«Agite concretamente, o lo faremo noi per voi»

Nel mondo i disastri ecologici si moltiplicano e anche in Francia gli ultimi mesi sono trascorsi all’insegna dell’emergenza climatica. Siccità senza precedenti, la Loira ai minimi storici, incendi boschivi indomabili nei Pirenei, picchi di calore oltre i 40° e violenti temporali che hanno causato 5 vittime in Corsica. In molte regioni è stato dichiarato lo stato d’emergenza e sono state introdotte delle restrizioni straordinarie per gestire la crisi idrica.

È in questo contesto che, i primi di agosto, un collettivo di Tolosa ha rivendicato un’azione di sabotaggio di due campi da golf irrigati. Dalle foto che il gruppo ha postato sui social e che hanno fatto il giro dei giornali, si vedono le buche riempite di cemento e numerose zolle di prato danneggiate. L’azione fa eco alla discussione sulla gestione delle risorse idriche che anima l’opinione pubblica francese, dopo la scelta del governo di mantenere l’irrigazione dei campi da golf, e al contempo di vietare l’irrigazione degli orti. 

«Mentre stiamo attraversando un momento di estrema siccità, l’irrigazione dei lussuosi campi da golf resta autorizzata» spiega il collettivo in un comunicato ai giornali. «Sentiamo la necessità di azioni concrete, contro l’incessante blabla da parte di politici che non osano prendere le decisioni necessarie». 

Velocemente la notizia si diffonde in tutta la Francia e, forte del successo della prima azione, un altro gruppo di militanti ecologisti a Limoges pianta ortaggi nelle buche dei campi da golf della città. L’impatto mediatico è molto forte: giornali come Mediapart, Libération, Reuters e BBC ne hanno parlato e molti personaggi pubblici hanno ripreso la notizia.

Poco tempo prima, nel comune di Gérardmer nei Vosgi, le vasche idromassaggio di cinque case di villeggiatura sono state sabotate e contrassegnate con un messaggio chiaro: «L’acqua è fatta per bere». L’azione venne eseguita dopo giorni di forti disagi causati dalla pesante crisi idrica che ha colpito la regione, con i cittadini costretti a bollire l’acqua del rubinetto per renderla potabile e a rispettare numerose restrizioni aggiuntive. 

Nel frattempo a Parigi un gruppo ecologista, Les dégonfleurs de Suv, ha rivendicato una serie di azioni di sgonfiaggio dei pneumatici dei Suv parcheggiati in strada, denunciando la responsabilità di questi veicoli nella produzione di emissioni gas climalteranti. Il movimento si è ispirato ai Tyre Extinguishers nati nel Regno Unito nei primi di marzo. In una delle prime azioni condotte a Edimburgo, un attivista dichiarò: «I politici di Edimburgo sono stati eletti con la promessa di intervenire sul clima, sull’inquinamento atmosferico e sulla sicurezza stradale. Ma i loro piani non sono affatto sufficienti. Il nostro messaggio è: agite concretamente, o lo faremo noi per voi». 

La lotta continua anche sui social network, dove numerosi collettivi sono impegnati a tracciare e monitorare i consumi dei più ricchi, stimando l’impatto ambientale dei loro lussuosi yacht e jet privati. Tra i primi a spopolare fu @ElonJet che tracciava il jet privato del Ceo di Tesla Elon Musk, seguito dalla versione francese @i_fly_Bernard per Bernard Arnault, proprietario del gruppo del lusso Lvmh.

Similmente, la pagina Mega yacht CO² tracker si impegna a tracciare gli yacht degli ultra-ricchi. Ancora più dei Suv i superyacht sono il simbolo dell’ingiustizia sociale e ambientale con una media di emissioni che si aggira intorno alle 7.020 tonnellate di CO2 all’anno. La sola settimana di vacanza di Bernard Arnault sulle coste dell’Italia meridionale è costata 123 tonnellate di CO2, ovvero 1.400 volte in più delle emissioni di un cittadino francese! 

Quest’ultima azione di monitoraggio dei consumi dei super-ricchi ha fatto particolarmente breccia nel tessuto politico francese, tanto da portare il tema nei corridoi dell’Assemblée Nationale. Julien Bayou, deputato dei verdi e co-presidente del gruppo ecologista all’Assemblea, ha rivelato una proposta di legge che presenterà quest’autunno per vietare i jet privati. La notizia ha avuto una grande risonanza mediatica, tanto che lo stesso Ministro dei trasporti è stato chiamato a risponderne. Per dare sostegno all’iniziativa di Bayou è stata anche lanciata una petizione che conta già numerose sottoscrizioni. 

