AIDS-HIV Prevenzione, il quadro che emerge da LILAReport 2023

Scarsa informazione, errata percezione del rischio, stigma: è questa, ai nostri giorni, la vera epidemia italiana in rapporto all’HIV/AIDS, un vulnus sanitario, sociale e culturale insieme, che fa esplodere le diagnosi tardive e ritarda la possibilità di contrastare al meglio la diffusione del virus. Ce lo dicono i dati annuali pubblicati dal COA-ISS: “Le diagnosi tardive riguardano quasi il 60% di chi, lo scorso anno, ha ricevuto una diagnosi di HIV – spiega ancora Giusi Giupponi – e questo è frutto della mancanza d’informazione, del perpetuarsi di percezioni legate a inesistenti categorie a rischio, del fallimento storico delle politiche pubbliche di prevenzione in questo paese”.

Conferma questo quadro anche il nostro LILAReport 2023, basato sull’esame degli oltre 15mila contatti (anonimi) avuti nel corso dell’anno, attraverso i servizi e le attività LILA e sui 730mila accessi annuali al nostro sito. Il rapporto fotografa una persistente domanda di salute, di prevenzione, d’informazione di base, di diritti che, rimanendo largamente insoddisfatta, non consente l’elaborazione di comportamenti più sicuri generando confusione e ansia su vie di trasmissione, prevenzione, test. Il fenomeno riguarda tutte le fasce d’età.

L’utilizzo del profilattico e/o di altri metodi di prevenzione (dalla PrEP al dentale Dam) nei rapporti sessuali resta uno dei punti critici: ha dichiarato di non averne usati il 53% di chi si è rivolto ai nostri servizi di testing con un picco del 60% tra le donne. Percentuali analoghe tra i/le giovani che abbiamo incontrato nelle scuole: la maggioranza di chi ha già avuto rapporti sessuali non usa mai, o non usa sempre, il profilattico, anche per problemi di disponibilità materiale di questo strumento di prevenzione. Scarsa la conoscenza della PrEP, la profilassi preventiva dell’HIV. Di contro, dubbi e ansie infondate continuano a manifestarsi per comportamenti non a rischio come la masturbazione (11%), i contatti sessuali indiretti (6,4%) e, perfino il bacio (3,4%). Circa l’8% dei colloqui riportano paure del tutto immotivate per contatti, anche indiretti, veri o presunti, con persone con HIV.

Resta problematico anche il ricorso al test per l’HIV: non lo aveva mai eseguito in precedenza il 41% di chi si è rivolto ai nostri servizi di Testing.
Per le persone con HIV che frequentano o richiedono il nostro supporto, in un contesto ancora segnato da un pesante stigma, di grande rilievo sono, oltre alle terapie, gli aspetti delle relazioni, la privacy, i diritti sociali. Tra le persone con HIV che si sono rivolte a noi, quasi il 6% ha denunciato violazioni dei diritti sul lavoro e discriminazioni, prima tra tutte la richiesta del test HIV da parte del datore, prassi vietata dalla legge 135/90.

Dallo scorso novembre LILA ha attivato, per questo, un nuovo servizio: lo sportello virtuale per persone con HIV, una risorsa raggiungibile da qualsiasi luogo, che offre, da remoto, consulenze, colloqui di counselling, confronto tra pari.

Tutto il report su www.lila.it

https://www.lavoroesalute.org/

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