“Al nostro caro Emilio Scalzo”

E con oggi, 1 gennaio 2022, è passato un mese esatto dal giorno in cui senza neppure suonare il campanello, scavalcando come dei ladri il muro di cinta intorno al giardino, incitandosi l’un l’altro come di fronte a un pericoloso criminale (“… eccolo che esce, prendilo, dai, non lasciartelo scappare…”), sono arrivati in forza a casa di Emilio Scalzo e se lo son portato via , auto nera che sgomma rabbiosa lungo la statale che da Bussoleno porta dritto al carcere Le Vallette di Torino. I compagni che da giorni si erano avvicendati davanti a casa sua nel più conviviale dei presidii, che registrano ogni attimo dell’arrembaggio mentre protestano con quanto fiato hanno in gola. La moglie Marinella che dopo un ultimo rapido abbraccio, si fa da parte con ammirevole compostezza. Cani abbaianti mentre lui esce di scena A Testa Altissima, come e più del libro che Chiara Sasso ha tratto dal suo percorso di vita. E quel murales del lupo preso in trappola, che lo street artist Alleg aveva dipinto solo pochi giorni prima sul primo piano della facciata, che sembra prendere vita, più che mai premonitore – con quell’orologio che incombe da sopra, mentre cerca di divincolarsi.

Spettacolo vergognoso per sfoggio di blindati, blocco delle strade, carabinieri, digos, elmetti caschi scudi, stra-potenza militare, contro un uomo che da settimane, già da prima che anche alla Corte di Cassazione venisse confermato il verdetto della Procura di Torino, era tranquillamente pronto a partire, valigia fatta, sorriso rassicurante per i tanti che passavano a trovarlo al presidio. Un uomo che quella stessa mattina, nelle ore precedenti la cattura, era stato solo un po’ più serenamente occupato del solito: verso le 9 c’era stata la diretta con Radio Popolare, per ricostruire una vicenda così simile a quella di Mimmo Lucano, e persino più difficile – per via di quel MAE, Mandato di Arresto Europeo, insindacabile, che la Francia aveva emesso contro di lui, che era stato così supinamente accettato dalle autorità italiane nel silenzio generale. Come Mimmo Lucano, anche Emilio Scalzo era infatti impegnato sul fronte dei migranti, che giungendo dalla rotta Balcanica fanno tappa agli ultimi avamposti italiani, le cittadine di Oulx e Claviere, al confine con la Francia lungo la via delle Alpi: percorso quanto mai pericoloso, per chi non conosce i sentieri. E verso le 11 della stessa mattina, ecco che era passato a trovarlo anche Zero Calcare, che in un video aveva sintetizzato la vicenda giudiziaria di Emilio, la sua leggendaria generosità verso i tanti che aveva accompagnato lungo quei sentieri, l’accusa di aggressione verso un gendarme durante una manifestazione lo scorso maggio – video brevissimo ma quanto mai provvidenziale date le circostanze, e che infatti tutte le testate hanno poi ripreso con la notizia dell’arresto.

Alle Vallette Emilio è restato solo per poco, il 3 dicembre eccolo già consegnato alle autorità francesi. E diversamente da quanto il suo stesso legale aveva ipotizzato, la detenzione non è riuscita neppure lontanamente a replicare i domiciliari che gli erano stati concessi in Italia, ma è carcere vero, per giunta a Aix en Provence, a centinaia di chilometri dalla Val Susa. Particolare inquietante, inspiegabile: a un mese dall’avvenuta estradizione, i suoi cari, persino sua moglie, ancora non sanno quando potranno vederlo, andarlo a trovare. Le comunicazioni avvengono attraverso il legale francese che per fortuna parla un ottimo italiano e solo recentemente ha trasmesso una lettera in cui Emilio dice di star bene, di non preoccuparsi per lui, di essere felice per le tante lettere che arrivano a lui. Ma ancora non si sa quando il procedimento potrà avere inizio, con quali scadenze: queste le scarne notizie circa questa storia di incredibile ingiustizia nella legalità, che vede protagonista il “gigante buono” Emilio Scalzo.

