Il regime mediatico: squadrismo giornalistico
Il ruolo dominante dei giornalisti e dei media nel sistema politico contemporaneo è un vero e proprio regime totalitario mascherato. Essi manipolano l’opinione pubblica con violenza mediatica, disinformazione e aggressioni contro oppositori e pensiero critico. Questo metodo si riflette in narrazioni distorte su temi globali e politici, giustificando ingerenze e manipolazioni come difesa di valori democratici.
Squadrismo giornalistico
I veri esponenti di spicco del Regime non sono i segretari di partito perché questi, tutto sommato, conducono un’esistenza fragile, vivono di espedienti rimediati dal marketing, dagli specialisti della comunicazione professionale. Si dimenano tra un sondaggio e l’altro.
Chi detta la linea con la giusta dose di ferocia sono i giornalisti, gli anchorman, le vedette televisive. Loro sono i veri dirigenti del sistema politico totalitario nel quale viviamo. Loro, senza alcun pudore, annientano, ridicolizzano, nascondono gli avversari e, nel contempo, indirizzano, educano e manipolano il pubblico in un’allucinazione collettiva.
Questo lungo periodo di guerra ha solo accentuato questa violenza esasperata, ormai consolidata come metodo specialistico del giornalismo. Dalle liste di proscrizione, alle manifeste, insulse bugie ripetute ossessivamente in ogni scenario bellico.
Dai nazisti lettori di Kant dell’Azov, agli auto-sabotaggi dell’esercito russo; dal diritto di difesa di Israele alla negazione del genocidio palestinese fino ad arrivare alla contemplazione nei riguardi dei nuovi laureati in Sharia che esprimono un fondamentalismo tecnocratico da business school solo un pochino meno laica ma egualmente cosmopolita per una Siria finalmente assorbita nella civiltà.
Questa sociopatica revisione della realtà è arricchita da veri e propri agguati televisivi nei confronti delle opposizioni e degli oppositori, del pensiero critico, dei militanti politici non allineati. Tanto che anche nella descrizione delle vicende politiche i resoconti giornalistici rasentano l’assurdo e la completa disonestà intellettuale.
Così Macron quando impedisce al Fronte Popolare di governare sta difendendo i valori liberal-democratici e allo stesso modo la Corte Costituzionale rumena si allinea all’Occidente democratico quando annulla elezioni non gradite a Washington e Bruxelles. E i 5stelle a congresso litigano come comari se abbandonano campi larghi e travalicano la decenza progressista celebrando Sahra Wagenknecht.
Tutta la classe giornalistica italiana, quella accreditata dal lustro delle testate di rango, è immersa in questo quadro di professionalità teppistica. Anche le eccezioni peccano di moderazione, di poco coraggio nel denunciare le censure, nel rifiutare i velinari, nel non addomesticarsi all’autocensura.
Non basta, a giustificazione, invocare la difesa del posto di lavoro o la ricattabilità di un contratto precario. Alcuni ruoli sociali richiedono grammi di coraggio in più.
Ferdinando Pastore
12/12/2024 https://www.kulturjam.it/
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