Crisi idrica in Puglia: l’agricoltura della regione rischia il tracollo
“Terra, Lavoro e Sapori di Puglia” by Michele Cannone is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.
La Puglia affronta uno dei momenti più critici della sua storia agricola: quest’anno non ci sarà acqua per i campi del Tavoliere. La conferma arriva dal Presidente del Consorzio per la bonifica della Capitanata, Giuseppe De Filippo, che, in audizione davanti alle commissioni competenti del Consiglio Regionale della Puglia, ha delineato un quadro allarmante.
L’insufficienza idrica è tale da rendere impossibile l’avvio della stagione irrigua per il 30% del comprensorio consortile, con effetti devastanti per il settore agroalimentare della provincia di Foggia.
L’impatto economico stimato è drammatico: il danno per l’agricoltura dauna supererà 1 miliardo e 400 milioni di euro, mettendo in ginocchio una delle principali aree di produzione cerealicola d’Italia.
A fronte di un valore complessivo della produzione agricola locale di circa 7 miliardi di euro, la mancanza d’acqua rappresenta una minaccia concreta per l’intero comparto. Secondo i dati ISTAT, la Capitanata è una delle aree agricole più produttive d’Italia, con oltre 300.000 ettari coltivati, di cui il 60% destinato a colture irrigue come pomodori, ortaggi e frutta.
La riduzione delle forniture idriche avrà un impatto devastante anche sulle esportazioni agricole, che valgono circa 500 milioni di euro all’anno.
Le speranze di un intervento rapido si scontrano con ritardi infrastrutturali e problemi burocratici. Il Direttore Generale del Consorzio, Francesco Santoro, ha evidenziato come il ventilato accordo con il Molise, che permetterebbe di destinare le eccedenze idriche molisane ai campi assetati del Tavoliere, resti per ora irrealizzabile.
Le infrastrutture necessarie al trasferimento dell’acqua non sono ancora state realizzate e, al momento, mancano i fondi per finanziarle. In Molise, le risorse idriche sono abbondanti: il lago di Occhito, il secondo invaso artificiale più grande d’Europa con una capacità di 333 milioni di metri cubi, potrebbe fornire parte dell’acqua necessaria, ma senza gli investimenti in nuove condotte, il progetto resta bloccato.
Il problema, però, non è solo contingente. Come sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), la crisi idrica pugliese è la conseguenza di anni di inerzia politica, in cui non si è riusciti a creare un sistema di trasferimento idrico sicuro tra le regioni vicine. Un problema che si sarebbe potuto prevenire con una pianificazione più attenta.
In prospettiva, si guarda alla realizzazione della diga di Palazzo d’Ascoli, nel Basso Tavoliere, per cui sono già stanziati 8 milioni di euro. Tuttavia, i tempi di realizzazione sono lunghi e non offrono una soluzione immediata alla crisi.
Attualmente, la Puglia dipende fortemente dalle acque provenienti dalla Campania e dalla Basilicata, con il sistema idrico del Sele e il Canale Principale dell’Ofanto che forniscono il 40% delle risorse idriche utilizzate nella regione. Tuttavia, anche queste fonti sono in sofferenza a causa della siccità e della crescente domanda.
Attualmente, il Consorzio per la bonifica della Capitanata gestisce quattro dighe con una capacità di stoccaggio di 300 milioni di metri cubi d’acqua. Tuttavia, ogni anno sul territorio cadono circa tre miliardi di metri cubi di pioggia, e solo il 10% viene effettivamente raccolto e conservato.
Dei 300 milioni di metri cubi invasati, 60 sono destinati all’Acquedotto Pugliese, mentre i restanti 240 servono i 140.000 ettari irrigati della regione. Un sistema che già in condizioni normali è al limite della sostenibilità e che, di fronte a periodi prolungati di siccità, mostra tutta la sua fragilità.
La soluzione, secondo il Direttore dell’area Ingegneria del Consorzio, Raffaele Fattibene, sta nel potenziamento delle infrastrutture esistenti e nella creazione di nuovi invasi, che permetterebbero di affrontare meglio i periodi di crisi e di ampliare i comprensori agricoli serviti dall’irrigazione.
Secondo i dati ANBI, gli investimenti necessari per modernizzare il sistema di gestione idrica in Puglia ammonterebbero a circa 1,5 miliardi di euro, destinati alla manutenzione degli invasi esistenti, alla creazione di nuovi bacini e all’efficientamento della rete di distribuzione, che attualmente perde oltre il 30% dell’acqua trasportata.
Il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano, lancia un monito chiaro: la crisi idrica del Nord della Puglia dimostra la necessità di interventi strutturali immediati. Serve un deciso cambio di passo nella volontà politica per accelerare il completamento degli schemi idrici, attuare il Piano Invasi e superare le barriere burocratiche che bloccano l’avvio di cantieri fondamentali. Senza queste misure, il rischio è di compromettere definitivamente un settore chiave per l’economia regionale e nazionale.
6/3/2025 https://diogenenotizie.com/
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