Amazzonia, ecco come il made in Italy “spinge” la deforestazione
Il fuoco per fare spazio all’agricoltura intensiva
Il documentario è stato presentato in Italia il 15 agosto al Clorofilla Film Festival (Grosseto), ma negli ultimi giorni è diventato di drammatica attualità per i roghi che hanno preso d’assalto la foresta Amazzonica. Da gennaio ad agosto del 2019 sono stati registrati in Amazzonia circa 73mila incendi. Negli ultimi mesi il tasso di deforestazione tropicale in Brasile ha registrato ripetuti record (738 km quadrati a maggio 2019, 932 km quadrati a giugno, 2.115 km quadrati a luglio). L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, uscito pochi giorni fa, ha avvisato che la difesa delle foreste è una priorità assoluta per contrastare l’emergenza climatica.
Al momento l’Amazzonia, come ricorda un documentato articolo pubblicato su Vice, è la più grande regione al mondo per allevamento di bestiame, e la situazione sta peggiorando. In Brasile gli animali allevati sono cresciuti da 158 milioni di capi nel 1996 a 219 milioni nel 2016, facendo diventare il paese il più grande esportatore di manzo e pollame nel mondo. “Lo scorso anno – scrive Vice citando fonti Reuters – il Brasile ha esportato 1,6 milioni di tonnellate di manzo, il numero più alto nella storia. E si prevede che entro la fine del 2019 la cifra cresca di 1,8 milioni di tonnellate, con la Cina come destinazione prediletta. Altri grandi importatori di manzo brasiliano sono Hong Kong, Egitto, Russia e Unione europea“. Il Wwf infine collega i roghi appiccati a migliaia nel polmone verde del Sudamerica alla produzioni di cibo da bestiame attraverso la coltivazione di soia.
Enrico Cinotti
26/8/2019 https://ilsalvagente.it
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