Ambiente e salute
La definizione di “antropocene” dell’era attuale esemplifica chiaramente lo stravolgimento che il nostro pianeta sta subendo a causa delle attività umane iniziate con la rivoluzione industriale. Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, cattiva qualità dell’aria, desertificazione, deforestazione, contaminazione spesso irreversibile delle falde acquifere e della catena alimentare, crescita esponenziale del campo elettromagnetico a causa delle comunicazioni via etere, sono la diretta conseguenza di uno “sviluppo” di tipo lineare avente come obiettivo la crescita illimitata del prodotto interno lordo (PIL): “sviluppo” davvero paradossale[1] visto che sta mettendo a rischio non solo l’equilibrio dei vari ecosistemi, ma la sopravvivenza stessa della nostra specie! Abbiamo dimenticato di vivere in un pianeta in cui la vita si è sviluppata nel corso di milioni di anni grazie ad una fonte di energia esterna – il sole – e ad un riciclo costante della materia senza scarti né rifiuti. Viviamo come se le risorse fossero illimitate, continuando a sfruttarle in modo insensato: l’“earth overshoot day”, il giorno in cui il consumo annuale di risorse del pianeta viene bilanciato dalla capacità di rigenerarle, anticipa costantemente e dal 29 dicembre del 1979 è stato il 29 luglio nel 2019.
Lo sfruttamento e il degrado della natura e degli ecosistemi sono stati accompagnati da quelli del “capitale umano” e dal crescente aumento di iniquità, povertà e disuguaglianze, a loro volta all’origine di instabilità sociale, migrazioni e conflitti. Secondo il Rapporto Oxfam[2], se nel 2010 388 miliardari controllavano un patrimonio pari a quello della metà più povera dell’umanità, nel 2014 il numero è sceso a 80, nel 2016 a 62, nel 2017 a 8 e nel 2020 1 solo individuo possederà quanto la metà più povera dell’intera umanità!
Patrizia Gentilini
ISDE Italia
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9/1/2020
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