Come redazione di Pressenza abbiamo pensato che il miglior augurio di Buon Inizio Anno potesse quindi essere questo corale “Caro Emilio” che abbiamo raccolto in Val Susa, e che vi condividiamo qui sotto. E senz’altro continueremo a seguirla questa storia, importante tenere viva l’attenzione. Non meno importante (raccomandano gli amici di Emilio) è continuare a scrivergli, nel carcere in cui si trova detenuto, c/o Maison d’arrêt d’Aix Luynes, 70 Route Deus, Chateaux du Mont Robert, CS 20600, 13595 Aix en Provence, “per far capire quanto è amato e benvoluto da tutti e NON il criminale che vorrebbero far credere e processare”. Perché questo avrebbero in mente di fare. E sarebbe gravissimo!

Tanti Auguri caro Emilio, a Testa Alta…!

da Nicoletta D.

… sono andata a cercare le immagini del carcere che ti tiene recluso. Quale sarà la tua, tra le finestrelle che popolano come tanti occhi dolenti le mura di questa moderna fortezza? Che cosa vedi oltre le sbarre? Il reticolo delle recinzioni che intersecano i cortili? O il muro di cinta con le garitte delle guardie? C’è qualche macchia d’alberi, qualche prospettiva in lontananza che ti ricordi la tua casa e la tua valle? E come trascorri il non-tempo di quel non-luogo?

Penso alla tua grande figura costretta nel breve perimetro della cella. Tu sei davvero il grande lupo, quello affrescato da Alleg sui muri di casa tua, preso alla tagliola della “Giustizia”, comunque deciso a non arrendersi. E con te ci sono pur sempre la cornacchia e il topolino, piccole, forse insignificanti creature, ma determinate a lavorare di tronchese per tagliare l’immane catena che ti tiene in trappola…

Certo la tua generosità sarà un dono prezioso per i tanti ultimi con te rinchiusi: storie di povertà, inferni da cui fuggire, dignità calpestata e fame… Quella tua mano forte e dolce sarà per loro una carezza.

Caro Emilio, ti vogliamo libero subito, insieme a noi, a lottare ancora.

Con rabbia, affetto e nostalgia,

da Franco T.

… poche ore prima che ti portassero via, avevamo trascorso la notte insieme ai giovani e meno giovani, che tu sapevi unire, con la forza del tuo amore incondizionato per la verità!

Hai scelto di rinunciare a un’esistenza tranquilla, per privilegiare la “felicità comune”, la fede senza confini nell’aiutare il prossimo… Ti abbraccio con infinito affetto.

da Maurizio P. con A.B. e I.P.

… buone feste caro Emilio, anche se sei dietro le sbarre.

Sei prigioniero perché hai dato le tue scarpe a chi ne aveva bisogno per camminare, il tuo cuore ai perseguitati, agli ultimi, perché sei fratello di chi è oppresso, amico, compagno di tutte e tutti noi e per questo tuo esempio, per la tua sete di giustizia e libertà sei ostaggio e prigioniero dell’ingiustizia e dell’arroganza del potere.

Grazie di esserci, grazie di esistere. Le loro sbarre non possono dividerci. Ci stringiamo a Te complici e solidali.

da Giulia F.

da un mese ti hanno portato via dai compagni, dalla tua famiglia, dalla tua terra, ma non dalle tue lotte. Sono arrivati come ladri, hanno scavalcato i cancelli, invaso la tua casa, come fanno i persecutori e i vigliacchi, senza il coraggio di guardarti dritto negli occhi, come invece sai fare tu.

Non c’è stato giorno in cui tu non sia stato pensato da tutti noi, ciascuno a modo suo ma con l’intensità che sai. Ci siamo, siamo con te, ti siamo vicini, con la voglia di dimostrarti solidarietà e vicinanza, e non senza il timore di recarti un qualche danno con la nostra testarda resistenza, con la fratellanza che rappresenta una colpa per chi semina discriminazione e odio.

Ti abbracciamo stretto e ci stringiamo attorno a chi ti attende più di tutti, alla tua famiglia – ma quanto è difficile sopportare una simile ingiustizia! Come fa arrabbiare il continuo abuso di potere! Ti scriviamo sperando che tu possa leggere questi messaggi, per dirti di non lasciare che ti facciano del male, perché abbiamo bisogno del nostro Emilio, non di un eroe, ma dell’uomo buono, dalle mani grandi che ciascuno vorrebbe accanto quando la lotta diventata dura.

da Ezio B.

