Acquisti a rate e in pochi clic, tra “interessi zero” e rischio sovraindebitamento

I sistemi “Buy now pay later” si pongono a cavallo tra i pagamenti digitali e veri e propri prestiti. I clienti non pagano interessi ma se il saldo non avviene nei tempi concordati le commissioni possono diventare molto elevate, con il rischio di contrarre debiti difficili da ripagare. Un fenomeno in crescita e che riguarda anche l’Italia

Un paio di sandali in camoscio a 168 euro (in sconto per via dei saldi estivi) da pagare in un’unica soluzione, oppure in tre comode rate da 56 euro, senza interessi. Stessa cosa per un nuovo smartphone da 299 euro e persino per una vacanza in un villaggio turistico a Cuba da 1.300 euro a testa. Sono solo alcune delle offerte alle quali è possibile accedere dal portale e dall’app di Scalapay, fintech italiana fondata nel 2019 che dà la possibilità di dilazionare il pagamento di un prodotto in pochi clic, senza interessi o spese di commissione.

Si chiama “Buy now pay later” (Acquista ora, paghi poi) e a prima vista sembra solo una versione avanzata delle vecchie modalità di pagamento a rate. In realtà è qualcosa di un po’ più complesso. A idearlo e lanciarlo sul mercato europeo nel 2012 è stata la società svedese Klarna, seguita l’anno successivo dalla statunitense Afterpay. Più recentemente hanno fatto il loro ingresso nel settore anche operatori affermati, attivi anche nel nostro Paese: Paypal ha introdotto il “Buy now pay later” nell’autunno 2020 mentre Apple ha inserito questa funzione nel portafogli digitale Apple Pay nel 2022. A fine giugno è sbarcata sul mercato italiano anche la fintech Floa (controllata al 100% da Bnp Paribas) che permette di suddividere il pagamento in tre o quattro rate per importi fino a 6mila euro.

Senza entrare nel dettaglio di ogni singola realtà, il funzionamento dei sistemi “Buy now pay later” sembra semplice: al momento di concludere l’acquisto di un servizio o di un prodotto su una piattaforma online (solitamente per importi relativamente contenuti, nell’ordine di centinaia di euro) il cliente può scegliere se pagare tutto in un’unica soluzione o frazionare la spesa in tre o più rate. La prima si paga al momento del checkout, le successive con scadenze predefinite solitamente mensili entro 90 o 120 giorni. Il vantaggio per chi acquista appare evidente: non sono previsti interessi né spese di commissione, queste infatti ultime sono a carico dell’esercente (tra il 2% e il 12%) che paga con la prospettiva di aumentare il volume di vendite e ridurre il tasso di abbandono del “carrello” virtuale dei potenziali clienti.

“Il concetto di pagamento dilazionato alla base del concetto del ‘Buy now pay later’ non è nuovo, ma gli operatori hanno semplificato il processo e aumentato la facilità d’uso, conducendo valutazioni del merito creditizio in tempo reale, spesso basate su algoritmi di intelligenza artificiale”, spiega Banca d’Italia nel paper “Buy now pay later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo” pubblicato a novembre 2022 e in cui si analizza nel dettaglio questo sistema e se ne mettono in luce alcune possibili criticità (a cura di Lorenzo Gobbi).

“Quasi tutti i prestiti ‘Buy now pay later’ sono a costo zero per i consumatori quando le rate vengono rimborsate in tempo, ma possono risultare estremamente costosi in caso di ritardo o di mancato pagamento -avverte ancora l’istituto di Via Nazionale-. Gli utilizzatori di Afterpay, ad esempio, pagano immediatamente un terzo del prezzo d’acquisto e, in caso di ritardi sulle rate successive, sono tenuti a versare commissioni che possono arrivare fino al 25% del totale dell’ordine”. Sempre secondo quanto ricostruisce il paper della Banca d’Italia, Scalapay applica commissioni che arrivano al 15% del valore del prestito in caso di mancato pagamento.

Dal paper di Banca d’Italia “Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo” del novembre 2022 a cura di Lorenzo Gobbi

“In sé non c’è niente di male nel fornire al consumatore queste forme di rateizzazione. C’è però un aspetto problematico e sta nel fatto che questi servizi vengono proposti come semplici accessori al servizio di pagamento quando invece erogano un credito -spiega ad Altreconomia Antonella Sciarrone Alibrandi, direttrice dell’Osservatorio sul debito privato dell’Università Cattolica di Milano-. In altre parole: il cliente pensa di aver scelto un’innocua dilazione, mentre invece si trova all’interno di una situazione di rischio creditizio. Il servizio non viene presentato per quello che realmente è perché a oggi non ricade all’interno della Direttiva europea sul credito al consumo e quindi non c’è l’obbligo di fornire un’informativa rispetto al costo complessivo del credito”.

Un ulteriore rischio legato a questi strumenti è legato al possibile sovraindebitamento degli acquirenti: “La natura degli acquisti effettuati attraverso piattaforma ‘Buy now pay later’ attiene soprattutto a beni voluttuari -evidenziano da Banca d’Italia-. Nella maggior parte dei casi, inoltre, esiste un gap informativo sull’esposizione debitoria dei soggetti finanziati, in quanto gli operatori non forniscono alle agenzie di credito dati sui prestiti erogati, rendendo di fatto impossibile valutare l’esposizione complessiva di un soggetto nei confronti del sistema”.

Dal paper di Banca d’Italia “Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo” del novembre 2022 a cura di Lorenzo Gobbi

In altre parole, la facilità di utilizzo di questi strumenti, il fatto che nella maggior parte dei casi si tratti di finanziamenti per cifre contenute e la mancata (o scarsa) valutazione del merito creditizio aumentano la possibilità che i consumatori accumulino inconsapevolmente una quantità di debito complessivo non sostenibile. Magari perché si sommano ad altri finanziamenti accesi in precedenza per l’acquisto della casa o dell’automobile.

“Non dobbiamo demonizzare questi strumenti: si tratta di un buon servizio accessorio per chi ha la sicurezza di poter pagare le rate dei propri acquisti, che deve valutare se questi sono sostenibili in base alla propria situazione economica”, sottolinea la professoressa Sciarrone Alibrandi, che invita a non demonizzare il meccanismo del “Buy now pay later”. “Il fatto di rendere molto più semplice il passaggio tra vedere un oggetto che ci piace e comprarlo abbassa ulteriormente la valutazione critica sulla reale necessità di quell’acquisto e della capacità di sostenerlo -aggiunge-. Se guardiamo ai Paesi in cui lo strumento del ‘Buy now pay later’ è maggiormente utilizzato alcune situazioni di sovraindebitamento sono già emerse”.

Dal paper di Banca d’Italia “Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo” del novembre 2022 a cura di Lorenzo Gobbi

Che ci siano situazioni di rischio lo evidenziano ad esempio i risultati di un’indagine realizzata nel 2022 in Gran Bretagna (dove il commercio elettronico pesa per il 17% sul totale e al suo interno il 6% degli acquisti è effettuato proprio con sistemi di “Buy now pay later”) su un totale di più di duemila cittadini che avevano utilizzato meccanismi di dilazione del pagamento. Il 42% degli intervistati si è indebitato a vario titolo per pagare le rate dei propri finanziamenti “Acquista ora, paghi poi”. E per affrontare questa situazione hanno domandato aiuto ad amici e familiari, chiesto anticipi sullo stipendio o utilizzato carte di credito (26%). La fascia d’età più vulnerabile sarebbe quella che va dai 18 ai 34 anni: il 51% degli intervistati ha dichiarato di essersi indebitato per ripagare le rate, rispetto al 39% nella fascia 35-54 anni e al 24% degli over 55.

Dal paper di Banca d’Italia “Buy Now Pay Later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo” del novembre 2022 a cura di Lorenzo Gobbi

Per quanto riguarda l’Italia, invece, non ci sono studi o statistiche che permettano di fotografare con precisione l’impatto di questi strumenti che sono ancora relativamente poco diffusi: secondo i dati citati dalla Banca d’Italia, infatti, il commercio elettronico pesa solo per il 6,5% sul totale e all’interno di questa quota il “Buy now pay later” incide solo per il 4%. Analogamente, sottolinea la professoressa Sciarrone Alibrandi, “non è semplice fare una ricognizione puntuale del livello di indebitamento delle famiglie perché ci sono due fenomeni che sfuggono sistematicamente alle rilevazioni: il credito illegale e l’usura, che dopo la pandemia da Covid-19 sono in aumento e fanno ricorso a modalità nuove rispetto al passato. Se si guardano le statistiche ufficiali sui conti degli italiani, infatti, la situazione sembra tranquilla: i risparmi sono ancora tanti. Ma al tempo stesso altre rilevazioni ci dicono che c’è un aumento della povertà e un numero sempre maggiore di persone è incapace di far fronte alle spese correnti con il proprio debito”.

Ilaria Sesana

15/7/2023 https://altreconomia.it/

Immagine: © cottonbro studio, pexels.com

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *