Il voltafaccia di Zelensky sulle condizioni del cessate il fuoco è una falsa concessione
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Zelensky ha recentemente fatto un passo indietro sui termini del cessate il fuoco, segnalando che accetterebbe la cessazione delle ostilità in cambio dell’ammissione dell’Ucraina alla NATO, ma senza l’applicazione dell’articolo 5 a tutto il territorio che rivendica come proprio mentre il conflitto è ancora in corso. Il Ministero degli Esteri ucraino ha poi rilasciato una dichiarazione in cui afferma che il Paese non accetterà alcuna alternativa all’adesione alla NATO. Il Cremlino ha prevedibilmente definito questa richiesta inaccettabile.
Ciò ha coinciso con la precisazione del Segretario Generale della NATO, Rutte, secondo cui l’obiettivo dell’alleanza in questo momento è quello di armare l’Ucraina, confermando quanto riportato da Le Monde, secondo cui diversi membri come l’Ungheria, la Germania e persino gli Stati Uniti si oppongono all’adesione dell’Ucraina in questo momento. Il contesto più ampio riguarda Putin che ha avviato l’escalation dopo aver autorizzato l’uso del missile ipersonico a medio raggio con capacità MIRV Oreshnik in combattimento, dopo che gli Stati Uniti hanno permesso all’Ucraina di usare il suo ATACMS all’interno del territorio russo prima del 2014.
Tuttavia, ciò che si perde tra le ultime notizie sul voltafaccia di Zelensky sui termini del cessate il fuoco è il fatto che si tratta in realtà solo di una finta concessione, dal momento che non c’è alcuna possibilità di riconquistare tutto il territorio perduto dal Paese, che continua a chiedere l’adesione alla NATO, che è all’origine di questo conflitto. Allo stesso tempo, l’Ucraina è già probabilmente un membro de facto della NATO dopo aver ottenuto una serie di garanzie di sicurezza con molti dei suoi membri nell’ultimo anno, che assomigliano nello spirito all’articolo 5.
A questo proposito, questa clausola è comunemente interpretata come un obbligo per i Paesi di inviare truppe a sostegno degli alleati che sono sotto attacco, anche se in realtà li obbliga solo a fornire il supporto che ritengono necessario. Le garanzie di sicurezza ottenute istituzionalizzano l’attuale sostegno di questi Paesi all’Ucraina sotto forma di armi, condivisione di informazioni e altri aiuti, che è essenzialmente la stessa cosa dell’articolo 5, ma senza alcuna pressione implicita (parola chiave) a inviare truppe, come invece comporta la piena adesione.
Finché questi accordi rimarranno in vigore, il congelamento del conflitto, anche senza che l’Ucraina entri formalmente nella NATO, rappresenterà comunque l’accettazione da parte della Russia dell’adesione de facto, anche se sarà molto difficile per la Russia convincere l’Ucraina a porre fine a questi accordi e per i suoi partner accettarlo. La Germania e il Regno Unito consentono la risoluzione entro sei mesi dalla notifica senza alcun vincolo, mentre la Polonia e gli Stati Uniti specificano che gli accordi in corso e quelli attuativi rimarranno in vigore.
Secondo il primo, “la risoluzione non influirà sull’attuazione delle attività o dei progetti in corso, che sono stati decisi prima della data di risoluzione, a meno che l’Ucraina e la Polonia non decidano diversamente”, mentre il secondo afferma che “qualsiasi accordo o intesa di attuazione stipulata tra le Parti in linea con i termini del presente accordo continuerà a rimanere in vigore secondo i propri termini, a meno che non sia diversamente specificato nei termini dell’accordo o dell’intesa di attuazione specifici”.
In altre parole, anche nell’improbabile caso in cui la Russia costringa Zelensky o chiunque sia il suo successore a porre fine a questi accordi, la Polonia e gli Stati Uniti potrebbero comunque implementare unilateralmente parti di essi secondo le loro interpretazioni legali. Questo potrebbe ipoteticamente assumere la forma di creare uno Stato per procura nell’Ucraina occidentale con pretesti di sicurezza nazionale, al fine di impedire il dispiegamento di truppe russe ai confini della NATO se il governo nazionale dovesse in qualche modo cadere sotto l’influenza del Cremlino.
Certo, dovrebbero avere la volontà politica di dispiegare effettivamente le truppe nel Paese e non è chiaro se sarebbero disposti a rischiare la Terza Guerra Mondiale per questo, se il Cremlino segnalasse di avere la volontà politica di colpire le truppe che potrebbero entrare ufficialmente in Ucraina, ma non è comunque da escludere. Di conseguenza, la maggior parte degli scenari emergenti sull’epilogo di questo conflitto propende per il mantenimento delle garanzie di sicurezza dell’Ucraina nei confronti della NATO, il che equivale a una sua permanenza come membro de facto.
L’unico modo in cui questo può essere evitato è che la Russia raggiunga una svolta militare che le consenta di costringere Zelensky o chiunque sia il suo successore a porre fine a questi accordi e che l’Occidente (soprattutto Stati Uniti e Polonia) sia dissuaso dall’organizzare un intervento militare convenzionale, si ritiri sotto l’attacco russo se dovesse andare fino in fondo, oppure sia sconfitto in modo decisivo in una guerra calda che in qualche modo non diventi nucleare. È improbabile che questa sequenza di eventi si verifichi, salvo sviluppi imprevisti.
Di conseguenza, anche se la Russia raggiungesse i suoi quattro obiettivi massimalisti di ripristinare la neutralità costituzionale dell’Ucraina, smilitarizzare il Paese, denazificarlo e far riconoscere a Kiev la perdita delle sue cinque ex regioni, l’Ucraina rimarrebbe comunque un membro di fatto della NATO se queste garanzie di sicurezza rimanessero in vigore. Zelensky, quindi, non sta concedendo nulla di significativo facendo un salto mortale sui termini del cessate il fuoco. La Russia o accetterà questa nuova realtà strategico-militare o dovrà ricorrere al gioco di prestigio per cercare di cambiarla.
10/12/2024 https://www.marx21.it/
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