Quello che osserviamo in Francia in questo momento è un passaggio molto interessante. In un’estate rovente e sofferta come questa, gli eccessi dei più ricchi diventano sempre più insopportabili e nell’opinione pubblica il tema inizia a essere sentito. Se in molti sperimentano già oggi le conseguenze della crisi climatica, i più ricchi continuano a vivere al di sopra dei limiti, contribuendo più di tutti alla devastazione ecologica in corso. Scrive Correia, giornalista per il quotidiano francese Mediapart

Mentre migliaia di francesi vengono evacuati a causa degli incendi, sono privati dell’acqua potabile o addirittura muoiono sul lavoro a causa del caldo, gli ultra-ricchi viaggiano su jet privati, beneficiano di esenzioni per giocare a golf e accumulano profitti grazie ai combustibili fossili.

La penna graffiante di Correia ci riporta immediatamente alla radice del problema, ancora una volta da ricercare nella profonda ingiustizia sociale ed economica del nostro tempo. Anche se le disuguaglianze sociali sono ben note e sotto gli occhi di tutti, quando la dicotomia fa breccia nel reale e si riappropria dell’immaginario come Correia magistralmente descrive, ecco che d’un tratto il conflitto si fa più concreto, e dall’indignazione si passa alla rabbia. 

Da un lato vi sono le lavoratrici e i lavoratori precari costretti a pagare bollette salatissime, dall’altro i dirigenti e i finanziatori delle aziende fossili con i loro extraprofitti incalcolabili, da un lato gli agricoltori e cittadini senz’acqua, dall’altro i golfisti con i prati curati all’inglese, da un lato i pescherecci senza carburante, dall’altro enormi yacht privati.

Mentre i politici parlano di sobrietà e distribuiscono raccomandazioni sull’uso parsimonioso dell’acqua e dell’energia, intrattengono dibattiti sull’aria condizionata e la riduzione degli sprechi, ecco che i più ricchi volano indisturbati sui loro jet, consumando in un giorno quanto una persona difficilmente consuma in un anno. Quando il governo non è in grado di porre rimedio all’insanabile ipocrisia che attraversa la società, la risposta contro i ricchi e il loro mondo si costruisce dal basso. Di fronte all’evidente ingiustizia, i movimenti ecologisti francesi esplorano nuovi modi, sempre più diretti e «scomodi», per soddisfare quella «sete di radicalità» che lentamente cresce nella società. 

(Tweet di Jason Hickel: l’ambientalismo senza lotta di classe è usare le cannucce di carta quando i ricchi fanno voli di 9 minuti con i loro jet privati)

Il cambiamento sistemico per una giusta transizione ecologica non deve limitarsi ai piccoli gesti individuali, la questione sociale dei consumi dei più ricchi non può più essere ignorata. È urgente una presa di coscienza collettiva sulla necessità di una nuova giustizia sociale. Parlare di «sobrietà» in un mondo in cui i ricchi continuano a giocare a golf su campi irrigati e a volare con jet privati nel bel mezzo di una siccità e di una crisi energetica è un controsenso utile solo a perpetuare l’attuale sistema di dominio. 

L’ingiustizia sociale non può essere dimenticata quanto si parla di sobrietà: la riduzione dei consumi deve essere direttamente proporzionale alle emissioni prodotte, le quali sono legate a doppio filo con la ricchezza di cui si dispone. A decrescere dovrà essere innanzitutto l’impatto ambientale dei super-ricchi, i quali sono responsabili di più della metà delle emissioni mondiali. Alla luce della profonda ingiustizia sociale, la riduzione dei consumi deve andare di pari passo con la redistribuzione della ricchezza per mezzo di una nuova giustizia fiscale. 

Le recenti azioni in Francia hanno avuto il pregio di aprire spazi di discussione sui consumi dei più ricchi e sulle disuguaglianze di fronte alla crisi ecologica. È chiaro, d’altra parte, che questo tipo di esperienze devono ancora maturare. Per ora si tratta di azioni individualizzate, con la tendenza a spostare l’attenzione sulla ricchezza del singolo proprietario, quando il problema sta all’origine nel modello neoliberale. Rimane però che queste nuove esperienze ecologiste sono state in grado di mettere la questione sociale al centro, attraverso pratiche di sabotaggio più incisive e più radicali. Non è da escludere che col tempo queste possano ispirare una convergenza tra lotta di classe ed ecologia politica, con nuove rivendicazioni e pratiche di lotta. 

Letizia Molinari, attivista di Fridays for Future ed Ecologia Politica. È laureata in psicologia e attualmente studia politiche ambientali e arabo a Sciences Po Parigi.

31/8/2022 https://jacobinitalia.it

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