PIEMONTE. SALUTE, PIANO SOCIO SANITARIO: DA RIBOLDI UNA PROPOSTA SENZA UN’IDEA DI MODELLO DI SISTEMA
COMUNICATO STAMPA
“Ho letto con sconcerto e preoccupazione – ha dichiarato il segretario regionale piemontese del PRC-SE, Alberto Deambrogio – di nuovi possibili disavanzi della sanità in Piemonte per più di 100 milioni di euro. Le informazioni sui conti delle Asl vengono fatti filtrare periodicamente da alcuni organi di stampa senza la possibilità di verificare i dati con le fonti ufficiali (ad esempio i rapporti che vengono trimestralmente trasmessi ai Ministeri). Si prospetterebbe, dunque, una ulteriore stretta sui conti, a fonte di un bilancio per il 2025 tutto all’insegna dei tagli a partire dalle risorse dedicate ai comuni. E’ in questo quadro che dalle stanze dell’assessorato alla salute si è incominciato a parlare di Piano socio sanitario”.
“Dopo un’intera legislatura (quella trascorsa) e l’inizio dell’attuale letteralmente infarcite di promesse e annunci che non hanno visto alcuna realizzazione pratica, è lecito dubitare sulle reali intenzioni sottese alla promessa dell’Assessore Riboldi di elaborare un nuovo piano sociosanitario regionale entro la prossima estate. In tutta sincerità: è molto probabile che la volontà di costruire un documento di programmazione nasconda, in realtà, la necessità di alleggerire la pressione delle critiche e delle proteste dovute al decadimento della qualità e della quantità dei servizi offerti, dirottando la discussione su temi generali, su questioni di principio e aspetti valoriali in modo da distogliere l’attenzione dallo stato di abbandono in cui versa il nostro sistema sanitario regionale”.
“Il ritorno del centrodestra, dopo la stagione chiampariniana dei rigidi piano di rientro ed esaurita la infausta stagione del Covid, ha visto l’amministrazione regionale completamente disinteressata ai temi della sanità e totalmente assente nelle azioni di governo del sistema. Le occasioni e i motivi per avviare percorsi di programmazione non sono mancati, soprattutto alla luce di una situazione generale sempre più preoccupante e caratterizzata da una progressiva carenza di risorse professionali e finanziarie”.
“Cosa significa, quindi, costruire oggi un nuovo PSR piemontese? Bisognerebbe, anzitutto, comprendere se esiste un’idea, un modello di sistema sanitario verso cui orientare la programmazione. Finora abbiamo solo visto nascere (faticosamente) strumenti gestionali (l’azienda zero) e promettere nuovi dipartimenti e direzioni regionali senza che ne fossero dichiarate la finalità e gli scopi. Abbiamo visto nascere e tramontare decine di progetti di costruzione di nuovi ospedali per ora tutti fermi al piano delle (buone?) intenzioni. Abbiamo sentito che il nuovo Assessore si dichiara sostenitore della preminenza del sistema pubblico. Tuttavia, per ora, il sistema che Lui dovrebbe governare ha visto crescere la presenza di soggetti privati, che si candidano ad assumere ruoli sempre più importanti. Sarebbe bello capire quali azioni prevede di esercitare per arginare questo ruolo e quale sia la loro praticabilità (in un contesto legislativo nazionale che tende costantemente a estendere lo spazio di azione della sanità privata). Forse non andranno esattamente in questa direzione i recenti accordi con la Sanità di Confindustria Piemonte, presentati come lo strumento in grado di resuscitare la nostra economia regionale e risollevare il nostro PIL!”
“Sarebbe interessante capire, in un contesto epidemiologico caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione e dal prevalere di malattie croniche degenerative, che fine hanno fatto i piani di presa in carico delle cronicità, l’organizzazione delle case della salute (che necessiterebbe una riforma della nostra medicina e pediatria di famiglia), nonchè il potenziamento della prevenzione. Sarebbe indispensabile sapere, in un quadro crescente di bisogni insoddisfatti di assistenza e di cura (non solo di prestazioni sanitarie) che idee circolano nelle menti dei nostri amministratori a proposito della impellente e irrinunciabile necessità di integrare il sistema dei servizi sanitari con quello dei servizi sociali (perché i bisogni di salute oggi prevalenti non ammettono più l’esistenza di separazioni normative e organizzative tra i due sistemi). Finora, su questo versante, non sono pervenute idee e il governo regionale sembra dedicato ad orientare l’azione dei servizi socio assistenziali verso azioni di tipo identitario e discriminatorio che non giovano certamente alla salute dei piemontesi. Prima di cimentarsi nella elaborazione di un Piano sanitario (cui alcuni zelanti rappresentanti del popolo sono già pronti a contribuire costruttivamente, come ad esempio il consigliere PD Valle) sarebbe utile confrontarsi su alcuni di questi temi di fondo per capire se esiste ancora un’idea di salute e che importanza ha il nostro sistema sanitario regionale nell’agenda della politica”
“Per elaborare un piano sanitario – ha continuato Deambrogio – è indispensabile partire dallo stato di salute della popolazione, dall’analisi dei bisogni insoddisfatti e dalla conoscenza della consistenza e funzionamento del nostro sistema di servizi. Sono ormai anni che la Regione non pubblica informazioni e dati a disposizione del pubblico e degli addetti ai lavori. Se si fa eccezione per i periodici bollettini sulle malattie infettive, non è disponibile alcun dato sulla mortalità e sulla morbosità dei piemontesi. Si discute di liste d’attesa e di nuovi ospedali senza disporre di un quadro delle risorse professionali e delle dotazioni strumentali disponibili”.
“Infine – ha concluso Deambrogio – una modesta proposta: è purtroppo prevedibile che nei prossimi anni la sanità regionale non sarà in grado di far fronte alla crescente domanda di salute presente nella nostra popolazione. In assenza di precise scelte di priorità e senza un forte governo regionale il comportamento delle aziende sanitarie sarà improntato alla selezione opportunistica della domanda. In altre parole: le risorse, sempre più scarse perché risucchiate da obiettivi esecrabili e da contrastare in radice come le spese militari, non saranno utilizzate per soddisfare i bisogni più urgenti e rilevanti ma andranno a beneficio dei primi arrivati o di chi avrà maggior potere rivendicativo. I soggetti più fragili e meno rappresentati (quelli con più bisogni) saranno esclusi dai servizi e le disparità di salute già esistenti si accentueranno ulteriormente. Forse sarebbe utile dedicare un po’ di tempo per discutere di questo e, prima ancora di un piano socio sanitario, elaborare un piano di lotta alle diseguaglianze di salute”.
28 novembre 2024
28/11/2024
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