Abuso atti d’ufficio incentivato per Legge

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Il governo degli allievi del precedente governo dei migliori -Agenda Draghi docet- ha legiferato per abolire il reato di abuso di ufficio in tutte le sedi istituzionali, nazionali e locali dell’Amministra-zione pubblica. Lo ha giustificato con la “paura della firma” da parte dei funzionari pubblici. Paura ormai residuale, a leggere gli le frequenti notizie sulle concessioni a potentati, amici di dubbia legalità.

Legge approvata all’unanimità per modificare il “Codice di procedura penale” che prevedeva all’art. 323 il reato di abuso dei dunzionari pubblici.
Pensate che il ministro Nordio ha definito l’abuso d’ufficio un reato “evanescente”, pazzesco per un ex magistrato che ha costruito la sua immagine sulla legalità a prescindere.

Eppure l’Italia è vincolata all’osservanza della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata a Merida dall’Assemblea generale il 31 ottobre 2003, con la legge di ratifica n. 116/2003. L’art. 19 della Convenzione, rubricato “Abuso d’ufficio”, così recita: “Ciascuno stato parte esamina l’adozione delle misure legislative e delle altre misure necessarie per conferire il carattere di illecito penale, quando l’atto è stato commesso intenzionalmente, al fatto per un pubblico ufficiale di abusare delle proprie funzioni o della sua posizione, ossia di compiere o di astenersi dal compiere, nell’esercizio delle proprie funzioni, un atto in violazione delle leggi al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un’altra persona o entità”.

Questo è lo stato dell’arte (in questi tempi di arte sporca) dal quale alcuni funzionari si allontanano preventivamente non firmando anche a causa di leggi pro corruzione, ormai decennali, che li espongono a eventuali imputazioni. Però chi si preoccupa di valutare le consegueze di immobilismo e inefficienza dei Servizi Pubblici?

E ancora, quali conseguenze sui cittadini avrà questa estinzione del reato se verrà approvata la secessione del nord con la legge dell’Autonomia Differenziata che ci mette di fronte allo stravolgimento dei principi alla base della convivenza civile?

Diseguaglianze che diverranno quieto vivere legale per i luoghi legali e illegali con l’arma criminosa dell’abuso d’ufficio.

E che dire delle ricadute che l’abrogazione avrà sul rispetto del principio di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione (art. 97 della Costituzione), l’adempimento con disciplina e onore delle funzioni pubbliche affidate ai dipendenti della stessa (art. 54, comma 2) e lo svolgimento delle funzioni pubbliche da parte dei dipendenti al servizio esclusivo della nazione (art. 98, comma 1)?

Su questa lunga domanda se ne innesta un’altra.

Dopo decenni di spudorata e strumentale propoganda sulla meritocrazia dei dipendenti pubblici, basata sulla presunta inefficienza delle lavoratrici e lavoratori, funzionale al depauperamento, ovvero: sottrazione e dispersione di capacità produttive, di rendimento, di efficienza, quando invece erano, e sono, le trasformazioni degli organismi pubblici di governo locale, in primo luogo, da governo di soddisfacimento delle reali esigenze territoriali a organismi definanziati dai governi nazionali e allontanati anche con l’omicidio politico delle Province e la nascita in vitro delle Città Metropolitane con l’accentramento monarchico dei poteri nelle mani del Sindaco.

Le narrazioni mediatiche e della politica dominanante per imporre il criterio divisivo della meritocrazia è stata subdola e invasiva nella propagande, tanto per citarne una “per contrastare le tante iniquità e le tante inefficienze prodotte dal nepotismo”, per favorire le carriere aperte ai talenti”, inoltre, ci è stato detto che la meritocrazia serviva per annullare il livellamento stipendiale. Un livellamento di fatto inesistente, in quanto i contratti già erano diseguali anche nelle stesse singole professioni, e di fatto il criterio di selezione nell’accesso alle posizioni di vantaggio è stato utilizzato come criterio di legittimazione delle disuguaglianze di reddito.

Nel mentre, però, la meritocrazia è stata calpestata, anzi annullata per legge, nelle carriere politiche, pportando ai massimi livelli gestionali dello Stato centrale e degli Enti Locali l’incompetenza, il nepotismo, l’inesperienza, il favoritismo, anche quello basato sui circuiti sessuali (Berlusconi docet), il servilismo spudorato verso il capo del momento.

Qual’è il problema che riscontro su questa Legge? E’ il problema di tutti i provvedimenti legislativi assunti o precedentemente dichiarati: l’informazione dominante e la politica istituzionale, anche quella di opposizione parlamentare, ne parlano un paio di giorni e poi c’è il tappeto del silenzio sotto il quale la sporcizia si ammucchia.

Tanto per restare in tema di sporchizia. Che dire del concordato preventivo contenuto nella delega fiscale con il quale il governo stipula un “patto con gli evasori”?

Franco Cilenti

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