Ana de Armas e la mafia maccartista anticubana
La mafia di Miami, l’esilio cubano, applica un maccartismo simile contro gli artisti cubani. L’ultimo caso è quello dell’attrice Ana de Armas, vittima di una brutale campagna di menzogne, diffamazione, ricatto economico e pressione mediatica.
La cosiddetta “lobby ebraica”, la mafia sionista degli Stati Uniti, è riuscita a cancellare i progetti professionali di attrici come Susan Sarandon, a causa della sua attiva denuncia del genocidio palestinese.
La mafia di Miami, l’erroneamente chiamata “esilio cubano”, applica un maccartismo simile contro gli artisti di Cuba. L’ultimo caso: quello dell’attrice Ana de Armas, vittima di una brutale campagna di menzogne, diffamazione, ricatto economico e pressione mediatica. Vediamo.
Ana de Armas non ha mai fatto dichiarazioni politiche. Ma ha commesso il peccato, essendo cubana, di partecipare al film “The Wasp Network”, che ritrae il terrorismo dei gruppi anticastristi nel sud della Florida. Questi ultimi minacciarono Netflix, ma non riuscirono a far ritirare il film. Da allora, Ana de Armas è stata tenuta all’oscuro di tutto.
La recente notizia che l’attuale compagno dell’attrice è figlio di Lis Cuesta, l’attuale moglie del presidente cubano Miguel Díaz-Canel, è stata la scusa perfetta per scatenare un’implacabile caccia alle streghe contro Ana de Armas.
Sui media anticastristi – la maggior parte dei quali sostenuti da sussidi governativi statunitensi – e su altri media in lingua spagnola, abbiamo letto una marea di notizie e servizi che attaccano l’attrice per la sua relazione con Manuel Anido Cuesta, il “figliastro corrotto del dittatore” o il “figliastro del satrapo della dittatura cubana”.
Come in tutte queste campagne sporche, alcuni media riproducono ciò che viene pubblicato da altri, in un ciclo di feedback. È la costruzione artificiale di una presunta “inondazione di commenti negativi”, di “innumerevoli critiche” o di un grande “dibattito nelle reti sociali e nei media” per qualcosa che “ha suscitato scalpore sia a Cuba che all’estero”. L’unica cosa reale: le grida di settori estremisti nella loro camera d’eco.
Ci viene detto che il presunto “figliastro” è un “consigliere del governo cubano”, un “membro chiave del sistema dittatoriale”, addirittura un “membro di alto rango della dittatura castrista”. Conclusione: Ana de Armas “imbianca il regime” e “si struscia con la dittatura castrista godendosi il quartiere di Salamanca”.
Salamanca, ricordiamolo, è un quartiere ricco di Madrid. E questa è la principale linea di attacco, inoltre, contro il governo cubano: Manuel Anido avrebbe goduto di “una vita di lusso in Europa”, il che dimostra “nepotismo e accesso a privilegi all’interno della cerchia vicina al potere”. Vediamo persino relazioni complete sul valore di ogni capo di abbigliamento indossato da Anido.
Ma, curiosamente, uno dei promotori di questa campagna, l’estremista di estrema destra Alex Otaola, ha spiegato che questo Anido non lavora per il governo cubano, ma per uno studio legale di Madrid. Se è così, le sue spese sono pagate da lui. Nessun altro. Così tutta la verbosità sugli “agi e lussi all’estero” dei “rappresentanti della dittatura”, cade a pezzi. Ma la macchina mediatica della vera dittatura (quella di Miami) sopporta queste e ben altre menzogne.
E non solo le loro bugie, ma anche le loro contraddizioni più indecenti. La contraddizione principale è che coloro che parlano di “difficoltà”, “blackout” o “fame” a Cuba sono coloro che, da questi mezzi di comunicazione, sostengono l’assedio economico dell’isola da parte degli Stati Uniti, la persecuzione degli investimenti, il boicottaggio del turismo, persino l’invio delle rimesse degli emigranti o degli aiuti umanitari. E con le loro menzogne, scagionano i criminali che stanno causando i disagi nel Paese, che sono – si può immaginare, non è vero – i loro sponsor e finanziatori a Washington e Miami.
A volte queste contraddizioni raggiungono il ridicolo. Un esempio è stato offerto da un giornalista del media ADN Cuba, che, ricordiamolo, è sostenuto da fondi del governo statunitense. In un ristorante di Madrid, la giornalista ha rimproverato Ana de Armas e il suo partner, menzionando i soldi spesi per la cena, che avrebbero potuto provenire “dal popolo cubano che sta morendo di fame. Si vergognino”. Curioso perché, nella sua nota, riconosce che lei stessa, la giornalista, “ha cenato al ristorante”, un “locale di alto livello, con un menu” di “100 euro a persona”. La nostra domanda è diretta: non si vergogna, mercenaria del giornalismo, di spendere in un ristorante costoso i soldi che le vengono versati dal governo statunitense per giustificare il suo blocco assassino contro il popolo cubano?
La mafia anticastrista è riuscita a cancellare concerti e spettacoli a Miami di artisti cubani. C’è stato chi, per non perdere la propria carriera e i propri guadagni, si è opportunamente convertito all’anticastrismo “Patria y Vida”. La stessa cosa si sta facendo contro Ana de Armas. C’è un’iniziativa che chiede ai membri del Congresso degli Stati Uniti di prendere provvedimenti contro di lei e ai marchi che la sponsorizzano di non assumerla più. Sono coinvolti personaggi tragicomici come Ana Margarita Martínez. Chi è Ana Margarita Martínez? Il vero personaggio interpretato da Ana de Armas nel film “The Wasp Network”. Questo chiude il cerchio: ora capite tutto… molto meglio?
Fonte: Cubainformación
Traduzione: italiacuba.it
7/12/2024 https://italiacuba.it/
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