Ai Comuni, la proposta di un Ordine del Giorno contro l’autonomia regionale differenziata

Ordine del Giorno

Il consiglio comunale

Premesso che:

–          lo scorso ottobre, nella già drammatica situazione di crisi sanitaria, socio-economica ed istituzionale che il Paese stava vivendo, è stato previsto nella NADEF (Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza) 2020 un Disegno di Legge: “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, 3 comma, Cost.”;

–          tale operazione nasconde un’insidia nella legge di Bilancio, configurando una improvvisa accelerazione verso la realizzazione del disegno di regionalismo differenziato;

considerato che:

–          emerge con chiarezza dagli ultimi 20 anni di gestione regionalistica della sanità e dall’emergenza epidemico/sindemica Covid-19, che stiamo vivendo, come il nostro Paese sia andato già fin troppo lontano sulla strada della autonomia delle Regioni;

–          ciò è ormai evidente ed intollerabile agli occhi anche dell’opinione pubblica e gli stessi media nazionali più influenti lo denunciano e lo pongono come problema;

–          sono, infatti, passati sette mesi senza che dalle Regioni e dai loro cosiddetti “governatori” venissero assunti, pur in presenza di finanziamenti ad hoc, i provvedimenti più necessari in caso di ripresa dell’epidemia Covid-19:

  • il potenziamento in sanità delle strutture e del personale della rete di laboratori pubblici per sostenere i piani di diagnostica precoce e tracciamento sistematico dei contatti; quello dei servizi sanitari e sociosanitari delle Cure Primarie, dei Dipartimenti di Prevenzione, di Medicina del Lavoro sul territorio, delle Terapie Intensive;
  • l’adeguamento in termini di spazi didattici congrui nella scuola;
  • l’adeguamento/potenziamento del trasporto pubblico, insufficiente ed indecoroso già prima dell’epidemia Covid-19.

–          tutto ciò avrebbe dovuto essere realizzato dalle Regioni, che dal 2001 hanno acquisito le competenze per farlo, mentre il Governo – che pure avrebbe dovuto monitorare attentamente che i provvedimenti fossero presi – non solo ha stanziato fondi insufficienti, ma neppure ha assunto le opportune misure a fronte dell’inadempienza regionale;

–          in seguito alla seconda ondata pandemica, su un contesto sociale già estremamente provato, sono invece sotto gli occhi di tutti da mesi le prese di posizione scomposte ed il rimpallo di responsabilità, in un continuo e spericolato scontro istituzionale fra Stato e Regioni, con un protagonismo spregiudicato dei cosiddetti “governatori” e la scarsa capacità dell’Esecutivo di assumere le proprie responsabilità, secondo il dettato del secondo comma dell’art. 120 della Costituzione;

–          rischia di essere fuori controllo la crisi economica, che spinge milioni di cittadini sotto la soglia di povertà, con problemi di sopravvivenza concreti, sempre più grandi;

rilevato che:

–          è questa la situazione in cui è stato proposto nella Nadef 2020 il DdL “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’art. 116, 3 comma, Costituzione”;

–          si tratta evidentemente di un contesto nel quale l’approvazione di tale provvedimento rappresenterebbe un passo pericoloso verso la divisione del Paese e l’ulteriore aumento delle disuguaglianze;

–          quali che siano le opinioni che si possono avere in merito all’autonomia differenziata, non è accettabile da nessuna persona che abbia a cuore la democrazia, il ruolo centrale del Parlamento, il rispetto dei cittadini inserire quel disegno di legge tra i collegati alla Legge di Bilancio, in modo surrettizio, senza un dibattito alla luce del sole presso l’opinione pubblica, in un momento così drammatico, quando Governo, Parlamento e Regioni dovrebbero occuparsi unicamente di portarci fuori dalla situazione in cui ci troviamo;

–          ciò significherebbe non soltanto sottrarre la legge alla discussione ed alla partecipazione democratica, ma anche alla possibilità di sottoporla a referendum, che non è ammissibile per le leggi di bilancio, creando così un pericolosissimo precedente, che un domani potrebbe essere invocato da chiunque volesse sottrarre una legge al referendum popolare;

ritenuto che:

