A Novembre tutti a Napoli! TENETEVI LIBERE E LIBERI!
Guerra, aumento di bollette e prezzi, recessione, precarietà, licenziamenti e disoccupazione, razionamento dell’acqua in estate e del gas d’inverno, crisi climatica con caldo torrido e conseguenti alluvioni, nuove misure di disciplinamento in caso di risalita dei contagi: questo il quadro in cui il nuovo Governo, legittimato da “una nuova investitura popolare” affonderà altri colpi fatti di lacrime e sangue. Questo quadro è diretta conseguenza della crisi generale e globale del sistema capitalista, una crisi strutturale che investe ogni livello e penetra a fondo nel nostro quotidiano e nei nostri territori. All’aumento delle spese militari corrisponde una diminuzione sempre più marcata della spesa sociale. Oltre l’80% delle tasse che incassa lo Stato provengono da lavoratori e pensionati. Quei soldi finiscono nelle casse di banche, istituti finanziari e imprese. Non esiste alcuna redistribuzione. Non esiste alcun ritorno in termini di servizi essenziali: il salario indiretto è stato ormai praticamente azzerato mentre il salario diretto non riesce più a “coprire il mese”.
Ad aggravare la situazione contribuisce l’aumento dell’inflazione e quindi dei carburanti, delle bollette e dei prezzi al consumo dei beni di prima necessità ormai in crescita costante da anni e in cui la guerra rappresenta al massimo un punto di caduta piuttosto che la miccia. Tutto questo al Sud assume contorni ancor più drammatici. Il Sud come “periferia” e la contrapposizione “Nord contro Sud” come aree di sviluppo diseguale corrispondono ad una strategia propria di questo sistema e che può essere rotta solo attraverso l’unità di classe, le pratiche del mutuo soccorso, della solidarietà e della convergenza. Questo sistema ci scarica addosso fortissime contraddizioni: precarietà, sfruttamento, lavoratori poveri, smantellamento dei servizi essenziali, inquinamento, devastazione delle nostre terre. Nel Sud queste contraddizioni sono portate all’estremo e esacerbate dalla disoccupazione strutturale. Questa tendenza sarà ancora più pesante per il venir meno degli ammortizzatori sociali e del taglio e modifica del Reddito di Cittadinanza.
Lo Stato infatti ne ha deciso la revoca per tutti coloro che negli ultimi 10 anni abbiano avuto una sentenza passata in giudicato togliendolo di fatto a migliaia di famiglie in una logica punitiva e ritorsiva. Lo Stato penale tende a creare le condizioni per un sempre maggiore sfruttamento aumentando così la pressione verso le fabbriche del nord e il continuo spopolamento, o al massimo verso le campagne del Sud, a tutto vantaggio del contenimento dei salari e dei caporali. Peggio ancora. Lo Stato, piuttosto che lavorare per piani per lavoro e per il salario, mette migliaia di proletari nelle condizioni di vivere di espedienti e magari, in una spirale senza fine, di andare o tornare in carcere dove i detenuti continuano a vivere in condizioni disumane.
“Per questo, per altro e per tutto” crediamo sia necessario ed urgente sviluppare e lavorare per la massima convergenza ed unità di classe guardando a tutti coloro che vivono del proprio lavoro, senza sfruttare quello altrui, a quel Sud che vuole riprendersi il proprio tempo, il proprio spazio e la propria terra.
Non possiamo farlo se non partendo da quello che oggi per noi rappresenta un punto di forza e una vertenza che realmente ha saputo mettere a terra dei rapporti di forza: la lotta dei disoccupati e delle disoccupate organizzate capaci di aver rotto la contrapposizione tra lavoratori occupati e disoccupati. Capaci di aver legato la rivendicazione del salario con i bisogni socialmente necessari, di aver contrastato la contraddizione lavoro e ambiente, di aver resistito ad un attacco repressivo tra arresti, denunce, processi, multe, avvisi orali e teoremi della Procura con accuse di associazione per delinquere come avvenuto per la lotta dei facchini della logistica, i portuali di Genova, i movimenti NoTav… Oggi dobbiamo sostenerli nell’ambizione di rompere la contrapposizione tra Nord e Sud e la stessa logica agitata per dividere lavoratori italiani e immigrati: divisioni funzionali solo a chi vuole sfruttarci meglio.
Non possiamo farlo che chiamando alla massima convergenza su Napoli: essere al fianco dei disoccupati, significa lavorare alla più ampia generalizzazione della mobilitazione sociale in questo paese e rafforzare l’unità delle lotte.
Che tutte le “urgenze” sociali, dal lavoro alla sanità, dall’ambiente ai servizi, dalla questione di genere al tema repressivo siano legate a doppio filo oramai è chiaro.
A Napoli proprio il Porto rappresenta plasticamente un polo strategico per tutto il Mediterraneo dove la circolazione delle merci è attualmente uno dei fattori più inquinanti, da quella su gomma a quella su mare, dove i lavoratori e lavoratrici sono stati costretti a scegliere tra la disoccupazione e la tutela della vita e della salute, dove non sono applicati i CCNL e si continua a lavorare a cottimo tra attacchi e licenziamenti politici contro chi alza la testa. Il porto è anche luogo d’intreccio tra capitale “legale” e “extralegale”: sono recenti per esempio i sequestri di centinaia di tonnellate di rifiuti tossici nei Terminal del Gruppo MSC e Soteco sapientemente occultati e pronti ad esser sversati nell’adiacente fiumiciattolo Pollena e quindi in mare. Quello stesso mare dove i canali del Porto spesso sono protagonisti dello smistamento di armi per alimentare guerre e profitti come successo per il transito delle armi da guerra israeliane, le stesse che oggi bruciano la Striscia di Gaza ma che evidentemente hanno un peso diverso rispetto a quelle dell’esercito della Federazione Russa.
Indichiamo un momento di convergenza a Novembre che sia un momento di lotta, di radicalità e di contenuto proprio su Napoli.
Come il Collettivo di fabbrica convergerà su Bologna il 22 ottobre a partire dal tema ambientale, allo stesso modo il movimento dei Disoccupati sarà presente nelle piazze del proprio territorio che svilupperanno convergenza a partire dallo stesso o da altri “prevalente”.
Lavoreremo nelle prossime settimane e mesi alla massima partecipazione ed allargamento alla costruzione di questo processo.
Costruiremo i momenti pubblici e tutti i passaggi necessari per fare di questo appuntamento a disposizione di tutte e tutti.
Contro la guerra ed i costi sociali scaricati sulle nostre vite!
Per la garanzia di un salario, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, per lavorare tutti e lavorare meno!
Per un piano straordinario per il lavoro, partendo dalla messa in sicurezza dei territori, finalizzato alla realizzazione di progetti necessari ai bisogni sociali!
PER IL SUD CHE INSORGE!
Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN
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