente che il Governo con il ministro Pichetto, anche se non direttamente e formalmente costruttori di tale percorso, hanno un vistoso interesse in questa vicenda. E’ probabile che le informazioni e i passaggi da effettuare fossero condivisi e, in ogni caso, il Ministro dell’Ambiente può ora contare su una sorta di copertura morale per continuare a promuovere la sua svolta atomica.
Di fronte a questo quadro occorre che tutti gli attori, che negli anni si sono battuti affinchè il nucleare terminasse e si sviluppassero nuove politiche di efficienza, sobrietà energetica accanto all’innesto massiccio e razionale delle rinnovabili, si rimettano di buzzo buono a informare le persone e a organizzare le opportune azioni di contrasto. Come PRC pensiamo che proprio a partire dal Piemonte, con tutto il suo carico di esperienze e problemi brucianti e irrisolti, possa partire un segnale chiaro in tale direzione.
Le lotte e i momenti di riflessione che le hanno precedute in questi ultimi mesi intorno alla folle proposta di Deposito Unico a Trino, testimoniano la vitalità notevole di un movimento reso forte dall’intreccio di soggettività sociali e politiche. Si tratta ora di andare anche oltre quello specifico, raccogliendo energie anche nel mondo scientifico per provare a organizzare un momento più grande e consapevole, in grado di parlare non solo al nostro territorio, ma anche al resto del Paese. L’impegno di Rifondazione Comunista sarà profuso in questo solco, perché riteniamo indispensabile una critica radicale a un modello energetico figlio di una impostazione ideologica, economica e sociale nichilista, che ormai sta travolgendo ogni argine umano, sociale ed ambientale.
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