Salute mentale, avanza l’anti Basaglia

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I mass media, e le istituzioni, inducono a credere che in Italia i manicomi siano chiusi, e che i servizi psichiatrici italiani, siano una eccellenza unica al mondo; la realtà è ben più prosaica di quanto vorrebbero far credere.
Si cerca in questo intervento di dimostrare come l’attuazione della legge Basaglia, ha chiuso i vecchi manicomi, ma il sistema ha costruito nuove strutture manicomiali, non meno micidiali e iatrogeni di quelli vecchio. Un sistema manicomiale invisibile, ai non addetti ai lavori, in quanto suddiviso in una miriade di diversi istituti, disseminati sul territorio, e collegati da un complesso sistema di porte girevoli interconnesse, poco note. Un sistema “nuovo”, flessibile, moderno; che ospita più internati di quello “vecchio”, e come quello vecchio, per l’internato, è iatrogeno e privo di vie d’uscita.

Analizziamo insieme, a seguito, come si articola il sistema manicomiale post-basagliano.

Centro di Salute Mentale (CSM)
È il quartier generale degli “Operatori Psichiatrici” che presidiano un determinato territorio. Ospita gli uffici di assistenti sociali, psicologhi, infermieri e psichiatri. In esso sono effettuate le visite e i colloqui periodici degli internati, nonché le iniezioni prescritte per questi sfortunati.

Nel Centro di Salute Mentale sono visitati, monitorati, sorvegliati, e schedati, tutti gli internati psichiatrici del bacino di riferimento. Questi si suddividono in: internati in trattamento domiciliare; internati nelle “Strutture Psichiatriche Residenziali”; “Folli Rei” reclusi nelle “Residenze per l’Esecuzione delle Misure Esterne”. I reclusi nelle “Articolazioni per la Tutela della Salute Mentale”, che, nelle carceri, sostituiscono i vecchi “Ospedali Psichiatrici Giudiziari”, afferiscono all'”Amministrazione Penitenziaria”, e non già all’Azienda Sanitaria Locale. Tutti gli internati psichiatrici sono schedati attraverso la cartella clinica digitale.

Il Centro di Salute Mentale di via Petitti di Torino, per descriverne uno per tutti, appare come un dedalo di corridoi e di porte blindate antisfondamento. È continuamente pattugliato da una guardia armata, che ne presiede anche l’ingresso. Per accedere agli studi degli psicologi e degli psichiatri, o all’infermeria, è necessario passare il controllo della guardiola, e farsi aprire una porta blindata, suonando a un videocitofono.

Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC)

È un reparto ospedaliero chiuso da porte blindate antisfondamento, e vetri antiproiettile. È privo di telefoni per comunicare con l’esterno, quando manca il cellulare. Conta meno di venti posti letto. Vi si rimane reclusi minimo sette giorni; solitamente un mese. Nei “Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura”, sono attuati il “Trattamento Sanitario Volontario”, e il “Trattamento Sanitario Obbligatorio”. Il primo, si ha quando il ricovero e l’assunzione di psicofarmaci sono volontari. Il secondo, consiste nel ricovero e nell’assunzione di psicofarmaci coatti. In questo reparto è sempre più diffusa la contenzione al letto dell’internato, soprattutto quando questo rifiuta di assumere psicofarmaci. È la ragione per la quale, l’internato, non rifiuta di assumerli.

È spesso difficile distinguere il “Trattamento Sanitario Volontario” dal “Trattamento Sanitario Obbligatorio”. Infatti molti internati psichiatrici preferiscono il “Trattamento Sanitario Volontario”, per non vedere peggiorata la propria “Cartella Clinica” con un “Trattamento Sanitario Obbligatorio”, giudicato infamante.

Per ottenere il rilascio dal “Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura” è necessario dimostrarsi “Compiacenti” alla diagnosi formulata dagli psichiatri (anche quando non si è d’accordo), e assumere gli psicofarmaci prescritti (anche quando non lo si vorrebbe).

