Roma: Fermati in massa e espulsi con i  fogli di via Extinction rebellion attivisti di Extinction rebellion

Gli attivisti di Extinction rebellion scaricano 5 tonnellate di letame davanti al Viminale, 68 finiscono in questura. Otto ore di trattenimento, 106 gli identificati, 32 fogli di via: «Non è uno stato democratico»

di Michele Gambirasi da il manifesto

Cinque tonnellate di letame scaricato con un camion davanti alla sede del ministero dell’Interno, in piazza del Viminale a Roma. Poi settanta persone hanno occupato il piazzale antistante il ministero dell’Interno, piantando decine di tende e stendendo un grande tappeto con scritto «negazionismo, inganno, repressione, ritardo». Lo striscione esposto recitava «L’unica sicurezza è questo clima di merda».

Così Extinction Rebellion, il movimento nonviolento che manifesta per la giustizia climatica, nel giorno di chiusura della Cop29 a Baku ha manifestato «in segno di protesta contro le politiche climatiche inquinanti del governo e la promozione di leggi volte a reprimere il dissenso», come scrivono in una nota. Una protesta che si è trasformata in una prova generale del ddl Sicurezza per Meloni e Piantedosi.

«QUESTA È LA MERDA del governo, che ci impone una sicurezza di cui non abbiamo bisogno», dice uno degli attivisti, mentre il camion sversa sui sampietrini il carico di letame, «quello che ci serve è che le case e le imprese non vengano portate via dalle alluvioni, che la siccità non continui a decimare i raccolti».

Nel frattempo, decine di persone hanno invaso la piazza cantando e intonando cori; una piazza occupata «per insicurezza climatica» dice uno degli striscioni.

La scelta del luogo non è casuale, il riferimento è al ddl Sicurezza, approvato alla Camera e ora in commissione al Senato, pronto a essere approvato il prima possibile. La norma, contro cui è annunciata una manifestazione nazionale a Roma il prossimo 14 dicembre, mette nel mirino tra gli altri anche gli ambientalisti, con articoli che penalizzano ancora più pesantemente alcune delle pratiche spesso messe in atto. Vengono inasprite le pene per danneggiamento e imbrattamento di edifici pubblici, inserite aggravanti per chi contesta opere pubbliche (su tutte Ponte sullo stretto di Messina e Tav), il blocco stradale passerà da illecito amministrativo a reato penale. Una norma, quest’ultima, controversa anche alla luce del fatto che il Consiglio dell’Onu per i diritti umani ritiene legittima la pratica del blocco stradale.

MA LA REPRESSIONE non ha avuto bisogno di aspettare il voto, e si è abbattuta sugli attivisti già nella mattina di ieri. Dopo poco un massiccio intervento delle forze dell’ordine, tra cui agenti in tenuta antisommossa, arriva sotto il Viminale. Le persone sono state tirate via con forza dalle tende e ammassate al centro del piazzale, sopra il tappeto che era stato portato. Poi portate via, mentre il letame viene ripulito.

Sono arrivati due pullman della polizia e una volante per sgomberare tutti i manifestanti, alcuni dei quali sono stati tirati giù con forza da alberi e lamponi, su cui si erano arrampicati per appendere degli striscioni.

Dopo circa un’ora lo sgombero è completato, mentre i mezzi si allontanano con a bordo gli attivisti che continuano a cantare «oggi devi scioperare», il coro cifra del Collettivo di fabbrica toscano della Gkn.

IMMEDIATE le prime reazioni. Filiberto Zaratti, deputato di Avs, è intervenuto in commissione Affari costituzionali annunciando un’interrogazione al ministro Piantedosi. «L’azione si configura come una vera e propria retata, sono state portate via persone al di là delle singole responsabilità: siamo agli arresti di massa?» chiede.

Davanti all’ufficio immigrazione della questura di Roma, dove vengono portati i fermati, si forma un presidio. Sono 68 le persone fermate, senza possibilità di utilizzare i telefoni: nell’unica chiamata concessa nel pomeriggio informano che gli agenti stanno procedendo con fotosegnalazioni e registrando le loro impronte digitali.

In serata, dopo 8 ore di trattenimento, i provvedimenti contano 33 fogli di via, con l’ordine di lasciare Roma entro due ore, per periodi di tempo che vanno da tre mesi a sei anni. In totale sono 106 gli identificati. «Le operazioni si sono svolte in modo illegittimo e assolutamente non trasparente – dichiarano gli attivisti – non è il metodo di uno stato democratico».

La corrispondenza di Radio Onda d’Urto con Laura, di Extinction rebellion. Ascolta o scarica

23/11/2024 https://www.osservatoriorepressione.info/

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