… nel 2015 avevo raccolto una tua video-testimonianza per il Tribunale Permanente dei Popoli che aveva aperto una sessione su “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere” e il TAV era ovviamente in primo piano. Eri stato colpito per la prima volta da misure cautelari, dovevi startene chiuso in casa a Bussoleno. Avevi affrontato la situazione senza piangerti addosso, ma non riuscivi a darti pace circa quel capo d’accusa, “infaticabile attivista notav”: inaudito che il concetto di “presunzione di innocenza” potesse venir rovesciato in “presunzione di colpevolezza”. In quella testimonianza rivendicavi con fierezza la tua militanza, dalle grandi manifestazioni alle riunioni di preghiera con i Cattolici per la vita della valle, alle azioni al cantiere di Chiomonte, sottolineando che mai era stata messa a repentaglio l’incolumità di esseri viventi. Non è difficile immaginarti oggi mentre racconti ai tuoi compagni di prigione i tanti capitoli di una vita vissuta sempre A Testa Alta (questo il titolo del bel libro che scritto insieme a Chiara Sasso, ndr). Anche nel carcere di Aix en Provance, sei sicuramente tu che dai coraggio ai più deboli.

Sono passati più di sei anni da quando scoprivi di essere colpevole del reato di “infaticabile militanza”, oggi scopri che è reato anche la solidarietà che ti ha portato ad aiutare i migranti. Di questi crimini, oggi come ieri, puoi essere orgoglioso.

da Irene R.

… ci siamo visti due sere prima dell’arresto, al presidio che si era creato davanti a casa tua. Abbiamo chiacchierato attorno al fuoco, ci siamo abbracciati. Poi ecco la telefonata che temevo: “Sono arrivati a prenderlo!”. Ero appena rientrata da lavoro, mi rifiondo fuori, e correndo con la macchina arrivo dinnanzi ai posti di blocco di polizia al bivio verso Susa; poco più in là, verso casa tua, anche una volante dei carabinieri.

Parcheggio la macchina un po più giù, a piedi eludo i controlli. Arrivo proprio di corsa, giusto in tempo per gettare uno sguardo dentro la brutta auto nera che sta per portarti via.

Sono certa che anche tu mi hai vista e hai colto l’amore, la compagnanza con cui intendevo augurarti Buona Fortuna, visto che non ci rivedremo per un po’.

Forza e coraggio, caro Emilio! A presto!!!

da Valerio C.

… penso a Emilio è mi sembra di vederlo, che gira in bicicletta per il paese di Bussoleno, salutando tutti con cordialità e amicizia, conosciutissimo da tutti. Una “persona” di un’umanità e disponibilità totale per gli altri. Un vero punto di riferimento per qualsiasi necessità. Ci manca e ci auguriamo di vederlo presto fra noi.

da Beppe S.

Caro Emilio, da un mese è in prigione in Francia, “colpevole” di solidarietà coi migranti, perché gli uomini dovrebbero essere liberi ed avere uguali possibilità, e noi dobbiamo aiutare i nostri “fratelli”. Liberté, Fraternité, Egalité… FRANCIA IPOCRITA!

da Gabriella G. e Ezio R.

Per noi Emilio è l’amico, la persona che semplicemente ha sempre dato voce all’anima del movimento e di tutti noi, la persona che in silenzio decide di FARE e di non stare a guardare, sacrificando la sua libertà per il fatto di essersi messo in gioco. Un pensiero a Marinella: accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna.

da Mimmo B.

… oggi siamo stati al cimitero di Meana per commemorare Raul e purtroppo tu non hai potuto partecipare, però tutti hanno con rabbia rimarcato contro chi te l’ha impedito. Anch’io ho parlato di te dicendo che in qualche modo tu e Raul siete un po’ simili per tanti aspetti, due giganti buoni che le istituzioni hanno cercato di etichettare, Raul come un pazzo da ricoverare e tu come un violento da chiudere in prigione. Ma noi, il popolo valsusino che vi ha conosciuto profondamente, sappiamo la verità, che siete due giganti buoni, che il potere cerca di eliminare come fece la chiesa e i potenti del medioevo contro i cosiddetti eretici che vivevano in questa valle. Questo sistema contro il nostro movimento lo hanno usato fin da subito con Sole e Baleno, due poveri ragazzi lasciati soli contro quel potere che vantava contro di loro prove granitiche che si rivelarono poi false. Adesso però hanno di fronte te, che non sei certo un ragazzino e hai una grande forza morale per affrontare le infamie che cercheranno di addossarti e tutti noi che nel frattempo abbiamo imparato da quale parte stare (con gli ultimi e i più deboli). Tieni duro Emilio. Sappi che noi ti siamo vicino non ti abbandoneremo mai. Insieme supereremo questa ingiustizia e repressione che stanno utilizzando nei tuoi confronti. Se pensano di fare di te un esempio per colpirci sia come movimento No Tav e sia come gruppo No Border si sbagliano di grosso. A presto Emilio!

da Giovanni M.M.

