Senza fissa dimora: 1.469 morti in 4 anni, la strage che l’Italia ignora

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La “strage invisibile” o meglio la “strage del voltare la faccia dall’altra parte” è quella che riguarda i senza dimora in Italia.

Come già scritto da Diogene Notizie e confermato dai primi dati, non definitivi della fio-Psd, nel 2024 sono morte in strada 405 persone senza fissa dimora. Un numero leggermente inferiore ai morti del 2023 quando erano stati 415, comunque enorme.

Nel 2024 sono morti mediamente quasi 34 persone senza fissa dimora ogni mese più di uno al giorno. Nel 2022 erano state 399, nel 2021 erano state 250.

Quindi dal 2021 al 2024 sono morte per strada 1469 persone senza fissa dimora.

La fio-Psd afferma che le persone senza fissa dimora morte sono al 93% uomini, stranieri al 58% e con una età media di 47,3 anni.

Si muore sulle panchine, sul marciapiede, in ruderi abbandonati, sui binari o sui greti dei fiumi.

Il 40% delle persone senza fissa dimora perde la vita durante malori, per malesseri fisici improvvisi o aggravamento di situazioni già compromesse, di cui la forma più estrema è rappresentata dagli episodi di ipotermia.

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Il 42% delle persone senza fissa dimora muore per eventi traumatici ed accidentali, quali aggressioni, annegamenti, cadute, incendi e suicidi. Il fenomeno riguarda soprattutto le grandi città ma si va estendendo sempre di più anche a centri urbani di medie e piccole dimensioni.

Sono proprio i mesi che vanno da ottobre a febbraio quelli duri e maggiormente problematici per persone che non hanno accesso ad un alloggio adeguato. Proprio tra l’autunno e l’inverno i decessi sono considerevolmente più frequenti. Anche se in particolare la stampa locale in inverno presta attenzione ai decessi delle persone senza fissa dimora, la grande stampa non presta grande attenzione.

Ma la verità, come giustamente sottolinea la fio-Psd, è che questa “strage invisibile” si alimenta mese dopo mese durante tutto l’anno.

Nonostante che solo negli ultimi 4 anni siano morte oltre 1400 persone senza fissa dimora in Italia non esiste una rete strutturale, capillare, strategica, che si proponga l’obiettivo di proteggere tutte le persone senza fissa dimora ma si assiste ad interventi parziali e spesso ci si limita alla repressione allontanando le persone senza fissa dimora.

Si continua quindi a perseguire una logica emergenziale, senza mettere in pratica strategie continuative e che siano uniformi sul territorio nazionale perché la questione non investe solo le grandi aree urbane.

Anche in tale ambito emerge l’assenza di una politica nazionale, sul diritto all’abitare, se questo si somma l’aumento delle persone in povertà assoluta e il venire meno dei minimi interventi di sostegno quali il reddito di cittadinanza o i fondi contributi affitto, il passaggio che viene garantito alle vite precarie è passare dalla povertà assoluta alla vita in strada.

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Mauro Pasquini

7/1/2025 https://diogenenotizie.com/

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