L’ultimo regalo di Biden a Israele: 8 miliardi in armi per continuare il massacro
Mancano pochi giorni all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e l’attuale presidente Joe Biden si sta affrettando a sbrigare le ultime questioni, adducendo cambi di rotta da parte dei repubblicani. Così è stato giustificato l’ultimo pacchetto di armi varato per Kiev e il contestuale via libera a lanciare missili statunitensi sul suolo russo. Poi Biden ci ha preso gusto e ha graziato il figlio Hunter, in attesa di due processi. L’ultimo regalo del suo mandato dovrebbe andare all’alleato israeliano, che per il genocidio in atto a Gaza potrà contare su nuove armi fornite da Washington. Secondo quanto rivelato da Axios, infatti, l’amministrazione Biden avrebbe notificato informalmente al Congresso l’accordo per la vendita di un pacchetto di equipaggiamenti militari dal valore di 8 miliardi di dollari.
La linea dell’amministrazione statunitense nei confronti di Israele nell’ultimo anno è stata piuttosto chiara e ha visto timidi richiami verbali puntualmente smentiti dai fatti. Prima i veti alle risoluzioni per il cessate il fuoco in sede ONU, nel Consiglio di Sicurezza, poi le vendite di armi, in barba al diritto internazionale. Secondo l’ultimo rapporto Costs of War della Brown University di Providence, Washington avrebbe fornito a Israele circa 18 miliardi di dollari in armi dall’inizio del massacro all’ottobre scorso. Se a questa cifra si sommano i quasi 5 miliardi spesi dal governo statunitense per le proprie operazioni nella regione si arriva a un totale di oltre 22 miliardi di dollari. Il conto potrebbe aggiornarsi presto con il pacchetto che in queste ore sta animando i palazzi del potere americani. Secondo Axios, che cita fonti informate, la vendita riguarderebbe munizioni per caccia ed elicotteri da combattimento, missili aria-aria Aim 120C-8 Amraam e missili Hellfire Agm-114, a cui si aggiungono vari modelli di bombe, da quelle di piccolo diametro alle testate da 500 libbre.
Il colpo di coda dell’amministrazione Biden sarebbe la ciliegina sulla torta di un anno di collaborazione massima con Israele, privo di sanzioni commerciali o di pressioni diplomatiche, che non ha visto freni né a seguito del processo condotto dalla Corte Internazionale di Giustizia né in risposta ai mandati di arresto spiccati dalla Corte Penale Internazionale (che gli USA non riconoscono) verso il premier-criminale di guerra Benjamin Netanyahu e il suo braccio destro Yoav Gallant, ex ministro della Difesa. Nemmeno le proteste partecipate delle università e di migliaia di studenti e professori ha scalfito la linea dell’amministrazione Biden, che si appresta a fare un ultimo regalo a Israele. La scelta non trova giustificazione in un cambio di rotta politico operato da Trump, dal momento che il Tycoon ha una salda posizione sionista, è il presidente che ha spostato l’ambasciata statunitense in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, affermando che è quest’ultima la capitale dello Stato ebraico.
Salvatore Toscano
5/1/2025 https://www.lindipendente.online/
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