A maggior ragione antifascisti con orgoglio, dignità, unità
La vittoria elettorale della destra e il pieno successo di Fratelli d’Italia sono stati eclatanti ma – parliamoci chiaro – largamente prevedibili e previsti. Sono anni – da prima della pandemia – che l’ANPI dice: Attenzione! I sondaggi danno alle destre oltre il 40%… Prendo tre campioni You Trend Supermedia, e cioè la media dei sondaggi. 19 luglio 2019: Lega più Fratelli d’Italia più Forza Italia al 50,6%. 12 novembre 2020: 46,7%. 9 settembre 2021: 47,9%. Oggi hanno il 44 %. Certo, c’è un gigantesco travaso di voti dalla Lega al partito della Meloni, ma si tratta di un travaso interno all’area delle forze sovraniste. Aggiungo che si dice poco sul crollo dei votanti. Rispetto alle politiche del 2018 l’astensionismo è aumentato del 9%. Rispetto a quelle del 2006 è aumentato quasi del 20%.
Dunque ha vinto la destra che legittimamente darà vita a un nuovo governo a trazione sovranista. La stampa estera ha definito Fratelli d’Italia come post-fascista, aggettivo che non vuol dire molto. Ma dire che è fascista è troppo, dire che non è fascista è troppo poco. È indubbia una continuità storica col MSI. Ci sta la definizione di Alberto Olivetti, per cui si può parlare di elementi di fascismo in sospensione.
Ma, rinviando a un approfondimento successivo l’esito del voto, dopo una brutta campagna elettorale in cui sono state nella sostanza rimosse questioni fondamentali come la guerra, il lavoro e il riscaldamento globale, non si può nascondere che circa metà dei votanti, forse qualcosa in più, ha dato il suo consenso elettorale a forze democratiche, progressiste e di sinistra. Se la destra stravince sul piano parlamentare grazie alla legge elettorale, dal punto di vista sociale rappresenta quindi la metà dei votanti che a loro volta rappresentano i due terzi dell’elettorato. Per di più sappiamo che il futuro governo dovrà misurarsi immediatamente con una crisi sociale di proporzioni inedite e presumibilmente con pesanti contraddizioni interne causate dal disastroso esito del voto alla Lega.
Assieme, è ragionevole pensare che il popolo della Costituzione, coloro che si richiamano ai princìpi e ai valori della Resistenza e dell’antifascismo, reagirà con fierezza e con determinazione e contrasterà in ogni legittimo modo il tentativo di manomettere la Carta. Sicuramente scenderà in campo il mondo ampio e colorato dell’associazionismo democratico, con l’ANPI in prima fila. Naturalmente è necessario che le tensioni e anche le rotture fra le forze politiche di centro e di sinistra, che sono con tutta evidenza la causa della pesantissima sconfitta elettorale, vengano ricomposte.
C’è bisogno di un profondo ripensamento, trasversale a queste forze politiche, per giungere al più presto a una rinnovata unità antifascista. Essa è la condizione ineliminabile non solo per qualsiasi futura vittoria, ma anche per un virtuoso contrasto ai programmi della destra che prevedono la trasformazione della forma della Repubblica da parlamentare a presidenziale e l’applicazione di una autonomia differenziata che porterebbe a una spaccatura fra due Italie: una con più diritti, più reddito, più servizi, e una col segno meno; giustamente si è parlato, a questo proposito, della secessione dei ricchi.
Da tempo l’Anpi si è schierata contro queste due proposte e per il rilancio e la piena applicazione della Costituzione, a partire da un rinnovato ruolo protagonista del Parlamento. Questo oggi, infatti, è ridotto ad ancella del governo attraverso la pratica abnorme dei decreti legge e della fiducia, svuotato di rappresentanza a causa di una legge elettorale che non consente all’elettore di scegliere il candidato e del taglio dei parlamentari che ha ulteriormente punito la rappresentanza in particolare delle minoranze. A ciò si aggiunge la continua frustrazione degli esiti referendari platealmente disattesi (vedi il referendum sull’acqua pubblica) e la una sistematica rimozione delle proposte di legge di iniziativa popolare.
Se il termometro di questa sfiducia è la crescente astensione dal voto, il rilancio del Parlamento come specchio della società è l’unica ragionevole risposta. Viceversa la proposta presidenzialista è l’incarnazione istituzionale dell’uomo solo al comando e del rapporto diretto fra capo e popolo, così caro a una vecchia malattia della destra, più o meno fascista, del nostro Paese: l’antiparlamentarismo.
Ma la partita più urgente è sicuramente quella della condizione di vita e di lavoro di milioni e milioni di famiglie che in un breve tempo si trovano decurtata la propria capacità di spesa per l’inflazione e per le bollette, e di un numero vastissimo di lavoratrici e di lavoratori il cui posto di lavoro è in pericolo. A tutti costoro ci rivolgiamo, assieme ai giovani, alle donne, agli anziani, perché non abbiamo letto nel programma delle destre nessuna proposta seria che consenta di reintegrare il reddito e il lavoro, né di rilanciare l’intero sistema imprenditoriale italiano restituendo finalmente al nostro Paese un ruolo chiaro ed avanzato nella divisione internazionale ed europea del lavoro, che non si può limitare alla moda, al turismo, ai Bed&Brekfast.
Non si può perdere la grande occasione dei finanziamenti della UE, e bene sarebbe se le forze democratiche e di progresso proponessero insieme un vero piano di rinascita economica e sociale del Paese.
È vero, l’Italia avrà il governo più di destra della sua storia repubblicana, ma proprio per questo non è affatto il momento di ritirarsi e tantomeno di rassegnarsi; viceversa è il tempo di sventolare le bandiere della Costituzione, le nostre bandiere, le bandiere della Resistenza. A quel tempo fischiava il vento e urlava la bufera, ma le partigiane e i partigiani furono più forti del vento e della bufera e ci regalarono quell’abbecedario di valori che divenne il decalogo della Costituzione. Per loro, per noi, per le generazioni che si affacciano alla vita sociale andiamo avanti con orgoglio, in dignità, uniti e solidali come fratelli. Fraternità, libertà, eguaglianza furono le parole del 1789, sono state le parole della Liberazione, sono oggi le nostre parole.
Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi
26 Settembre 2022 www.patriaindipendente.it
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