A proposito dello sciopero dei medici
Lo sciopero dei medici, previsto per il 25 gennaio, indetto dall’Intersindacale che raccoglie le maggiori sigle del comparto della dirigenza medica del SSN. Lo sciopero pone al centro delle proprie rivendicazioni la questione economica, una rivendicazione sacrosanta visto il blocco di nove anni subito da tutti i contratti del pubblico impiego. Tuttavia, pare a noi necessario utilizzare l’occasione dei rinnovi contrattuali per rimettere al centro la necessità di un ritorno ad una visione unitaria con l’insieme delle figure sanitarie, a partire dalla professione infermieristica; della confusione che i diversi sistemi gestionali regionali producono arrecando disagi importanti agli utenti; della grave carenza di personale, carenza che è alla base della precarietà di molte lavoratrici e lavoratori del settore oltre che del continuo ricorso al privato; tutto ciò è alla base dell’incapacità di risolvere problemi basilari da parte delle programmazioni delle singole regioni e delle ASL.
La disorganizzazione “strategica” dei servizi sono l’amara realtà che i sindacati medici, insieme alle altre professioni, dovrebbero con determinazione costringere le istituzioni nazionali e locali a porvi rimedio e sollecitare , coinvolgendoli i cittadini. Troviamo del tutto insufficiente la lettura sui guasti che i l’autonomia regionale del Servizio Sanitario Nazionale produce e che porterebbe, anche a fronte delle volontà autonomistiche di nuovo conio di alcune regioni, ad un vero e proprio processo di secessione delle regioni ricche a scapito delle regioni del sud.
Il Servizio sanitario nazionale sta ricevendo da anni colpi distruttivi, sia dall’esterno che dall’ interno, che rischiano di portare allo sfaldamento dell Sistema Sanitario e all’ininfluenza l’azione pubblica.
Particolare timore ci deriva, anche, dalle dichiarazioni pubbliche di rappresentanti della Comunità Europea circa “l’elevato costo” del SSN italiano, cosa del tutto falsa giacché in Italia si spende meno che in altri paesi europei. Sono affermazioni che andrebbero confutate volta per volta e con un di più di denuncia da parte delle OO.SS. del settore. In sintonia con ciò va registrato il dispregio diffuso verso il nostro SSN operato dai media che negli anni hanno posto la loro attenzione preferenzialmente su alcuni casi di “malasanità” specie e soprattutto nel pubblico, mai nel privato, un’attenzione, tesa in buona sostanza alla delegittimazione del sistema sanitario pubblico! Poco o nulla, invece, hanno denunciato circa l’irrazionalità del Sistema, ed in particolare della sua governance, un sistema che procede da decenni come un pachiderma tanto indolente quanto incapace di cambiamenti necessari. Infatti, la confusione gestionale, la scarsità di personale, l’incapacità e la non volontà di risolvere problemi basilari e la disorganizzazione strategica dei servizi sono l’amara realtà del Servizio sanitario pubblico da cui occorre riemergere presto .
Manca dunque, ed è bene denunciarlo con forza, una visione di insieme sia sul piano gestionale che operativo che ha prodotto un SSN dispendioso e farraginoso per l’estrema burocratizzazione, reale concausa dell’incapacità di rispondere adeguatamente allo standard delle richieste con la produzione di infinite liste d’attesa.
Ciò nonostante vanno valorizzate le eccellenze, che ci sono, in numerosi settori così come i progetti di innovazione che se necessariamente sperimentali e limitati ad alcune fasce di utenza e di struttura, segnano progressi rilevanti a favore della diagnosi e della cura.
Riteniamo che prioritario sia ripensare, complessivamente, al modello gestionale e organizzativo, rifuggendo qualunque appesantimento del ruolo delle regioni o delle cosiddette “autonomie” e assumere personale giovane nel campo sanitario, sia come risposta alla disoccupazione e precarietà dilagante che come necessità di coprire le piante organiche ormai svuotate assumendo, in particolare, medici e infermieri.
Il primo punto consente di affrontare questioni come i LEA, la continuità assistenziale, il ruolo degli ospedali nel ”terzo millennio” e la necessaria riqualificazione delle strutture sanitarie di primo e secondo livello come: l’assistenza sanitaria di base,i servizi di diagnosi e cura non ospedaliera, la continuità assistenziale e sostegno ai malati vulnerabili sia sotto l’aspetto economico che sociale.
L’anno che è appena finito, il 2018, è stato “l’anniversario” della legge di riforma sanitaria 833, ecco, noi riteniamo che bisogna ritornare a quello spirito, ovvero all’unità professionale, al lavoro in equipe giacché la complessità della persona richiede interventi multidisciplinari e complessi; a rifuggire dalla gerarchizzazione tra professionalità ma scegliere interventi “concorrenti per la salute psico-fisica ed il benessere delle persone” e non competitivi ; a scegliere il territorio come perimetro per la prevenzione, e l’investimento di presidi per la salute, sempre più vicini alle persone.
Occorre la lotta per difendere i diritti e i salari delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, occorre solidarietà tra le operatrici e operatori del settore giacché la contrapposizione degli interessi e tra le lavoratrici e i lavoratori è sempre nell’interesse del “padrone” sia esso pubblico che privato.
In questo contesto si pone lo sciopero dei medici, che sosteniamo con convinzione.
Dipartimento Sanità-Welfare
Rosa Rinaldi resp. Segreteria Nazionale
Franco Cilenti resp. rete sanità
17/1/2019 www.rifondazione.it
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