Trattamento ambulatoriale. È la forma più leggera di internamento psichiatrico. L’internato abita a casa propria. Previo ricatto di “Trattamento Sanitario Obbligatorio”, e di ricovero nel “Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura”, l’internato, una volta al mese, è obbligato a recarsi dallo psichiatra, per una visita della durata di 40 minuti; che, spesso, coincide con l’iniezione di neuroplegico: un vero e proprio guinzaglio chimico. Sono ammessi al trattamento ambulatoriale, gli internati che godono di un lavoro, un reddito e una casa propri; oppure di una famiglia che li accoglie. Il sostegno psicologico e la psicoterapia, sono somministrati raramente. Solitamente, l’unico trattamento somministrato, consiste nel contenimento chimico. Questo è realizzato attraverso iniezioni di neuroplegici, frequentemente somministrati in poli-farmacologia. È comune che l’internato, arrivi ad assumere quattro o cinque diversi psicofarmaci; tutti con elevati effetti iatrogeni. I detenuti che rifiutano di assumere i farmaci, o di auto-somministrarseli, sono ricoverati in “Trattamento Sanitario Obbligatorio” presso il “Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Il contenimento chimico talvolta spegne i sintomi psichiatrici, è vero, ma rende dipendenti dagli psicofarmaci, e cronicizza il malessere fisico e mentale.

Residenze Psichiatriche a Bassa Intensità. Sono piccole strutture residenziali, gestite dal privato sociale, per conto dell’Azienda Sanitaria Locale. In esse, gli internati, non dispongono di spazi abitativi privati, e sono definiti “ospiti”. Gli operatori addetti alla “Residenza Psichiatrica a Bassa Intensità”, sono relativamente pochi, e più che altro presenti nelle ore diurne. Vi sono internati i “Folli”, giudicati relativamente autonomi; ma che non hanno un lavoro, una casa propria, o una famiglia che li ospita. Quando ritenuto opportuno dallo psichiatra, un internato può essere trasferito da queste strutture in strutture più coercitive, come i “Reparti Psichiatrici di Diagnosi e Cura”, le “Cliniche Psichiatriche”; o altro ancora.

Residenze Psichiatriche a Media Intensità. Sono piccole strutture residenziali, come le “Residenze Psichiatriche a Bassa Intensità”; ma in queste strutture, insiste un maggior numero di “Operatori Psichiatrici”, presenti anche di notte.

Nelle “Residenze Psichiatriche a Media Intensità”, sono internati i “Folli” considerati di gravità media o severa. L’internato è libero di uscire dalla struttura, ma solo su permesso degli “Operatori”, e non è libero di gestire soldi, sigarette e cellulare. Le “Residenze Psichiatriche a Media Intensità” ospitano internati che non hanno casa propria, un lavoro, reddito o una famiglia che li accoglie, e che non sono considerati del tutto adatti a muoversi autonomamente sul territorio. Sull’internato, è redatta una cartella clinica, non sempre consultabile dall’interessato. Gli operatori si riuniscono una volta alla settimana per discutere il comportamento dell’internato.

gli spazi sono delimitati da barriere antisfondamento e vetri blindati. Assomigliano molto ai vecchi manicomi. All’internato provvede, come in ospedale, personale medico. L’internato nella “Clinica Psichiatrica” non può uscire da questa e non può gestire denaro. Le attività svolte dagli internati in queste strutture, assomigliano molto a quelle che si svolgevano nei padiglioni dei vecchi manicomi.

Residenze Esterne per le Misure di Sicurezza (REMS). Sono “Cliniche Psichiatriche” speciali, dove sono internati i “Folli Autori di Reato”, detti anche “Folli Rei”, quando sono giudicati dal tribunale “Incapaci di Intendere e di Volere al Momento del Reato”, e “Socialmente Pericolosi”.

Gli spazi interni di queste strutture sono delimitati da vetri antiproiettile, e da barriere antisfondamento; gli internati sono videosorvegliati da complessi sistemi di telecamere. Circondate da alte mura e reti metalliche, queste strutture sono presidiate da forze armate, che impediscono l’uscita ai detenuti.

Gestite da personale sanitario, le “Residenze Esterne per le Misure di Sicurezza”, ospitano i “Folli Rei” per un periodo di tempo massimo pari al massimo della pena commutabile per il reato di cui sono riconosciuti responsabili. Trascorso questo periodo di tempo, se permane il giudizio di pericolosità sociale, il “Folle Reo” è trasferito nelle “Strutture Psichiatriche Residenziali ad Alta Intensità”; successivamente, se valutato idoneo dal giudice di sorveglianza e degli psichiatri, è trasferito a quelle di “Media e Bassa Intensità”. La dimissione di un “Folle Reo” è un processo lunghissimo, e a discrezione di psichiatri e giudice di sorveglianza.

