Il concorso al San Camillo per ostetricia e ginecologa per l’applicazione della legge 194, che tante prese di posizione e conflitti ha prodotto in questi giorni, è un bando scritto e pubblicato sul BUR a giugno 2015. E’ passato al vaglio delle strutture previste in quanto dentro al piano di rientro approvato dal commissario del governo della Regione Lazio Nicola Zingaretti. A questo bando hanno concorso 57 persone ed hanno vinto i due medici che lavorano al San Camillo da 16 anni per applicare la 194.
La differenza rispetto a prima è che ora non sono più precari e finalmente è stata sanata una situazione anomala, anche un po’ vergognosa, durata troppo tempo. Il San Camillo, infatti, non è solo la struttura in cui più alta è la richiesta delle IVG da Roma, dalla Regione e da fuori Regione, ma è anche il presidio che risolve più aborti terapeutici di tutta Italia.
Dunque nel merito del concorso, questa settimana la notizia è esplosa sui media (chissà perché? perché non prima, quando il concorso tardava, o quando si faceva la conta di quante strutture romane, laziali, o in tutta Italia hanno obiezioni altissime e non riescono ad applicare la legge 194?), e subito si è alzato un polverone su un problema inesistente, visto che ciò che è stato fatto al San Camillo dovrebbe essere fatto in tutti quegli ospedali dove la legge non viene rispettata, compresi molti di quelli della Regione Lazio, che sono obiettori totali come la stragrande maggioranza degli ospedali italiani.
Per questo è insensata la protesta della Ministra Lorenzin che richiama Zingaretti alla possibilità della mobilità dei non obiettori (che non esistono), prevista dalla legge, ma resa impossibile dall’eccesso di privilegio dato agli obiettori dalle connivenze di direttori generali e del Ministero.
Per questo è insensata la reiterata affermazione della Lorenzin che parla in Parlamento e nel Consiglio d’Europa di una L. 194 applicata al meglio
Per questo è insensata la dichiarazione dell’Ordine dei medici che richiede di annullare il bando.
Per questo è insensata la dichiarazione dei vescovi che parlano della 194 solo come una legge di tutela della maternità come se non prevedesse in modo preordinato l’interruzione della gravidanza, a partire dal titolo stesso, e nel dettaglio negli articoli 4, 5, 6,7 e 8.
Per questo è evidente che Lorenzin non racconta la verità in Parlamento e nel Paese e che di questa situazione tutti sono complici, visto che la prevenzione per le ragazze, le immigrate e le donne italiane e il rilancio dei consultori è l’ultima delle preoccupazioni del Ministero della Salute, delle regioni e dei direttori generali delle Asl e anche del Parlamento. Infine la verifica circa la sanzione contro le donne, in caso di aborto clandestino (provocato e favorito dalla massiccia obiezione dei medici), sanzione prevista dalla Legge di stabilità 2016 che doveva essere verificata entro 90 gg (dichiarazioni del viceministro Migliore alla Conferenza stampa del 2016) è rimasta lettera morta, come immutato, nonostante le continue richieste in merito al Ministero della salute, è rimasto il metodo di rilevazione dei dati dell’obiezione e continua a non essere prevista nessuna ricerca sugli aborti clandestini.
Nel frattempo sono state escluse dalle prestazioni gratuite del servizio nazionale le pillole contraccettive, con un risparmio risibile a fronte dei rischi reali di gravidanze non volute, soprattutto nelle fasce più povere o più fragili. Tutte cose di cui anche i media parlano poco e male. Quindi in questa breve guerra mediatica, come tante se ne accendono nel nostro paese, per essere dimenticate il giorno dopo, ancora una volta la legge 194 e tutto quello che richiama di reali responsabilità non è rappresentabile come abbiamo visto fare in questi giorni.
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