Amico caro, il 26 siamo stati alla commemorazione di Raul, è stata la prima volta che mancavi, e sappiamo bene quanto ci tenevi ad esserci, però ci sei stato lo stesso, abbiamo parlato tanto di Raul e di te!

Raul, il gigante buono che è stato. Emilio il gigante buono che è (così ha detto Mariano)!

Ovunque mi giro la gente chiede di te, e non dico solo NoTav, anche gente comune e persino tanti SiTav, tutti solidali con te…

da Clizia V. e famiglia

Di Emilio ci restano impresse le giornate trascorse in attesa della sentenza di estradizione. Giornate di solidarietà, fratellanza, momenti di condivisione. La quiete prima della “tempesta”.

Poi la sentenza della Corte di Cassazione, che ci ha lasciati amareggiati, ma non sorpresi.

Nonostante tutto, non ci abbattiamo e ora più che mai siamo accanto alla sua dolce figlia e alla sua coraggiosa moglie, in attesa di riabbracciare Emilio.

da René e Roby

Giorni e notti trascorsi in strada o nel cortile di casa tua. Un sorriso, un canto, un racconto, una battuta, una bevuta, ma soprattutto una montagna di solidarietà portata da moltissimi che ti conoscono da anni, oltre che da quelli che ti conoscono appena ma sanno la tua forza, la tua determinazione, tenerezza, il tuo amore per la Valle, il tuo impegno per chiunque si trovi in difficoltà. In attesa degli sbirri che prima o poi sarebbero venuti a prenderti, hai saputo accoglierci tutti con un abbraccio. Hai avuto parole per tutti, tempo da dedicare a tutti, sottraendolo all’intimità della tua famiglia, in quegli ultimi momenti di semilibertà. Giorno e notte ti preoccupavi che ci fosse qualcosa da bere, che il fuoco fosse acceso nelle serate fredde, che ci fossero coperte per chi avrebbe trascorso la notte a guardia del presidio. Emilio che apriva i cancelli a tutti, quei cancelli che uomini davvero piccoli hanno scavalcato per spettacolarizzare un arresto del quale si sarebbero loro stessi vergognati, se avessero semplicemente suonato il campanello. Emilio è oggi ingiustamente recluso dietro ad altri cancelli perché saperlo libero, per i signori del potere, vorrebbe dire riconoscere la propria disumanità. In attesa di riabbracciarlo insieme a tutti i compagni di lotta, ciao Emilio!

da Haidi G.G.

… nel mondo alla rovescia in cui viviamo, accade che decine di agenti della Digos blocchino una strada statale con le camionette, scavalchino di soppiatto un recinto, per afferrare… un pericoloso boss mafioso? No, un uomo profondamente buono e generoso, già condannato ai domiciliari per aver aiutato il prossimo in grave difficoltà. Un uomo che aspettava tranquillamente gli agenti in compagnia degli amici e delle compagne che hanno sopportato giorno e notte il freddo dell’inverno per non lasciarlo solo. Un uomo consapevole di essere nel giusto e perciò in grado di essere sereno, sorridente, persino ironico.
Anni fa ho ricevuto da lui la Tessera n°1 (la prima di molte, tutte Tessere n°1 per non fare torto a nessuno) del NPA. Nucleo Proletari Armati! esclamerà qualche lettore del quotidiano la Repubblica.
No, tranquilli. La tessera dice: Nucleo Pintoni Attivi, fino all’ultima battaglia, fino all’ultima bottiglia… di buon vino valsusino, naturalmente.
Caro Emilio, anche quella che ti ha portato in Francia è una “via dell’aceto”.
Non ho paura per te, ti conosco, so che sei di animo forte. Ho paura per noi senza di te.


(testo integrale di questa lettera: https://www.carlogiuliani.it/archives/homepage/7543)

Daniela Bezzi

1/1/2022 https://www.pressenza.com

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