Abitare in transizione: Rom, Sinti e Caminanti
La Strategia nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti (da ora in poi Rsc) 2012-2020- che vede come punto di contatto l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) – è suddivisa in quattro assi principali che trattano esigenze specifiche in materia di accesso a occupazione, istruzione, alloggio e assistenza sanitaria. L’asse dell’abitare è considerato quindi uno snodo fondamentale nel processo di superamento del disagio sociale e dell’inclusione armonica nella società. È ben nota, infatti, la vulnerabilità e la fragilità di una parte di queste popolazioni rispetto al disagio abitativo. L’Istat aveva già avviato un percorso di conoscenza delle popolazioni Rom, Sinte e Caminanti attraverso una ricerca sulle fonti di dati, il cui esito aveva messo in evidenza la necessità di colmare il gap informativo e di pervenire a una raccolta sistematica di dati statistici. Per questo motivo l’Istat ha siglato un nuovo accordo con UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) finalizzato alla realizzazione di un quadro informativo statistico sul disagio abitativo e le condizioni sociali delle persone Rom, Sinte e Caminanti (Rsc), che mira a costruire indicatori utili alla programmazione di interventi volti all’inclusione sociale. In questo quadro è stata realizzata una prima ricerca, volta a raccogliere informazioni sull’esistenza di progetti di transizione abitativa in favore delle persone Rom, Sinte e Caminanti (Rsc), con l’obiettivo, successivamente, di intervistare negli stessi territori sia le persone che hanno partecipato a tali progetti e che hanno intrapreso una nuova traiettoria abitativa, sia coloro che vivono ancora negli insediamenti.
I progetti di transizione abitativa per il superamento degli insediamenti Rom, Sinti e Caminanti
l’Istat, tra settembre 2019 e gennaio 2020, ha raccolto informazioni presso i comuni con popolazione residente pari o superiore a 15 mila abitanti, con un focus proprio sull’asse dell’”Abitare”
Dall’indagine condotta presso 745 comuni (635 i comuni rispondenti) emerge che il 6,6 % dei rispondenti ha realizzato o ha in corso progetti di transizione abitativa nel periodo 2012-2020. A fronte di 42 comuni con almeno un progetto di transizione abitativa, sono 96 i progetti complessivamente rilevati, per un totale di 1.342 famiglie beneficiarie. Al momento dell’indagine, erano invece 3.104 le persone effettivamente transitate in alloggi stabili. Tuttavia, trattandosi nella maggior parte dei casi di progetti in corso la cui conclusione era prevista nel 2020 e oltre, il numero delle persone transitate è verosimilmente destinato ad aumentare.
Più della metà dei progetti è rivolto a beneficiari provenienti da insediamenti riconosciuti/ autorizzati/ formali. Circa un terzo dei progetti contempla tra i beneficiari famiglie provenienti da insediamenti spontanei/non autorizzati e circa un sesto è in favore di persone in uscita da insediamenti tollerati. Inoltre, sei progetti sono rivolti a famiglie provenienti da microaree pubbliche o private (Fig. 1).
Riguardo alla tipologia di alloggio prevista per la transizione abitativa, nella metà dei progetti sono previste azioni volte a favorire l’accesso ad alloggi Erp (Edilizia Residenziale Pubblica) e l’inserimento nelle graduatorie per l’emergenza abitativa. Nei due quinti dei progetti, invece, sono stati previsti alloggi reperiti sul mercato immobiliare.
Le altre tipologie abitative riguardano i terreni agricoli con case mobili o auto-recupero, le microaree pubbliche o private, gli alloggi protetti per anziani e gli immobili confiscati alla mafia (Fig. 2).
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Molti Comuni senza una strategia di transizione abitativa per le famiglie Rom, Sinte e Caminanti
Uno dei punti fondamentali della Strategia nazionale di inclusione è la rimozione delle discriminazioni nell’accesso all’abitazione. Nonostante l’uscita dalle situazioni di disagio abitativo estremo, non compatibili con gli standard di dignità, dovrebbe risultare prioritaria per tutte le amministrazioni comunali, dalla ricerca emerge che ben 83 comuni non hanno mai attivato progetti di transizione, benché siano presenti insediamenti sul territorio comunale. Sono 192 gli insediamenti che al momento dell’indagine non risultavano interessati da progetti di transizione abitativa. Tra questi, 39 sono insediamenti esistenti da oltre dieci anni, a conferma del fatto che l’insediamento nasce come soluzione abitativa emergenziale e temporanea, per poi trasformarsi spesso in una forma consolidata dell’abitare.
Infatti, ben il 73 % sul totale degli insediamenti dichiarati esiste da oltre 10 anni, e quasi il 17 % esiste da 5-10 anni. Di minore entità sono le percentuali di insediamenti più recenti: 13 insediamenti insistono sul territorio da 2-5 anni, dieci insediamenti da uno o due anni, e solo quattro esistono da meno di un anno.
Ben 122 insediamenti autorizzati/riconosciuti su 144 sono definibili come ‘storici’, poiché insistono sul territorio comunale da oltre dieci anni. Questo dato mette in evidenza la difficoltà di gestione delle politiche pubbliche, ancor più marcata se si considerano gli insediamenti spontanei e non autorizzati. Di questi infatti, 83 su 135 esistono da più di 10 anni, e 27 esistono da cinque-dieci anni.
Sarà interessante approfondire, nelle successive fasi della ricerca, gli eventuali effetti sull’inclusione sociale di coloro che sono riusciti a realizzare una transizione abitativa e confrontare la loro situazione con quella di quanti vivono ancora negli insediamenti.
Valeria de Martino, Vanessa Ioannoni and Nadia Nur
Per saperne di più
Ebook – Abitare in transizione – Indagine sui progetti di transizione abitativa rivolti alle popolazioni Rom, Sinte e Caminanti – Istat
29/6/2021 https://www.neodemos.info
Photo credit – Valeria Ioannoni
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