AMA non ama i lavoratori
Apprendiamo notizie relative a dichiarazioni del signor Antonio Migliardi “nuovo” dirigente Ama.
La scena del “crimine” (di pace) non è nuova: spesso un dirigente appena arrivato sfodera la soluzione magica della “rupe tarpea” con la quale liberarsi di presunte “zavorre” ; i dati disponibili sono scarsi e quindi attendiamo approfondimenti ma ci rendiamo disponibili da subito per una azione di supporto ai lavoratori che hanno subìto una evidente “minaccia” ;
intanto quindi vengono rilasciate dichiarazioni ansiogene evitabili che devono lasciare il passo ad una analisi realistica della situazione;
parrebbe che 1800 su 7000 lavoratori di AMA siano portatori di limitazioni della idoneità lavorativa ; però dalle notizie stampa i conti non tornano in quanto dopo questi dati si parla di 301 lavoratori di cui 117 con inidoneità non migliorabili e 184 con inidoneità totali ma temporanee quindi suscettibili di “miglioramento” ; in tutto sarebbero 301 ; siamo distanti da 1800 ma forse la differenza (quindi 1500) riguarda limitazioni solo parziali;
nelle ipotesi del signor Migliardi ( o a lui attribuite) si intravede la solita strategia della “rupe tarpea” più “facile” per i lavoratori con contratti a tempo determinato (basta non rinnovare il contratto ?) , più “difficile” apparentemente per chi ha un contratto a tempo indeterminato;
ma il signor Migliardi (se ha detto quello che gli è stato attribuito) ha fatto i conti senza l’oste anche se dobbiamo fare qualche premessa:
- Quando in una coorte operaia si evidenzia una alta prevalenza di cosiddette inidoneità occorre sempre interrogarsi sulla eziologia delle stesse; non sarà che una alta percentuale di questi “casi” o anche il 100% sia l’effetto di anni di lavoro usurante ? E’ possibile che ci siano patologie non riconosciute e addirittura neanche segnalate come professionali? occorre rispondere a questi interrogativi per evitare che , eventualmente, gli effetti della omissione di misure di prevenzione possano addirittura mettere in discussione il posto di lavoro.
- Considerato l’effetto “lavoratore sano” ben noto in epidemiologia ( tendenza naturale alla autoselezione per cui i posti di lavoro insalubri e faticosi vengono più facilmente occupati da persone in ottime condizioni psicofisiche al momento della assunzione) è difficile che le cause delle limitazioni siano riconducibili in maniera prevalente a “malattia comune” piuttosto che a “malattia professionale”; ad ogni buon conto le persone che hanno problemi di salute vanno tutelate tutte , a prescindere dalla causa di malattia.
- La ricollocazione , in caso di sopraggiunta inidoneità, nonostante i commenti giornalistici (non si sa se si tratti di dichiarazioni del signor Mignardi) non è suscettibile di calo dello stipendio ; la ricollocazione deve consistere nella attribuzione di “mansioni equivalenti” evitando dunque forme di demansionamento e quando ciò (la attribuzione di “mansione equivalente”) non fosse possibile comunque ciò non deve comportare la riduzione del salario; QUESTO SEMPRE CHE AMA VOGLIA RISPETTARE IL DETTATO DEL DECRETO 81/2008 (ART.42) ; se poi certi contratti non sono coerenti con le norme di legge (per non approfondire in questa sede il decreto 81/2008 e peraltro in particolare l’art.28 dello stesso-valutazione del distress!)…
- Abbiamo detto più volte negli ultimi decenni che “l’ove possibile” non deve essere affidato al parere unilaterale del padrone, e su questo, oltre che vigilanza da parte dei lavoratori non sarebbe superfluo un chiarimento normativo.
In conclusione le dichiarazioni fatte o attribuite , al di là delle intenzioni, non danno nessun contributo al miglioramento della gestione dei rifiuti a Roma evidentemente critica ma non certo per responsabilità dei lavoratori che anzi di questa gestione sono VITTIME avendo verosimilmente e pesantemente pagato in termini di riduzione della speranza di salute;
ormai in tutta Europa la situazione dei rifiuti a Roma viene associata al degrado e non sarà certo risolta dalla discesa in campo di squadre di “cinghialai” ;
altrettanto non sarà risolta , anzi sarebbe aggravata, dalle solite politiche da “rupe tarpea”.
Al momento le dichiarazioni, fatte o attribuite, hanno come effetto solo quello di disturbare la serenità e il sonno dei lavoratori e, chissà, al di là delle intenzioni, di aumentare il consumo di psicofarmaci tranquillanti…
Piuttosto per chi si fa carico di “bad jobs” (lavoro sporco) una idea buona idea c’è:
RADDOPPIARE LO STIPENDIO, MAGARI POSSIAMO TRATTARE FINO AL solo 50% DI AUMENTO anche se rimarremmo molto distanti (presumibilmente) dallo stipendio del signor Migliardi.
Vito Totire
Medico del lavoro/psichiatra, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Bologna, 2.2.2023
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