AFRICA. Aids fa strage di adolescenti. Il mondo non guarda.
Otto organizzazioni internazionali, tra cui UNAIDS (Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV), UNICEF, Organizzazione Mondiale della Sanità e PEPFAR (Piano Presidenziale di Emergenza per combattere l’AIDS) lanciano l’allarme: l’AIDS è diventato la principale causa di morte per gli adolescenti in Africa. Seconda causa di morte tra gli adolescenti a livello globale.
Più di due milioni di ragazzi di età compresa tra 10 e 19 anni risultano HIV positivi. Circa l’80% del totale vive in Africa, consapevole di essere portatore del virus, in quanto infettato alla nascita o durante il periodo di allattamento, attraverso il latte materno. Oggi in Africa solo uno bambino su quattro ha accesso al trattamento salvavita con i farmaci antiretrovirali. I dati statistici raccolti dalle Nazioni Unite nel 2013 parlano di circa 120.000 ragazzi vittime dell’AIDS. 250.000 gli adolescenti di tutto il mondo contagiati dall’HIV.
Secondo le agenzie umanitarie le ragazze adolescenti in Africa sub-sahariana sono le più colpite. Costrette fin da giovanissime, nelle baraccopoli delle grosse città africane, a vendere il proprio corpo per sopravvivere. Le stime parlano di circa 860 ragazze infettate alla settimana dal virus dell’immunodeficienza acquisita, rispetto ai 170 ragazzi. L’ultima campagna lanciata dall’UNAIDS “Global All In” mira a ridurre del 75% le infezioni da HIV negli adolescenti, e del 65% i decessi correlati all’AIDS, entro il 2020.
Il Kenya farà da apristrada per la lotta contro l’aumento delle infezioni da HIV e decessi tra gli adolescenti. Nello Stato dell’Africa Orientale, ex colonia britannica, circa 1,6 milioni di persone vive con l’HIV. Il numero di nuove infezioni è diminuito del 15% negli ultimi cinque anni. Questo tranne che tra gli adolescenti. Almeno 100.000 nuovi casi di HIV ogni anno, il 21% sono ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il 17% di tutti i decessi per AIDS nel Paese è tra gli adolescenti.
Global All In si concentra su quattro aree di azione principali: coinvolgere e responsabilizzare gli adolescenti, migliorare la raccolta di dati, promuovere servizi adeguati alla cura, sostenere globalmente con maggiori risorse e attenzione la popolazione adolescenziale che convive con la malattia. Sensibilizzare i giovani nella tutela della propria salute sessuale. Più servizi di prevenzione. Capillare fornitura della terapia antiretrovirale alle donne incinte sieropositive. Cure dignitose nella trasmissione dell’infezione madre-figlio. Questi gli obiettivi da raggiungere.
Federica Iezzi
18/2/2015 www.nena-news.it/
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