I leader israeliani hanno sempre voluto Distruggere, Espellere, Cancellare i palestinesi

Dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967 fino ad oggi, la guerra è la stessa. Quel peccato originale ci accompagna fin dall’inizio, ma ad oggi ci domina. Nel 1967, il mostro si travestì sotto forma di dibattiti “pragmatici” a porte chiuse del governo di sinistra [nel senso israeliano-tr]. Oggi i ministri del governo di destra gridano a gran voce lo stesso peccato. Ma è esattamente lo stesso animale: l’istinto animale di distruggere, di espellere, di cancellare l’“altro”.

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Di Noa Epstein – 4 dicembre 2024

La stessa guerra

Leggendo i protocolli storici dalle discussioni segrete dei governi israeliani negli anni ’60 e ’70 si fatica a crederci. Gli stessi eufemismi che sentiamo oggi appaiono nero su bianco: “diradamento della popolazione,” “evacuazione delle case,” “trasferimento”. E a volte anche più direttamente: “espulsione”, “esilio”, “svuotamento”, e persino “trasferimento”. In altre parole, la generazione fondatrice, tutta dalla parte della “sinistra”, se vogliamo, ha sostenuto il trasferimento e la Pulizia Etnica.

Qual è, allora, la differenza tra Moshe Dayan: “Se riusciamo a evacuare 300.000 rifugiati dalla Striscia di Gaza verso altri luoghi potremo annettere Gaza senza problemi”, Golda Meir: “C’è una questione di diradamento dei campi. Non c’è dibattito sul principio”, Yigal Alon: “Possono andare in Canada, Australia”, Haim Landau: “Persone con un mestiere, c’è una maggiore possibilità che possano essere assorbite e integrate in altri Paesi”), Yosef Sapir: “Devono essere presi per il collo, trascinati dall’altra parte del Giordano e scaricati lì”, Levi Eshkol: “Vogliamo prima svuotare Gaza. Pertanto, daremo prima la priorità agli arabi di Gaza di andarsene”, e le voci di Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, Shlomo Karhi e Yitzhak Goldenkopf, che si è unito di recente al gruppo: “Stabilirsi qui è la risposta al terribile massacro e la risposta alla Corte Penale Internazionale dell’Aja”, parti del Likud e di fatto la maggior parte della coalizione?

Niente. Forse solo l’ignominia: alcuni lo hanno fatto sotto il mantello di protocolli segreti perché temevano le ripercussioni internazionali, e gli altri hanno osato farlo apertamente e ad alta voce, rivolgendosi direttamente alla loro base politica. Ma al di là dell’ignominia, che non dovrebbe essere sottovalutata, gli stessi desideri sono gli stessi desideri: Potere, Dominio, Sottomissione, la sconfinata brama di conquista.

La guerra è la stessa guerra: coloro che hanno vinto nella Guerra dei sei giorni hanno ritenuto di aver cavalcato la cresta di un’onda storica che richiedeva la conquista di sempre più terra e l’eliminazione di coloro che si sarebbero rivelati nemici in seguito. Come se ci fosse un punto in cui è possibile fermarsi e garantire la pace per sempre. Coloro che oggi hanno distrutto Gaza vogliono approfittare delle forze che sono ancora lì sul campo per “finire il lavoro”: Occupare, Espellere e Insediarsi.

L’idea può essere allettante, ma ci sono alcuni problemi. Primo, di solito non funziona davvero: uccisioni e abusi inutili della popolazione civile creano nuovo odio, isolano Israele nell’arena internazionale e potrebbero creare una nuova e più forte ondata di Resistenza. Secondo, la brama di potere e l’Occupazione sono un mostro che più lo si alimenta, più cresce. E terzo, il più basilare di tutti: stiamo parlando di esseri umani, non di insetti dannosi. Quelle persone che ancora trovano significativi i valori umani devono essere scioccate dal pensiero della Pulizia Etnica, qualunque siano le circostanze.

Dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967 fino a oggi, la guerra è la stessa. Quel peccato originale è con noi dall’inizio, ma da ora in poi ci definisce. Nel 1967, il mostro si è travestito da discussioni “pragmatiche” a porte chiuse del governo di sinistra (nel senso israeliano). Oggi, i ministri del governo di destra stanno gridando lo stesso peccato dai pulpiti. Ma è esattamente lo stesso istinto animale: l’istinto animale di Distruggere, Espellere, Cancellare “l’altro”

È questo istinto animale di eliminare l’”altro” che dobbiamo riconoscere in noi stessi. Dovrebbe essere bandito, espulso, dissipato e distrutto. Questo è vero per l’Occupazione del territorio, così come è vero per la limitazione di qualsiasi altra forza. Il nostro ruolo, il ruolo di coloro che credono ancora nell’Umanità e nei Diritti Umani, è di non lasciare che questo desiderio ci prenda di nuovo. Come sappiamo, questo animale non sarà saziato. Erode i tribunali, i media, la polizia, le agenzie di sicurezza e ogni altra istituzione democratica. La lotta contro di esso è una lotta per il carattere della società israeliana, ed è urgente oggi come lo era 57 anni fa.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

7/12/2024 https://www.invictapalestina.org/

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