La sanità in Lombardia è malata di corruzione
L’ennesimo scandalo Lombardo, sotto un certo punto di vista, non dovrebbe stupirci ma soltanto indignarci, ancora una volta. Perché ormai sappiamo, e da parecchi anni, che quella sanità, seppure efficiente e di qualità (tra le prime in Italia) è malata di corruzione. Troppi sono gli scandali che si ripetono a distanza di tempo, troppe sono le carenze del sistema pubblico in quanto controllore, troppe sono le possibilità di attingere ai soldi della collettività. Perché troppi sono gli euro che girano. Nel riparto del Fondo sanitario nazionale, la Lombardia, con 18 miliardi, è in testa alla classifica regionale, seguita dalla Campania con oltre dieci miliardi di euro. (Sulla ripartizione dei soldi pubblici e sulla “bontà” relativa dei servizi offerti ai cittadini ci sarebbe parecchio da discutere). E ai 18 miliardi pubblici ne andrebbero aggiunti circa altri 5 di spesa privata.
Una montagna di soldi dunque. Che scatena appetiti di persone senza scrupoli, che spinge le carriere dei faccendieri, che crea situazioni di potere politico. E tutto con la diretta partecipazione delle amministrazioni. In Lombardia più che altrove. È un sistema rodato, funzionante, eppure marcio. Lo era ai tempi di Formigoni, come confermò lo scandalo della Fondazione Maugeri con il diretto coinvolgimento dell’amico dell’ex presidente, Pierangelo Daccò, che ringraziava “il celeste” pagandogli le vacanze – dai Caraibi alla Costa Azzurra – le crociere su yacht da miliardari e cose simili: favori dei quali Formigoni ha fatto buon uso con sfacciataggine.
E come dimenticare il “caso” economicamente disastroso del San Raffaele di Don Verzè (un buco di 1,2 miliardi di euro), un personaggio di rilievo che godeva di un ampio sostegno nel mondo berlusconiano (grazie al quale il prete costruì un piccolo impero) e dell’ammirazione di filosofi di sinistra pagati profumatamente per tenere lezioni tra le mura delle strutture sanitarie.
Soldi, soldi, soldi. E disprezzo totale, quasi inverosimile, nei confronti delle persone malate e bisognose di cure. Ricorda qualcosa la vicenda della clinica degli orrori, la Santa Rita, dove furono fatti decine di interventi inutili soltanto per ottenere i rimborsi dalla Regione?
Ma negli scandali sanitari c’è sempre la mancanza di qualsiasi pudore, c’è la totale indifferenza verso il fatto che si sottraggono soldi altrimenti destinati alla cura delle persone.
Uno degli aspetti ricorrenti negli scandali è la presenza del doppio binario pubblico/privato. Che all’inizio era considerato un punto di forza della sanità Lombarda – il sistema misto appunto – per diventare poi soprattutto un pozzo senza fondo dove attingere denaro senza compiere grandi sforzi. Come vediamo nell’ultima inchiesta giudiziaria nella quale prevale l’interesse privato, con la esternalizzazione dei servizi odontoiatrici di tanti ospedali lombardi. Il meccanismo era (è) semplice: si gonfiavano le liste di attesa per spingere i pazienti a utilizzare ambulatori privati, pagando solo qualche euro in più di ticket rispetto alla Asl. Un giro di affari per 400 milioni di euro. Quante persone si fanno corrompere quando c’è una torta tanto grande da dividere?
Ma se il sistema lombardo appare marcio è in primo luogo per colpa della politica. Che è coinvolta direttamente, oppure non sa fare il proprio mestiere o non vede cosa accade nelle sue stanze e in quelle attigue. Ha una bella faccia tosta il presidente della Regione, Maroni, nella dirsi incazzato. Ma l’incarico a Fabio Rizzi (il più coinvolto in questa presunta, nonostante le intercettazioni, associazione a delinquere), per riformare la sanità lo ha dato proprio Maroni. Decisione presa dopo l’arresto dell’ex assessore di Forza Italia, Mario Mantovani. Ecco come ha riformato il leghista Rizzi: guidando un sistema di appalti solo per interesse personale. Maroni ne è se non altro responsabile oggettivo.
Vale la pena sottolineare che se si scopre il marciume, una macchina ruba soldi, è merito della magistratura. Quella stessa magistratura definita da Salvini “una schifezza” solo perché un suo caro amico è finito sotto inchiesta in Liguria: ecco la doppia morale della Lega. (Per evitare fraintendimenti: non è che altri partiti, come il Pd, siano esenti da scandali nella sanità).
Un’altra riflessione da fare riguarda il Federalismo sanitario. Alcuni, e non pochi, vorrebbero riformare il titolo V della Costituzione, sulla regionalizzazione, perché oggi ci sono troppe disparità tra gli italiani. In aggiunta mi chiedo se proprio la divisione del Ssn in 21 sistemi sanitari non alimenti le truffe che coinvolgono più Regioni, a intermittenza. E mi chiedo se un sistema di controllo centralizzato a livello nazionale sarebbe utile per porre un freno agli scandali. (Tra l’altro le strutture di verifica ci sarebbero già: la Conferenza Stato-Regioni e l’Agenas).
Sullo sfondo resta una domanda: non sarebbe il caso di rivedere radicalmente il sistema di accreditamento delle strutture private? Almeno per rendere più difficile la vita agli squali affamati di soldi e di potere.
Ps. Avevo scritto un dato errato sulla popolazione lombarda che ho corretto: ringrazio il lettore dd per avermelo segnalato.
Guglielmo Pepe
17/2/2016 http://pepe.blogautore.repubblica.it
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!