A difesa del profitto
Decine di autobus si dirigono per tre turni al giorno dalle regioni limitrofe verso la Val di Sangro, un viaggio quotidiano, anche di quattro ore tra andata e ritorno, che con il turno di lavoro fa un totale di 12 ore. Ma non basta, perché da molto tempo, all’interno della Sevel, è pratica comune imporre con il ricatto lo straordinario per farlo diventare orario ordinario, soprattutto agli interinali e ai contratti a termine. Cassaintegrazione, ammortizzatori sociali vari per dare respiro a un mercato dell’automotive in crisi (tanto pagano gli operai, le operaie, paghiamo tutti!), impedimento dell’azione sindacale conflittuale, divisione scientificamente studiata tra operai combattivi e i ricattabili, non riconoscimento di inidoneità alla mansione, punizioni subdole e controllo totale. Tutte pratiche per piegare corpi e menti, addomesticarle, garantire il regime di subordinazione. D’altronde in territori a forte migrazione, ci può permettere di tutto, no?
Ci si può permettere di far pisciare addosso un operaio che chiede ripetutamente di andare in bagno (per problemi di salute), negandogli il permesso alla pausa straordinaria, si ci può permettere di far morire in subappalto un lavoratore ed essere subito tenuti fuori dagli indagati già nella fase delle indagini preliminari. Un mese fa, c’è stato il rinvio a giudizio per il decesso in Sevel dell’operaio esterno Cristian Terilli, 28 anni, di Pignataro Interamna (Frosinone), avvenuto il 3 gennaio 2020. Sono accusati di omicidio colposo solo i tre appartenenti alla Comau di Torino, azienda della galassia ex Fca che vinse l’appalto, e della ditta di subappalto Sinergia srl di Cassino. Uscita di scena la Sevel, i cui responsabili sono stati prosciolti per l’assoluta estraneità ai fatti. Eppure Terilli rimase schiacciato dal crollo di un impianto robotico, proprio per l’assenza di una valutazione dei rischi sulle fasi dello smontaggio della linea, accusava il pm che seguiva l’indagine. Un’operazione di adeguamento e modifica del macchinario, non prevista dai relativi manuali di uso e manutenzione. Per la Procura frentana ci fu negligenza, imperizia e imprudenza nonché violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Terilli morì per trauma da schiacciamento addomino – toracico a seguito dell’improvviso abbassamento del bilancino sotto il quale stava lavorando a seguito dello spostamento del martinetto idraulico posto sotto la traversa della testata della linea prima della stazione OP10.
Per lo stesso motivo, per impedire altre morti e altri infortuni, per arrivare “il giorno prima” ed esercitare il diritto sostanziale alla prevenzione e alla tutela reale della salute senza deleghe, a qualche settimana di distanza dalla morte di Luana D’Orazio, il 4 giugno 2021 ci fu un volantinaggio davanti ai cancelli della Sevel. Durante il volantinaggio, dove erano presenti agenti della Polizia di Stato, al megafono fu evidenziata la contraddizione che conserva da sempre la Polizia ( e più ampiamente le polizie, e gli enti istituzionali di controllo), di fronte alla garanzia dello stato di diritto, tra il loro agire strumentale a difesa della proprietà privata e del profitto, alla repressione per chi banalmente chiede l’applicazione del diritto “legale” e alla loro assenza ( al peggio, alla loro corruttibilità) nei luoghi dove avviene la negazione quotidiana dei diritti. Proprio come dentro le fabbriche totali come la Sevel. Il 19 gennaio 2023 è arrivato il rinvio a giudizio per questo compagno che, in quell’occasione, ha evidenziato pubblicamente tutto ciò. Ancora una volta, la repressione si avventa su chi davanti ai cancelli della fabbrica esprime il proprio pensiero e la propria azione, dimenticandosi che oltre quei cancelli avvengono costantemente reati. Un procedere della giustizia che si sottrae da un’accusa pubblica pronunciata di fronte ai cancelli per continuare a esercitare diritti formali anche di fronte al compiersi di queste ingiustizie. Un segnale che ci indica come questo sistema ha bisogno di autoaffermarsi continuamente per dimostrare la sua egemonica esistenza. E come, se non attraverso la repressione?
Questo, senza dubbio, non è lo spazio per stabilire se ci sia ancora possibilità dentro la “legalità”, dentro i campi del diritto per uscire da questa bolla, ma sicuramente è necessario riflettere profondamente su quali strumenti e pratiche adottare, di difesa e di attacco, rispetto a questo avanzare incessabile che hanno i capitalisti e le loro istituzioni, che ruolo hanno le polizie, il diritto penale. Utilizzare i loro strumenti per rivoltarglieli contro e aprire nuove prospettive forgiandone nel frattempo altri? Fuori dalla logica della polizia o contro-polizia operaia? Inchiesta della magistratura o controinchiesta operaia? Sono domande aperte, che devono martellarci, agendo quotidianamente per liberare resistenze e tessere complicità e solidarietà reali. Per ora restano i fatti e i dati oggettivi: peggioramento delle condizioni di vita e salute dentro e fuori i luoghi di lavoro, perdurare di “lavori di merda”, aumento della ricattabilità, aumento delle azioni repressive nei confronti della conflittualità sociale, disciplinamento degli studenti e studentesse ( PCTO).
Renato Turturro
20/1/2923 https://www.osservatoriorepressione.info
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