Vite spezzate: il grido silenzioso dei bambini di Gaza

Tre bambini, tre storie di infanzia rubata.

Fonte: English version

di Reem Sleem, 25 novembre 2024

Immagine di copertina: La casa bombardata di Asmaa e quella dei suoi vicini. Foto: Reem Sleem

Si potrebbe pensare che non ci sia niente di peggio che vedere la propria casa, il proprio paradiso fin da quando si era bambini, ridotta in macerie da un giorno all’altro. Ma la cosa peggiore è quando quelle stesse pietre – quelle che vostro padre aveva amorevolmente sistemato per creare quella casa calda e accogliente – si abbattono sul suo corpo, facendolo a pezzi e schizzando il suo sangue.

Quelle mura che consideravi il tuo sostegno e il tuo rifugio, che ti proteggevano, ti hanno tradito: la tua famiglia è stata uccisa senza pietà, lasciandoti sola e sperduta. Cerchi di recuperare i loro corpi dalle macerie, ma non puoi. Come potresti, quando la tua casa ora puzza di morte e potresti essere presa di mira da un momento all’altro? Così lasci la tua famiglia sotto le macerie, con il cuore spezzato e l’odio per chi ha tolto loro la vita.

Questo è ciò che è successo alla mia amica Asmaa.

La storia di Asmaa

Il bambino di Asmaa, malato a causa di un sistema immunitario indebolito dalla malnutrizione. Foto per gentile concessione di Asmaa

Il 10 ottobre dell’anno scorso, mentre mi trovavo a casa di mio marito a Deir al-Balah per allattare mio figlio e cercare di calmarlo, ho sentito il frastuono di un grosso missile che esplodeva vicino a me e per un attimo ho pensato di essere morta. Sotto shock, sono corsa subito a controllare.

La casa della mia famiglia era a due piani, ma è stata ridotta in polvere in un batter d’occhio, e sotto di essa c’erano i corpi dei miei cari, fatti a pezzi come fette di carne in una macelleria. Alcuni di loro sono volati in aria per la forza dell’esplosione, i loro corpi sono caduti pesantemente a terra mentre le loro anime si sono trasferite in cielo.

Le mie sorelle e i miei fratelli, mia nonna e mio nonno, mio zio, sua moglie e i suoi figli sono stati tutti martirizzati e sono rimasti sotto le macerie per più di 10 mesi. Anche alcuni dei loro vicini sono stati uccisi. In totale, quell’esplosione ha ucciso 24 persone.

Mia madre è stata l’unica a sopravvivere. Dio ha scelto di concederle un’ancora di salvezza e forse la nostra casa ha avuto pietà di lei perché se ne prendeva cura e la puliva ogni giorno. Era seduta al piano superiore con mio padre quando, all’improvviso, si è sentita volare e cadere sul tetto di un edificio vicino. Si è salvata, ma è rimasta gravemente ferita, con le ossa del cranio e del collo rotte.

In quel momento, la casa in cui sono cresciuta – in cui avevo bellissimi ricordi – si è trasformata in una fossa comune, con odore di sangue e cadaveri. Siamo rimaste solo io e mia madre, che cerchiamo di darci conforto a vicenda.

Il mio viso è diventato pallido e triste, il mio corpo emaciato, perché non sono più in grado di mangiare e allattare mio figlio come prima. Vorrei che mio marito mi desse un po’ di conforto, ma lui è partito poco prima dell’inizio della guerra e non è potuto tornare.

I giorni sono passati e mi sono abituata a visitare le tombe dei miei familiari sotto le macerie, recitando il Corano per pregare per le loro anime.

La storia di Mahmoud

Mahmoud, che spacca le pietre delle case bombardate. Foto: TRTARABI, Instagram

Una volta, durante una passeggiata, trovai un bambino che raccoglieva le pietre della nostra casa, le rompeva e le sistemava con cura. Cantava di un’infanzia perduta:

Sono un bambino con qualcosa da dire

Per favore ascoltami bene

Sono un bambino che vuole giocare

Perché non mi lasci

La mie porta aspetta

I miei amici stanno pregando

Piccoli cuori stanno implorando

Dacci una possibilità

Dacci una possibilità

Dacci una possibilità

Dacci una possibilità

Per favore! Per favore! Dacci una possibilità!

Mahmoud mi ha raccontato la sua storia: si sveglia ogni mattina per raccogliere le pietre delle case bombardate, per ridurle in briciole e usarle per costruire lastre per le tombe dei martiri.

È un lavoro difficile per un quattordicenne – gli ha procurato molte ferite – ma Mahmoud lo fa comunque, sperando di guadagnare qualche shekel con cui comprare il cibo per la sua famiglia il venerdì.

Non lo vedo come un bambino normale, ma piuttosto come un supereroe. Altri bambini della sua età, in altri Paesi, si divertono e vivono la loro infanzia, mentre questo bambino si assume responsabilità superiori alla sua età, lavorando oltre le capacità del suo piccolo corpo per aiutare la sua famiglia e provvedere al suo sostentamento.

Il padre di Mahmoud è stato ucciso dall’occupazione. Mentre usciva di casa, un aereo lo ha preso di mira, spargendo il suo corpo sul terreno.

“Mio padre mi ha insegnato questo lavoro e io volevo renderlo orgoglioso di me, così ho deciso di costruire io stesso le lastre della sua tomba”, racconta Mahmoud.

Sono rimasti solo sua madre e i suoi fratelli più piccoli, e lui è diventato responsabile per loro. Nel suo piccolo cuore si sono accumulate tante preoccupazioni; questo bambino è invecchiato prima ancora di maturare. L’occupazione lo ha privato del diritto all’infanzia, proprio come ha fatto con gli altri bambini innocenti e indifesi di Gaza.

La storia di mio figlio

Penso a mio figlio. Avrà esperienze simili a quelle di Mahmoud? Crescerà in mezzo alla distruzione e all’annientamento? Un bambino dovrebbe crescere in un ambiente sicuro con la sua famiglia, ma a Gaza questo è impossibile.

La morte ci minaccia ogni giorno e ci ruba i nostri cari, uno dopo l’altro, e non c’è scampo: potrebbe accadere a noi in qualsiasi momento. Non abbiamo commesso alcun crimine; siamo nati qui e non abbiamo un’altra casa.

Mio figlio si sveglia con il rumore dei missili e delle bombe e va a dormire con l’odore del sangue e della polvere da sparo. Piange ogni giorno, con il cuore che batte per la paura che questo mondo brutale possa fargli del male.

Il caldo abbraccio di una madre non è più un luogo sicuro per i nostri figli e i miei teneri baci hanno perso il loro potere di lenire. Quante madri sono state martirizzate mentre cercavano di proteggere il loro bambino, e quante donne incinte sono state brutalmente uccise mentre i medici lottavano per far nascere i loro bambini, orfani ancor prima di nascere?

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

13/12/2024 https://www.invictapalestina.org/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *