Addio al partigiano Giuseppe Sacchi: scrisse la prima bozza dello Statuto dei Lavoratori
Era nato a Mediglia nel 1917, era poco più che ragazzino quando cominciò a lavorare come operaio alla Om. Giuseppe “Pino” Sacchi, figura storica del mondo politico e sindacale e della sinistra milanese e non solo, se n’è andato. Il suo nome rimane legato allo Statuto dei Lavoratori: fu lui, infatti, a scriverne la prima bozza. Deputato del Pci per due legislature, dopo la Bolognina scelse di aderire a Rifondazione.
La sua storia, come detto, è legata a doppio filo con i temi e le lotte legate al lavoro. Un uomo del secolo scorso, ma rimasto coerente con le idee di gioventù sino all’ultimo. Fu comandante della 114esima Brigata Garibaldi con il nome di battaglia “Ugo” e subito dopo la guerra diventò segretario della sezione del Pci di Porta Romana. Nel 1948 venne licenziato per rappresaglia dal suo lavoro in fabbrica alla Motomeccanica e così divenne funzionario di partito. Sette anni più tardi, vista la sua esperienza di tuta blu, entrò nella segreteria milanese della Fiom.
Come ha ricordato uno dei suoi allievi politici, il dirigente del Prc Claudio Grassi, “è quello il tempo della lotta all’Alfa Romeo sui tempi e gli orari alla catena che, dopo l’accordo separato, la Fiom conduce da sola e vince; della lotta alla Geloso contro il licenziamento dei membri della Commissione Interna, con l’occupazione della fabbrica e con il padrone che apre il fuoco sui lavoratori; della lotta alla Breda; delle serrate alla Triplex e alla Franco Tosi. E partono da allora le vertenze di settore, dai siderurgici agli elettromeccanici. Dopo le amarezze degli anni Cinquanta, la lotta ‘delle quattro stagioni’ (dall’estate 1960, quella contro il ministro dc Tambroni, e fino primavera 1961), è il primo vero segno della riscossa operaia e dell’unità sindacale che Sacchi persegue con l’allora giovanissimo segretario Fim Cisl di Milano Pierre Carniti. Aprendo la strada al contratto innovativo del ’63. Nel corso della stessa lotta si inventarono, e fu fondamentale, forme nuove di collegamento fabbrica-città: i cortei silenziosi, il Natale in piazza, la tenda alla Borletti. Si provarono forme inedite di consultazione operaia, come le assemblee sui piazzali. Furono di quelle lotte – e di Sacchi – le parole d’ordine ‘resisteremo un minuto in più del padrone’ e ‘uniti si vince’ che verranno poi riprese e scandite nelle manifestazioni dell’autunno caldo e che porteranno a contratti avanzati e allo Statuto dei Lavoratori”. Il suo nome, ancora, era nella lista degli esponenti politici da deportare al campo di Capo Marraggiu durante il golpe fallito del Piano Solo.
Negli anni seguenti, Sacchi venne eletto prima consigliere comunale e poi deputato per due legislatura. Con Alessandro Vaia e Arnaldo Bera, Sacchi mise in piedi la Casa Editrice Aurora, la rivista Interstampa e il Centro Culturale “Concetto Marchesi”, dando infine vita alla Rifondazione Comunista milanese. I funerali si terranno il prossimo venerdì alle 10.30 alla sala commemorazioni del cimitero di Lambrate.
Matteo Pucciarelli
14/12/2016 http://milano.repubblica.it/cronaca
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