A lezione di violenza
Mercoledi 23 maggio presso l’Università degli Studi del Molise, si è tenuta una conferenza alla presenza del Comandante Alfa, co-fondatore del GIS (Gruppo Intervento Speciale) dei Carabinieri e appartenente al battaglione Tuscania.
Il comandante durante il suo intervento è tornato a parlare dei fatti accaduti durante il vertice del G8 nel luglio 2001 a Genova con delle precise dichiarazioni relative all’utilizzo della violenza nelle manifestazioni, sostenendo che davanti ai violenti non si può che rispondere con la violenza e stravolgendo completamente la verità storica dei fatti di Genova 2001.
Dopo aver offeso Carlo Giuliani e la sua famiglia, riferendosi a lui e ai suoi cari con un tono spregiativo e denigratorio (“È morto perché è andato a Genova per usare violenza, se stava a casa o protestava democraticamente nessuno gli avrebbe fatto del male”), è passato a difendere l’indifendibile: le responsabilità dei poliziotti nell’assalto alla scuola Diaz (“Io alla Diaz non c’ero quindi non posso dire se la Polizia abbia ecceduto o meno”) e nelle torture svolte nella caserma di Bolzaneto.
A questo punto un giornalista di una televisione locale si è permesso di far notare che “in quei giorni si parlò di macelleria messicana” (la definizione è del vicequestore Michelangelo Fournier, uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz).
Stia zitto, non sa cosa dice, hanno distrutto una città – ha risposto il comandante dal “cuore di rondine”, mettendo in campo la pacatezza e l’equilibrio di cui è capace –. Non ho aggettivi – ha continuato – per definirla. Si vergogni, siamo stati assaltati e malmenati, non per causa nostra ma per causa loro, hanno distrutto una città. Non state a sentire quello che ha detto quel signore perché non è vero, ve lo posso assicurare perché ero presente.
Purtroppo per lui erano presenti giornalisti e osservatori da tutto il mondo.
In quei giorni del luglio 2001 milioni di cittadini si mobilitavano: contestavano le oligarchie politiche e finanziarie che governano il Pianeta; chiedevano per le persone la stessa libertà di movimento prevista per capitali e imprese; volevano la cancellazione del debito dei Paesi più poveri. In breve: il movimento che si batteva per una “globalizzazione dei diritti” era al centro della scena e la città di Genova, fra il 19 e 22 luglio, sarebbe stato il suo palcoscenico internazionale.
La mobilitazione fu enorme e piena di entusiasmo ma la contestazione ai cosiddetti “otto grandi” sarà ricordata ancora a lungo per la definizione che ne diede all’epoca Amnesty International, come “la più vasta e cruenta repressione di massa della storia europea recente”.
Un ragazzo genovese, Carlo Giuliani, fu ucciso da un carabiniere in piazza Alimonda, vicino alla stazione Brignole; migliaia di persone furono attaccate per strada dalle forze di polizia a colpi di manganello e con abnormi lanci di lacrimogeni; gli arresti ingiustificati non si contarono; infine decine e decine di persone subirono violenze e maltrattamenti gravissimi nella scuola Diaz, e in una caserma di polizia adibita a carcere nella frazione periferica di Bolzaneto. Molti di quelli che all’epoca erano solo dei ragazzi, portano ancora il segno fisico e psicologico di quelle violenze.
Fu un tracollo dello stato di diritto; si vissero giornate e nottate all’insegna del sistematico abuso di potere.
Sono passati diciassette anni e molto sappiamo di quel che avvenne in quelle drammatiche giornate e perché. Conosciamo anche nomi e cognomi dei responsabili, grazie ai processi che la magistratura genovese è riuscita a portare a termine nonostante gli ostacoli frapposti dai vertici istituzionali e di polizia. Sappiamo -è scritto nero su bianco nelle sentenze[1]– che alla Diaz e a Bolzaneto fu praticata la tortura su decine di cittadini inermi da parte di molti agenti e funzionari delle forze di polizia, nell’indifferenza complice di colleghi e superiori.
Sono passati diciassette anni e c’è una domanda obbligata in attesa di risposta: che cosa si è fatto per punire i responsabili e prevenire ulteriori abusi? Come ha reagito lo Stato a quella spaventosa eclisse della democrazia? Che lezione ne ha tratto il Paese?
L’Italia non ha fatto i conti con i fatti di quelle tragiche giornate. Continua a prevalere l’enorme desiderio di rimozione che ha impedito agli apparati dello Stato di agire come si dovrebbe fare in un Paese democratico e maturo. L’ultimo episodio della serie ha tratti grotteschi quanto inquietanti.
Quello che è successo all’Università di Campobasso, con l’intervento del Comandante Alfa ne è una testimonianza. Si vuole ribaltare la verità storica e far passare gli aggrediti per aggressori e eleggere a eroi coloro che hanno compiuto violenze, soprusi e torture durante il vertice.
Siamo allarmati e indignati per le dichiarazioni rese dal Comandante Alfa , il quale se avesse voluto comportarsi da vero “uomo dello Stato” ieri alla presenza di tanti giovani avrebbe dovuto chiedere scusa per la disastrosa gestione del G8: i fatti sono incontrovertibili e gli abusi, i falsi, le violenze avvenuti ad opera di uomini in divisa nelle strade di Genova, alla Diaz, a Bolzaneto sono ormai eventi acclarati.
Facciamo appello al rettore dell’Università del Molise, all’ordine dei giornalisti affinché i fatti di Genova siano raccontati e studiati senza omettere gli abusi operati dalle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti.
Non si può tacere. Abbiamo il dovere di continuare a raccontare che cosa è successo realmente. Ogni cedimento sul piano dei diritti civili è la premessa per nuove restrizioni delle libertà e delle garanzie: ce lo insegna la storia.
Primi Firmatari:
Osservatorio Repressione, Il Bene Comune, Potere al Popolo, Ex-OPG “Je so’ pazzo” Napoli, Potere al Popolo Molise, Associazione Casa del Popolo – Campobasso, Unione Sindacale di Base – Molise, Moliseweb – testata giornalistica, Democratic@ Molise, Haidi Gaggio Giuliani, Salvatore Palidda (Docente Università di Genova), Lorenzo Guadagnucci (Giornalista, autore di “Noi della Diaz”), Marco Preve (Giornalista “La Repubblica” Genova), Giovanni Russo Spena (Giurista), Cesare Antetomaso (Giuristi Democratici), Daniela Torro (Avvocato), Gilberto Pagani(Presidente d’onore Associazione Europea Giuristi), Fabio Marcelli (Giuristi Democratici), Maria Antonella Gliatta (Ricercatrice diritto costituzionale Unimol), Giso Amendola (Docente Università di Salerno), Roberto Evangelista (Ricercatore Istituto per la storia del pensiero filosofico CNR Napoli), Francesco Caruso (Docente Università di Catanzaro), Davide Bubbico (Docente Università di Salerno), Beppe Caccia(Euronomade), Valentina Calderone (A buon Diritto), Eleonora Forenza (Europarlamentare), Viola Carofalo (Portavoce nazionale Potere al popolo), Giuseppe Pittà (Giornalista), Antonio Ruggieri (Direttore il Bene Comune), Italo Di Sabato (Coordinatore Osservatorio Repressione),Paolo Di Lella (Giornalista), Marinella Ciamarra (Giornalista e Insegnante), Andrea Vertolo (Giornalista), Lucrezia Cicchese(Giornalista), Diego Florio (Attore), Michele Mignogna (Blogger), Michele Colitti (Giornalista), Gianmario Fazzini (editore), Viviana Pizzi(direttrice MoliOne), Flavio Brunetti (pubblicista), Sara De Carlo (docente di storia e filosofia, liceo Caccioppoli di Napoli), Roberto Colella(giornalista), Sabrina Varriano (giornalista)
Adesioni:
Don Vitaliano Della Sala, Nicoletta Dosio, Mino Dentizzi, Marta Mazzoni, Giovanni Coscia Porrazzi, Ilaria Mastrangelo Giovanni Piccirilli, Francesco Macoretta, Maria Chiara Santone, Mara Cinquino, Riccardo Cretella, Laura di Leo, Nico Catalano, Sonia Lenti, Gisella Rossi, Sarah Bocciardi, Angela Vitullo, Elmo Zaccardelli, Jordan Galuppo, Carol Guarascio, Chiara Tirro, Vittorino Fiorilli, Pamela Gacioppo,Francesca Spidalieri, Elena Mazzoni, Andrea Romano, Nicola Paolantonio, Giuseppe Pasquale, Annarita Di Credico, Vincenzo Pietrantonio, Alessandro Todisco, Jeanine Carteau
Per adesioni: info@osservatoriorepressione.info
Note:
[1] [1] http://www.archivioantimafia.org/www.processig8.org/ProcessiG8.html
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