–          non è accettabile che le Regioni insistano a spingere nella direzione dell’autonomia differenziata, cioè dell’ulteriore e continuo scontro istituzionale, alimentando un’instabilità che ormai prefigura apertamente una definitiva disgregazione della Repubblica, una e indivisibile, di cui all’art. 5 della Costituzione;

–          che tale processo comincia dalla frammentazione dell’unità culturale, garantita dalla istruzione scolastica e universitaria e dal patrimonio artistico, per estendersi fino alle cosiddette “materie trasversali”, come ad esempio l’ambiente, che sono già state riportate dalla giurisprudenza costituzionale nella competenza legislativa dello Stato;

–          la parcellizzazione autonomistica legislativa e finanziaria per singole Regioni ci porterebbe rapidamente alla “balcanizzazione” dell’Italia, ad una struttura politica addirittura pre-risorgimentale;

–          per il mondo del lavoro e delle professioni e per i cittadini comuni tale parcellizzazione autonomistica costituirebbe una ulteriore drammatica esposizione alle conseguenze negative di economie regionalizzate – quindi più deboli di quella nazionale – e da una regionalizzazione di diritti e doveri, con ulteriore deprivazione delle aree del Sud, già attualmente carenti di  risorse persino per i servizi essenziali;

–          se è vero che la Costituzione italiana riconosce e promuove le autonomie locali, nel perimetro di principi ben definiti dalla Carta come solidarietà (art. 2 Cost.), eguaglianza (art. 3 Cost.), unità e indivisibilità della Repubblica (art. 5 Cost.), con un processo di attribuzione di competenze alle regioni richiedenti di carattere generale (ossia attribuendo l’intero blocco di materie previsto all’art. 117 comma 3, nonché le materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato citate nell’art. 116, comma 3), si delegherebbe un potere normativo troppo pervasivo alle Regioni su aspetti che attengono necessariamente alla competenza dello Stato centrale, accrescendo disuguaglianze difficilmente gestibili, come l’emergenza Covid ha reso evidente;

–          nei fatti, a prescindere dallo spirito, le richieste già avanzate da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna configurano un processo diverso, disgregante l’unità della Repubblica, caratterizzato dalla attribuzione di competenze legislative rivendicate non per aspetti e ambiti specifici della realtà regionale, ma in materie di interesse generale, cioè proprio di tutta la comunità nazionale;

–          tanto è vero che le materie richieste sono:

A)     tre materie di competenza legislativa esclusiva statale (art. 117, comma 2, Cost.):

  1. organizzazione della giustizia di pace (lett. l);
  2. norme generali sull’istruzione (lett. n);
  3. tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, materie di competenza legislativa esclusivamente statale (lett. s);

B)     venti materie di competenza legislativa concorrente (art. 117, comma 3, Cost.):

1)      rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;

2)      commercio con l’estero;

3)      tutela e sicurezza del lavoro;

4)      istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;

5)      professioni;

6)      ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;

7)      tutela della salute;

8)      alimentazione;

9)      ordinamento sportivo; protezione civile;

10)  governo del territorio; porti e aeroporti civili;

11)  grandi reti di trasporto e di navigazione;

12)  ordinamento della comunicazione;

13)  produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;

14)  previdenza complementare e integrativa;

15)  armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;

16)  valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;

17)  casse di risparmio,

18)  casse rurali,

19)  aziende di credito a carattere regionale;

20)  enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

DELIBERA

–          di manifestare la netta contrarietà al fatto che il Disegno di Legge: “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, 3 comma, Cost.” sia presentato, discusso ed approvato come collegato alle leggi di Bilancio 2021;

–          di richiedere l’apertura nel Paese di un vasto dibattito sulle conseguenze della riforma del Titolo V della Costituzione e nel frattempo sospendere ogni discussione e decisione in ordine a forme di autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario;

–          di impegnare il Sindaco e la Giunta comunale a riportare con urgenza in ogni forma e ad ogni livello istituzionale –  parlamentare, governativo, regionale – il contenuto del presente ordine del giorno quale espressione di volontà della rappresentanza della propria comunità.

Proposta di “Ordine del giorno ” a cura di Marina Boscaino, portavoce nazionale del Comitato contro l’Autonomia Differenziata

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