Articolazione per la Tutela della Salute Mentale. Hanno sostituito i vecchi “Ospedali Psichiatrici Giudiziari”. Sono sezioni carcerarie speciali, gestite dalla “Amministrazione Penitenziaria”, che internano i “Rei folli”, ovvero carcerati che nel corso della detenzione sviluppano un comportamento che il personale carcerario reputa non gestibile, e i “Folli Autori di Reato”, non collocati nelle “Residenze per l’Esecuzione delle Misure Sorveglianza”. Sono costituite da braccia carcerarie dove le celle sono prive di suppellettili mobili, videosorvegliate 24 ore su 24 da sofisticati sistemi di telecamere, nelle quali i detenuti sono tenuti in isolamento; e da sezioni speciali più simili a quelle normali. Le “Articolazione per la Tutela della Salute Mentale”, hanno poco da invidiare ai vecchi “Ospedali Psichiatrici Giudiziari”. Da quando sono state create, queste strutture sono state oggetto di sistematiche denunce di violazione dei diritti umani, da parte di associazioni che, come Antigone, si battono per la tutela dei diritti civili dei detenuti.

Vie di accesso al manicomio del dopo Basaglia. I principali dispositivi giuridici, tanti, che conducono all’ingresso nelle diverse articolazioni del manicomio post-basagliano, sono: l'”Accertamento Sanitario Obbligatorio” (ASO); il “Trattamento Sanitario Volontario” (TSV); il “Trattamento Sanitario Obbligatorio” (TSO); la visita per l’idoneità al lavoro; la visita della “Commissione Medica Provinciale”; il giudizio di “Interdizione” da parte del tribunale.
In caso di reato, vale la pronunciazione del giudice sulla “Capacità di Intendere e di Volere” al momento del reato, e sulla “Pericolosità Sociale”. Particolare menzione merita la “Visita di Idoneità al Lavoro” e il giudizio della “Commissione Medica Provinciale”; questo in quanto determinano la possibilità di poter guadagnare un reddito oppure meno: le pensioni di invalidità sono infatti di circa 300 euro al mese, una cifra del tutto inadeguata ad affrontare una vita autonoma.

Un complesso sistema di porte girevoli. È frequente, che il detenuto psichiatrico, sia sottoposto a diversi gradi di contenimento, e passi così, come in un complesso sistema di porte girevoli, dal “Trattamento Ambulatoriale”, alle “Strutture Psichiatriche Residenziali”, alle “Cliniche Psichiatriche”; senza tralasciare i “Trattamenti Sanitari Obbligatori”.
Un dedalo di porte girevoli, in cui, si, è facile entrare, ma dal quale è difficile uscire. Specialmente quando non si dispone di un reddito adeguato.

Conclusioni. Nell’insieme il manicomio post-basagliano è stato trasformato in un sistema complesso, difficile da percepire nell’insieme, dove per l’internato è arduo, se non impossibile, orientarsi e far valere i propri diritti. È una istituzione chiusa, opaca alla pubblica osservazione, e iatrogena. Come tutte le istituzioni chiuse è una istituzione coercitiva e violenta.

Bibliografia ragionata

1) Saggi sulle istituzioni manicomiali prima e      dopo la riforma Basaglia.

Giorgio Antonucci, 1993.” Critica al giudizio psichiatrico”, Cooperativa Sensibili alle Foglie.
Franco Basaglia, 1967. “Che cosa è la psichiatria”, Feltrinelli.
Giuseppe Certomà, 2010. “Il carcere discarica”, Cooperativa Sensibili alle Foglie.
Nicola Valentino, 2005. “Istituzioni Post Manicomiali”, Cooperativa Sensibili alle Foglie.

2) Diari e Romanzi di internati che attraversano        le istituzioni manicomiali italiane prima e dopo        Basaglia:

Alice Banfi, 2008. “Tanto scappo lo stesso. Romanzo di una matta”. Stampa Alternativa.
Lucia M. Catena Amato, 2019. “L’analista analizzato”. Edizioni Progetto Cultura.
Magda G. Cervesato, 2012. “T.S.O. Un’esperienza in reparto psichiatria”, Cooperativa Sensibili alle Foglie.
Luigi Gallini, 2024. “Socialmente pericoloso. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco”. La Contrabbandiera Editrice
Alda Merini, 1986. “L’altra verità. Diario di una diversa”. BUR Edizioni.

3) Biografia di un internato nelle istituzioni      psichiatriche americane.

Claire Berman, 2005. “E venne il giorno che le voci tacquero”. Mimesis Edizioni.

Luigi Gallini

E-mail: Cantodellesirene@gmail.com.

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