NON SOLO FASCISTI

L’attuale compagine governativa è alla guida(!) del Paese da oltre due anni, e sebbene Giorgia Meloni ed i suoi accoliti tentino – spregiudicatamente – di accreditarsi un indice di rappresentatività che esprimerebbe la maggioranza degli italiani, la realtà è che i fascisti “senza camicie nere” costituiscono (ancora) un’evidente minoranza. Tanto pochi quanto, in rapporto agli aventi diritto al voto, furono coloro che li premiarono nella scorsa tornata elettorale. Ciò però non contribuisce a dissipare il timore che, nel breve/medio periodo, sarà comunque problematico sperare in un’alternativa democratica attraverso la quale ci si possa liberare di una classe di “politicanti” che, fino ad oggi, ha prodotto tutto il peggio possibile. Al riguardo, è sufficiente ricordare le vicende – dal comico allo squallido, fino ad arrivare alle inchieste per ipotesi di reato di grande rilevanza e alle condanne definitive – che hanno coinvolto Ministri e Sottosegretari quali, ad esempio: Sangiuliano, Lollobrigida, Sgarbi e Montaruli.

Tornando a ciò che induce al pessimismo circa le sorti del nostro Paese, il primo elemento è rappresentato dalla sostanziale “dissoluzione” di quella che, fino ad almeno venti anni fa, avremmo definito (non senza qualche personale perplessità) la “sinistra”.

Questa, però, è un’altra storia. 

Ci saranno altre occasioni per discutere rispetto agli enormi danni arrecati alla ex sinistra da una serie di avvenimenti e processi politici che si conclusero e, contemporaneamente, iniziarono nell’ottobre del 2007! In questo senso, è appena il caso di ricordare il grande “abbaglio” di cui, a mio parere, restarono vittime molti commentatori politici secondo i quali la nascita del Pd aveva rappresentato una sorta di “fusione a freddo” (tra ex Dc ed ex Pci); capace di produrre chissà quale enorme energia! Si trattò, in realtà, dell’approdo naturale della “lunga marcia” berlingueriana, alla fine della quale, evidentemente, non c’era mai stata alcuna reale ipotesi di “Alternativa democratica” – come a molti era stato lasciato credere – ma solo un’alleanza “stabile ed organica” con i nemici di sempre. D’altra parte, Berlinguer aveva più volte sostenuto che la Dc – non solo quella dei Moro e degli Andreatta, ma anche quella demitiana e forlaniana, evidentemente – era l’unico (altro) partito di massa italiano!

Un altro punto che, al momento, lascia intravedere un orizzonte politico ben poco rassicurante, è costituito da una questione che appare colpevolmente sottovalutata anche da parte dai più attenti osservatori.

Infatti, anche se – per fortuna – c’è chi ancora continua a rivolgere pressanti inviti(1) affinché non vengano meno la vigilanza e l’opposizione sociale – per contrastare democraticamente la deriva “a destra” del Paese – ho la sensazione che siano ancora troppo pochi coloro i quali avvertono il rischio di essere già prede dell’assuefazione, perché incolpevoli vittime di una prolungata assunzione del virus meloniano (se non proprio neo/fascista piuttosto che post/fascista)! In questo contesto, appaiono numerosi coloro i quali, insieme agli “indifferenti”, definirei “inconsapevoli collaborazionisti” perché, di norma, poco propensi ad assumere posizioni critiche e sin troppo disponibili a tenere in scarsa considerazione gli effetti sociali delle scelte operate dai politici di turno. In Italia, costoro, hanno sempre costituito una cospicua parte degli “elettori medi” ma oggi, soprattutto se “aggiuntivi” al considerevole numero di “non votanti”, corrono il rischio di concorrere a rappresentare un serio pericolo per la tenuta democratica delle nostre Istituzioni.

Altrettanto grave problema appare quella che definirei una posizione di “equivoca equidistanza” da parte di quanti paiono particolarmente impegnati nel rilevare il (pur grave) “deficit propositivo” dei partiti di opposizione, e nonostante dichiarino di avere nelle forze di governo in carica un avversario naturale, evitano di assumere una posizione politica di netto ed indiscutibile contrasto, con il risultato – non so quanto inconsapevolmente – di produrre tutt’altri effetti. Per definire costoro qualcuno potrebbe essere tentato di ricorrere al famigerato termine di “cerchiobottisti” – e, forse, non sarebbe un errore in assoluto – sempre molto abili nel riuscire a districarsi tra interessi contrapposti ed apparentemente inconciliabili. Indicherei tra questi coloro che, con tenacia degna di diversa e migliore causa, si limitano a definire il governo Meloni semplicemente “conservatore” e considerano “fuori dal tempo” che si possa parlare di neo/fascismo, piuttosto che post/fascismo nel giudicare quanto, ad oggi, prodotto dall’Esecutivo.

Tra l’altro, è interessante evidenziare che – spesso – la stragrande maggioranza di questi soggetti che rivendicano, con determinazione, la propria appartenenza al Centro-sinistra se non, addirittura, “alla sinistra” dichiara di avere quali riferimenti politici Renzi o Calenda.

NOTE

  1. Alludo a Tomaso Montanari, Valentina Pazè, Livio Pepino ed altri

Renato Fioretti

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

11/12/2024

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