Il paese della paura. Punire gli ultimi, proteggere i potenti
La svolta autoritaria che sta investendo il nostro Paese assomiglia a un puzzle che, giorno dopo giorno, si va componendo un pezzo alla volta: mentre il dibattito pubblico si concentra sui tasselli più pericolosi – il premierato, l’autonomia differenziata, la separazione delle carriere – in questi giorni al Senato si approva un disegno di legge che, senza modificare la Costituzione, rischia di trasformare la nostra democrazia in uno Stato di polizia.
di Antonello Ciervo – docente di diritto pubblico – da il Domani
La cultura politica della destra ha sempre declinato il concetto di legalità in termini repressivi, soprattutto in ambito penale: il “ddl sicurezza”, soprannominato non a caso “ddl Ungheria”, conferma questa tendenza storica svelando le intenzioni del governo, ossia soffocare gli spazi di agibilità democratica. Si criminalizzano così movimenti e soggettività politiche che, oltre ad esprimere il loro dissenso nei confronti delle misure economiche neo-liberali varate dall’esecutivo, restano fedeli all’idea che soltanto una democrazia conflittuale possa considerarsi effettivamente tale.
Se al termine della scorsa legislatura si era posto il problema di assegnare un codice identificativo alle forze dell’ordine presenti in piazza, la questione oggi sembra finalmente risolta, ma in senso opposto alle aspettative.
La polizia, infatti, godrà di privilegi e tutele (il ddl prevede un aumento significativo delle pene per chi commetterà atti di resistenza a pubblico ufficiale), oltre che di body-cam che permetteranno arresti differiti indiscriminati, anche a giorni di distanza dallo svolgimento di manifestazioni pacifiche. Scendere in piazza per opporsi alle politiche del Governo da domani significherà assumersi il rischio di essere condannati per blocco stradale – un corteo rischia quasi sempre di intralciare il traffico -, oppure perché ci si è rivolti in maniera non educata al poliziotto in tenuta antisommossa, o magari perché si è semplicemente urlato uno slogan che “turba” l’ordine pubblico.
Emblematica del nuovo clima di paura che rischia di calare sul Paese e che colpirà innanzitutto le fasce sociali più deboli, è la norma che introduce lo “sfratto di polizia”, ossia la possibilità per le forze dell’ordine di procedere allo sgombero di un’abitazione, senza l’autorizzazione della magistratura. Una norma questa che potrà essere applicata tanto all’attivista dei movimenti all’abitare, quanto al semplice inquilino moroso che vive in affitto e non ha la possibilità di trovare una nuova sistemazione, perché con il suo lavoro precario non arriva alla fine del mese.
Il ddl si spinge poi a criminalizzare la resistenza passiva in carcere, oltre che nei Cpr e nei Centri di accoglienza per migranti – che, a ben vedere, non sono neppure luoghi di detenzione –prevedendo pene fino a venti anni, se ad esempio dal rifiuto del pranzo da parte di tre detenuti derivi una rivolta in cui ci scappa il morto (da capire, poi, come possa morire un detenuto sotto il controllo dello Stato, se un altro detenuto decide di restare a digiuno per protestare contro l’amministrazione penitenziaria).
Si tratta soltanto di alcuni degli oltre venti nuovi reati che il ddl introdurrà nell’ordinamento, in stridente contrasto con altre misure di politica criminale adottate in questi mesi dall’esecutivo, come l’abolizione dell’abuso d’ufficio (un evidente regalo ai colletti bianchi), il divieto di pubblicazione sui giornali delle ordinanze di custodia cautelare (a dimostrazione del fatto che il garantismo è un privilegio per soli ricchi e potenti), ovvero la cancellazione delle multe ai no-vax (una vera e propria amnistia che, di fatto, legittima la parte peggiore del Paese).
Due pesi e due misure, insomma: immunità e privilegi per gli amici, criminalizzazione e carcere per gli altri. L’idea di società della destra al Governo è tutta qui, in questa riproposizione della logica amico/nemico che crea le condizioni per i fenomeni politici più morbosi e che rischia di mettere in pericolo la nostra democrazia.
12/12/2024 https://www.osservatoriorepressione.info/
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